Un mondo difficile quello accademico? No, “un mondo di merda“. Parola del professor Pasquale Russo, uno dei docenti finiti ai domiciliari nell’inchiesta della Procura di Firenze sui concorsi truccati. Il docente di Diritto tributario, in pensione dal 2010, protagonista di molte delle intercettazioni delle Fiamme Gialle sugli accordi tra luminari della materia, sembra rammaricarsi del marciume di cui è comunque parte. Parlando con un collega Guglielmo Fransoni (Università di Foggia), è il 14 gennaio 2014, di candidati “insufficienti” ma che hanno ottenuto l’abilitazione scientifica commenta: “… Fermo restando che ci sono delle insufficienze e che tutti quanti sono passati con l’unanimità, tutti quanti sono passati con l’unanimità perché si fanno dei ragionamenti che riguardano gli equilibri complessivi… “. Del resto è lo stesso docente che con un linguaggio colorito ma efficace conclude così il suo discorso: “…la logica universitaria è questa … è un mondo di merda … è un mondo di merda … Quindi purtroppo è un do ut des, tu mi fai questi a Napoli ed io ti do … “.
E il professore disse: “Laroma è uno stronzo ma vale il doppio di tutti”
Russo dice anche di essere stato un ingenuo all’inizio e che poi si è “piegato al sistema per poter tutelare … i suoi allievi”, di aver messo “sotto i piedi i principi” per difendere quella cerchia di persone poi chiamata la “scuola”. Candidati che però non includevano i migliori, che venivano esclusi o bocciati o rimandati alla prossima volta. Come Philip Jezzi Laroma, il ricercatore che dopo aver ricevuto la proposta indecente di fare un passo indietro e rinunciare all’abilitazione scientifica (necessaria per partecipare ai bandi per la docenza), ha denunciato Russo e i suoi complici. Proprio Russo, che lo minaccia dicendogli “Che fai ricorso? Ti rovini la carriera”, riconosce a Laroma un valore superiore agli. È il 4 aprile del 2015 e Russo parla di lui con Adriano Di Pietro (Università di Bologna): “Laroma è un… sul piano umano, è uno stronzo, è una persona cose eccetera, me a me non me ne frega nulla. Io distinguo i piani umani con i piani… con il piano scientifico e della meritocrazie… Laroma come intelligenza e come laboriosità è come … vale il doppio di tutti quelli che hanno fatto l’altra volta … e vale il doppio di tutti quegli aspiranti associati che oggi partecipano a questa tornata … non c’è dubbio … “. Ma è la logica del “vile commercio dei posti” e non poteva abdicare a nulla, neanche di fronte a “candidature impresentabili” o studiosi che non si riteneva “professionalmente attrezzati”. I candidati da abilitare, attrezzati o non, quindi finivano in un elenco che veniva dettato tranquillamente da un commissario ai professori. Come avvenuto il 14 marzo 2015 con il commissario Carlos Maria Lopez Espadafor a Giuseppe Zizzo (Università di Castellanza Varese) l’elenco, come concordato con Fabrizio Amatucci (Napoli).
Fantozzi e la strategia per il futuro: “Una nuova cupola”
Non ci sono solo le parole del professor Russo a determinare un quadro impietoso: secondo il gip di Firenze Angelo Antonio Pezzuti anche i discorsi di Augusto Fantozzi, ex ministro e professore indagato, “sono particolarmente significativi del modo in cui i professori intendono gestire i futuri concorsi”. Fantozzi, durante una cena in un ristorante romano con Pietro Boria (La Sapienza Roma), Andrea Fedele (Unitelma La Sapienza), Leonardo Perrone (La Sapienza) e Eugenio Della Valle (La Sapienza) (9 giugno 2014), si lamenta probabilmente del non fedele rispetto dei patti: “… quindi se voi non trovate delle regole soprattutto più o meno stabili, cioè non vi voglio dire, non create un gruppo di persone più o meno stabili, che non devono essere sempre quelli che stanno nei concorsi, ma come punti di riferimento, non andate da nessuna parte!”. Serve per Fantozzi “un gruppo di garanzia” e citando percentuali di tipo politico sentenzia: “Ci conviene la regola… Sul più bravo possiamo pure discutere … ragionevolezza … in chiave territoriale, in chiave geografica, in chiave, però non deve essere mai un discorso proporzionale … ma un discorso che da come dire, individuazione … “. Per questo va creata da un gruppo di persone che non esita a definire, seppure in modo scherzoso, come la “nuova cupola”. E conclude dicendo: ” … e allora si tratta di … capisaldo o con gli uomini di buona volontà oltre che … qualche, possano stare in una nuova cupola, tanto per non usare un termine“. Un concetto che fa breccia tanto che Adriano Di Pietro, prima di diventare commissario, lo illustra a un suo interlocutore come sua “strategia”, dicendogli: “Anche perché vedi la mia strategia è di comporre relazioni bilaterali non … la linea della cupola per tutti“.
