Concorsi pubblici vinti, ma senza lieto fine. A quasi un anno dalla proroga da parte del governo per rendere valide fino a dicembre 2017 le graduatorie in scadenza nel 2016 dei vincitori e degli idonei ai concorsi poco o nulla è cambiato. Decine di migliaia di giovani, che hanno superato anche più selezioni, sono ancora una volta in attesa di vedere sfumare il lavoro e i sacrifici fatti nel corso degli anni. Perché la scadenza è di nuovo vicina e, dal 1 gennaio 2018, i concorsi vinti o superati non varranno più nulla. Il Comitato nazionale XXVII ottobre ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org diretta al presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, al ministro dell’Economia, Pier Paolo Padoan e al ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Marianna Madia per chiedere la proroga delle graduatorie in scadenza il 31 dicembre 2017. Stesso film di un anno fa.
Scoppiato il caso, infatti, a novembre scorso il governo ha tamponato l’emergenza con un emendamento alla Legge di Bilancio che ha reso valide per tutto il 2017 le graduatorie allora in scadenza. Vincitori e idonei ai concorsi pubblici (secondo i dati del Dipartimento della Pubblica amministrazione 4.471 le vittorie ai concorsi e 151.378 le idoneità) hanno avuto un anno di tempo per essere assunti. Che, per la stragrande maggioranza dei casi, si è trasformato in un altro anno di agonia. “Abbiamo lanciato questa petizione – spiega a ilfattoquotidiano.it Alessio Mercanti, presidente del comitato – che in pochissimi giorni ha superato le duemila sottoscrizioni, perché sosteniamo da tempo che la proroga di un solo anno, seppur seguita da alcuni decreti che hanno permesso l’immissione in servizio di tanti ragazzi, non è stata sufficiente per dare quella risposta massiccia alle centinaia di migliaia di persone ancora in attesa di essere assunti”.
OLTRE 150MILA IDONEITÀ ANCORA A SCADENZA – Ilfattoquotidiano.it aveva raccontato le storie di alcune di queste persone, giovani e meno giovani che, pur superando anche decine di concorsi, non hanno mai trovato un lavoro stabile. Anche se i dati del ministero parlano di oltre 151mila idoneità e molte si riferiscono alla stessa persona che ha partecipato a più selezioni, per comitati e movimenti che raggruppano gli idonei, si tratta di almeno di 150mila persone dato che il monitoraggio ministeriale ha censito le graduatorie di solo una parte degli enti conteggiati dall’Ipa (Indice delle pubbliche amministrazioni). E c’è chi tra questi ragazzi ha superato fino a 19 concorsi. E pensare che un decreto legge del 2013 aveva disposto che prima di bandire nuove, costose e lunghe procedure selettive le assunzioni dovessero avvenire tramite lo scorrimento delle graduatorie. Le cose, poi, sono andate in modo diverso.
LA PETIZIONE LANCIATA SUL WEB – Ha già raccolto oltre duemila sostenitori la petizione lanciata dal Comitato nazionale XXVII ottobre che chiede di prorogare tutte le graduatorie di concorso almeno fino al 31 dicembre 2018. “Il 31 dicembre 2017 potrebbe cambiare la vita di oltre 150mila persone – si legge nel testo – quella notte, infatti, verrà meno la validità di tutte le graduatorie di concorsi pubblici…quella notte la parola ‘merito’ potrebbe avere un sapore diverso da quello fin qui conosciuto…un sapore amaro, come quelle sconfitte che non vorresti mai accadessero”. Per il comitato prorogare le graduatorie di concorso è un atto di rispetto “nei confronti di coloro che hanno investito tempo, denaro, passione, professionalità durante tutto il cammino costituzionalmente previsto per accedere agli impieghi pubblici”. Quanto fatto a novembre scorso dal governo non è stato sufficiente: “Sono circa 1.500 le persone assunte su oltre 150mila idonei”. Non basta.
Ecco perché nel corso dell’anno il comitato ha lanciato anche una proposta, che sembrerebbe essere stata ripresa da qualche amministrazione locale. “L’obiettivo – spiega Mercanti – è quello di coniugare le immissioni da graduatorie con quelle da stabilizzazione del personale precario. Come sempre ci siamo dimostrati aperti a tutte le soluzioni possibili – aggiunge – ma per realizzarle, se davvero si vuole realizzarle, c’è bisogno di prorogare ulteriormente la vigenza delle graduatorie di concorso almeno fino al 31 dicembre 2018 per cercare di dare ulteriore spazio alle amministrazioni e recuperare in parte il tempo rubatoci nel biennio 2015-2016 a causa del ricollocamento del personale delle ex Province previsto dalla legge di Stabilità per il 2015. Su questo punto non siamo disposti a trattare”.
