Multe da decine di migliaia di euro al giorno per gli organizzatori del referendum, sgomberi preventivi per aggirare le perquisizioni del governo e altre migliaia di poliziotti inviati da Madrid per tenere sotto controllo la situazione. Tutto ciò mentre centinaia di manifestanti indipendentisti hanno presidiato tutta la notte di fronte al Palazzo di giustizia di Barcellona. Il caos referendum in Catalogna continua, a ormai nove giorni dalla data della consultazione per l’indipendenza che il governo centrale spagnolo sta cercando in tutti i modi di fermare.
Dopo l’arresto di 14 dirigenti catalani da parte della Guardia civil spagnola due giorni fa – oggi rimessi tutti in libertà provvisoria – la Corte costituzionale di Madrid ha imposto multe giornaliere fino a 12mila euro a tutti i funzionari che proseguiranno nell’organizzazione del referendum del 1 ottobre. Secondo l’agenzia di stampa Efe, sei dirigenti rischierebbero questo tipo di sanzione, mentre altri sedici funzionari potrebbero essere multati fino a 6mila euro al giorno. Proprio per evitare di incappare in queste sanzioni, il governo catalano ha annunciato di avere rimosso dall’incarico il Segretario generale all’Economia Josep Maria Jové, braccio destro del vicepresidente catalano Oriol Junqueras, uno dei dirigenti finiti in carcere il 20 settembre.
Le quattordici persone arrestate e ora rimesse in libertà si sono tutte rifiutate di rispondere al giudice e sono indagate per disobbedienza, abuso di potere e presunta malversazione per l’organizzazione del referendum del 1 ottobre. La procura dello Stato spagnolo ha invece denunciato per presunta sedizione i 40mila manifestanti che mercoledì sera, 20 settembre, si sono concentrati davanti alla sede del ministero dell’economia di Barcellona per protestare contro gli arresti.
Da parte delle istituzioni catalane la volontà di andare avanti con la consultazione c’è, ma c’è anche prudenza. Questa mattina, 22 settembre, la sede dell’Assemblea nazionale catalana, la principale organizzazione indipendentista della regione, è stata svuotata di tutto il materiale per il referendum per timore di un “imminente” blitz della polizia spagnola, come riferisce la tv pubblica catalana Tv3. Il materiale è stato trasferito in locali alternativi.
Ma se Barcellona non demorde, nemmeno Madrid lo fa. Il portavoce dell’esecutivo Inigo Mendez de Vivo ha detto, al termine della riunione settimanale del consiglio dei ministri, che il governo del premier Mariano Rajoy ha previsto “tutti gli scenari” per impedire lo svolgimento della consultazione. “Il referendum è illegale e non si terrà”, ha ribadito il portavoce, confermando anche l’invio di rinforzi di polizia in Catalogna. Né il portavoce né il ministro dell’Interno ha precisato quanti agenti della Guardia civil saranno trasferiti, ma secondo i media spagnoli si tratta di un numero compreso tra 3mila e 4mila. I nuovi poliziotti si uniranno ai 5mila normalmente di stanza in Catalogna e ai circa 17mila agenti dei locali Mossos d’Esquadra. “Saranno incaricati della sorveglianza dello spazio pubblico e del mantenimento dell’ordine. Agiranno in caso sia mantenuto il referendum illegale”, ha fatto sapere il ministero dell’Interno.