La lettere anonima per indebolire un candidato
E quando la logia della spartizione, quando il metodo del “vile commercio di posti”, del do ut des viene meno si può sempre tentare con altri mezzi. Proprio Di Pietro detta a un candidato una lettera anonima sul conto del commissario Amatucci che fa spedire dalla sorella da Napoli, a sé stesso, come presidente della Commissione. L'”anonimo” denunciava che il professore Amatucci esercitava l’attività di avvocato nello studio del padre Andrea, cosi contravvenendo al divieto di svolgere attività professionale che su di lui gravava quale direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell II Università di Napoli che consente solo ai professori a tempo determinato di svolgere attività libero-professionali e di lavoro autonomo. Ma non solo; che il commissario si trovava una situazione di incompatibilità con una candidata che lavorava anch’essa nello stesso studio, essendovi stata accolta perché il padre di quest’ultima, commercialista, aveva appunto passato i propri clienti allo studio del padre di Fmatucci. Il piano del marzo del 2015 arriva a compimento nell’aprile quando la lettera viene aperta davanti ai commissari dal presidente Di Pietro che l’aveva pensata e fatta spedire. La vicenda si conclude con Amatucci che minimizza perché tanto la sua candidata “non passa” e il proposito di cestinare la missiva.
Il gip: “Totale dispregio del diritto proprio dai professori”
In questo contesto non stupisce che tra le contestazioni ci siano anche la manovre per confezionare su misura un bando per un assegno di ricerca all’Università di Firenze (estate 2014) con il candidato consapevole e in possesso della bozza di richiesta già due mesi prima della pubblicazione del bando stesso. Episodio su cui c’è il sospetto che sia stato lo stesso candidato a redigere il bando. Infine nell’inchiesta c’è anche un capitolo dedicato alla Universitas Mercatorum: anche in questo caso, secondo l’accusa, la copertura del posto da professore è stato deciso a tavolino e alla fine il candidato selezionato ha ottenuto la cattedra. Un quadro sconfortante che fa scrivere al gip che così si dimostra “il totale spregio del rispetto del diritto proprio da professori che sarebbero deputati ad insegnare il valore di esso”.
@trinchella
Giustizia & Impunità
Concorsi truccati, “Laroma vale il doppio di tutti. Ma La logica universitaria è questa, un mondo di merda”
Il professore Russo parla così del ricercatore che ha denunciato tutti e fatto scattare l'inchiesta di Firenze. Ma è il "vile commercio dei posti" che deve prevalere su tutto. E per gestire i futuri concorsi l'ex ministro Fantozzi ai colleghi professori romani propone "una nuova cupola". Il gip: "Totale spregio del rispetto del diritto proprio da professori che sarebbero deputati ad insegnare il valore di esso"
Un mondo difficile quello accademico? No, “un mondo di merda“. Parola del professor Pasquale Russo, uno dei docenti finiti ai domiciliari nell’inchiesta della Procura di Firenze sui concorsi truccati. Il docente di Diritto tributario, in pensione dal 2010, protagonista di molte delle intercettazioni delle Fiamme Gialle sugli accordi tra luminari della materia, sembra rammaricarsi del marciume di cui è comunque parte. Parlando con un collega Guglielmo Fransoni (Università di Foggia), è il 14 gennaio 2014, di candidati “insufficienti” ma che hanno ottenuto l’abilitazione scientifica commenta: “… Fermo restando che ci sono delle insufficienze e che tutti quanti sono passati con l’unanimità, tutti quanti sono passati con l’unanimità perché si fanno dei ragionamenti che riguardano gli equilibri complessivi… “. Del resto è lo stesso docente che con un linguaggio colorito ma efficace conclude così il suo discorso: “…la logica universitaria è questa … è un mondo di merda … è un mondo di merda … Quindi purtroppo è un do ut des, tu mi fai questi a Napoli ed io ti do … “.