Lavoro & Precari
Idonei concorsi, servita a poco la proroga del governo: a gennaio scadranno le graduatorie. La petizione dei comitati
Un anno fa il consiglio dei ministri aveva prolungato di 12 mesi la validità delle liste di coloro che hanno vinto le selezioni pubbliche e che sono ancora in attesa di sistemazione. Da allora quasi niente è cambiato: dal 2018 addio speranze lavorative per 150mila persone. Comitato nazionale XXVII ottobre: "Sapevamo che il provvedimento sarebbe stato insufficiente, ora ne serve un altro. A Gentiloni, Padoan e Madia chiediamo un atto di rispetto"
Concorsi pubblici vinti, ma senza lieto fine. A quasi un anno dalla proroga da parte del governo per rendere valide fino a dicembre 2017 le graduatorie in scadenza nel 2016 dei vincitori e degli idonei ai concorsi poco o nulla è cambiato. Decine di migliaia di giovani, che hanno superato anche più selezioni, sono ancora una volta in attesa di vedere sfumare il lavoro e i sacrifici fatti nel corso degli anni. Perché la scadenza è di nuovo vicina e, dal 1 gennaio 2018, i concorsi vinti o superati non varranno più nulla. Il Comitato nazionale XXVII ottobre ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org diretta al presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, al ministro dell’Economia, Pier Paolo Padoan e al ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Marianna Madia per chiedere la proroga delle graduatorie in scadenza il 31 dicembre 2017. Stesso film di un anno fa.
Scoppiato il caso, infatti, a novembre scorso il governo ha tamponato l’emergenza con un emendamento alla Legge di Bilancio che ha reso valide per tutto il 2017 le graduatorie allora in scadenza. Vincitori e idonei ai concorsi pubblici (secondo i dati del Dipartimento della Pubblica amministrazione 4.471 le vittorie ai concorsi e 151.378 le idoneità) hanno avuto un anno di tempo per essere assunti. Che, per la stragrande maggioranza dei casi, si è trasformato in un altro anno di agonia. “Abbiamo lanciato questa petizione – spiega a ilfattoquotidiano.it Alessio Mercanti, presidente del comitato – che in pochissimi giorni ha superato le duemila sottoscrizioni, perché sosteniamo da tempo che la proroga di un solo anno, seppur seguita da alcuni decreti che hanno permesso l’immissione in servizio di tanti ragazzi, non è stata sufficiente per dare quella risposta massiccia alle centinaia di migliaia di persone ancora in attesa di essere assunti”.
OLTRE 150MILA IDONEITÀ ANCORA A SCADENZA – Ilfattoquotidiano.it aveva raccontato le storie di alcune di queste persone, giovani e meno giovani che, pur superando anche decine di concorsi, non hanno mai trovato un lavoro stabile. Anche se i dati del ministero parlano di oltre 151mila idoneità e molte si riferiscono alla stessa persona che ha partecipato a più selezioni, per comitati e movimenti che raggruppano gli idonei, si tratta di almeno di 150mila persone dato che il monitoraggio ministeriale ha censito le graduatorie di solo una parte degli enti conteggiati dall’Ipa (Indice delle pubbliche amministrazioni). E c’è chi tra questi ragazzi ha superato fino a 19 concorsi. E pensare che un decreto legge del 2013 aveva disposto che prima di bandire nuove, costose e lunghe procedure selettive le assunzioni dovessero avvenire tramite lo scorrimento delle graduatorie. Le cose, poi, sono andate in modo diverso.
LA PETIZIONE LANCIATA SUL WEB – Ha già raccolto oltre duemila sostenitori la petizione lanciata dal Comitato nazionale XXVII ottobre che chiede di prorogare tutte le graduatorie di concorso almeno fino al 31 dicembre 2018. “Il 31 dicembre 2017 potrebbe cambiare la vita di oltre 150mila persone – si legge nel testo – quella notte, infatti, verrà meno la validità di tutte le graduatorie di concorsi pubblici…quella notte la parola ‘merito’ potrebbe avere un sapore diverso da quello fin qui conosciuto…un sapore amaro, come quelle sconfitte che non vorresti mai accadessero”. Per il comitato prorogare le graduatorie di concorso è un atto di rispetto “nei confronti di coloro che hanno investito tempo, denaro, passione, professionalità durante tutto il cammino costituzionalmente previsto per accedere agli impieghi pubblici”. Quanto fatto a novembre scorso dal governo non è stato sufficiente: “Sono circa 1.500 le persone assunte su oltre 150mila idonei”. Non basta.
Ecco perché nel corso dell’anno il comitato ha lanciato anche una proposta, che sembrerebbe essere stata ripresa da qualche amministrazione locale. “L’obiettivo – spiega Mercanti – è quello di coniugare le immissioni da graduatorie con quelle da stabilizzazione del personale precario. Come sempre ci siamo dimostrati aperti a tutte le soluzioni possibili – aggiunge – ma per realizzarle, se davvero si vuole realizzarle, c’è bisogno di prorogare ulteriormente la vigenza delle graduatorie di concorso almeno fino al 31 dicembre 2018 per cercare di dare ulteriore spazio alle amministrazioni e recuperare in parte il tempo rubatoci nel biennio 2015-2016 a causa del ricollocamento del personale delle ex Province previsto dalla legge di Stabilità per il 2015. Su questo punto non siamo disposti a trattare”.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.