E il professore disse: “Laroma è uno stronzo ma vale il doppio di tutti”
Russo dice anche di essere stato un ingenuo all’inizio e che poi si è “piegato al sistema per poter tutelare … i suoi allievi”, di aver messo “sotto i piedi i principi” per difendere quella cerchia di persone poi chiamata la “scuola”. Candidati che però non includevano i migliori, che venivano esclusi o bocciati o rimandati alla prossima volta. Come Philip Jezzi Laroma, il ricercatore che dopo aver ricevuto la proposta indecente di fare un passo indietro e rinunciare all’abilitazione scientifica (necessaria per partecipare ai bandi per la docenza), ha denunciato Russo e i suoi complici. Proprio Russo, che lo minaccia dicendogli “Che fai ricorso? Ti rovini la carriera”, riconosce a Laroma un valore superiore agli. È il 4 aprile del 2015 e Russo parla di lui con Adriano Di Pietro (Università di Bologna): “Laroma è un… sul piano umano, è uno stronzo, è una persona cose eccetera, me a me non me ne frega nulla. Io distinguo i piani umani con i piani… con il piano scientifico e della meritocrazie… Laroma come intelligenza e come laboriosità è come … vale il doppio di tutti quelli che hanno fatto l’altra volta … e vale il doppio di tutti quegli aspiranti associati che oggi partecipano a questa tornata … non c’è dubbio … “. Ma è la logica del “vile commercio dei posti” e non poteva abdicare a nulla, neanche di fronte a “candidature impresentabili” o studiosi che non si riteneva “professionalmente attrezzati”. I candidati da abilitare, attrezzati o non, quindi finivano in un elenco che veniva dettato tranquillamente da un commissario ai professori. Come avvenuto il 14 marzo 2015 con il commissario Carlos Maria Lopez Espadafor a Giuseppe Zizzo (Università di Castellanza Varese) l’elenco, come concordato con Fabrizio Amatucci (Napoli).
Fantozzi e la strategia per il futuro: “Una nuova cupola”
Non ci sono solo le parole del professor Russo a determinare un quadro impietoso: secondo il gip di Firenze Angelo Antonio Pezzuti anche i discorsi di Augusto Fantozzi, ex ministro e professore indagato, “sono particolarmente significativi del modo in cui i professori intendono gestire i futuri concorsi”. Fantozzi, durante una cena in un ristorante romano con Pietro Boria (La Sapienza Roma), Andrea Fedele (Unitelma La Sapienza), Leonardo Perrone (La Sapienza) e Eugenio Della Valle (La Sapienza) (9 giugno 2014), si lamenta probabilmente del non fedele rispetto dei patti: “… quindi se voi non trovate delle regole soprattutto più o meno stabili, cioè non vi voglio dire, non create un gruppo di persone più o meno stabili, che non devono essere sempre quelli che stanno nei concorsi, ma come punti di riferimento, non andate da nessuna parte!”. Serve per Fantozzi “un gruppo di garanzia” e citando percentuali di tipo politico sentenzia: “Ci conviene la regola… Sul più bravo possiamo pure discutere … ragionevolezza … in chiave territoriale, in chiave geografica, in chiave, però non deve essere mai un discorso proporzionale … ma un discorso che da come dire, individuazione … “. Per questo va creata da un gruppo di persone che non esita a definire, seppure in modo scherzoso, come la “nuova cupola”. E conclude dicendo: ” … e allora si tratta di … capisaldo o con gli uomini di buona volontà oltre che … qualche, possano stare in una nuova cupola, tanto per non usare un termine“. Un concetto che fa breccia tanto che Adriano Di Pietro, prima di diventare commissario, lo illustra a un suo interlocutore come sua “strategia”, dicendogli: “Anche perché vedi la mia strategia è di comporre relazioni bilaterali non … la linea della cupola per tutti“.
La lettere anonima per indebolire un candidato
E quando la logia della spartizione, quando il metodo del “vile commercio di posti”, del do ut des viene meno si può sempre tentare con altri mezzi. Proprio Di Pietro detta a un candidato una lettera anonima sul conto del commissario Amatucci che fa spedire dalla sorella da Napoli, a sé stesso, come presidente della Commissione. L'”anonimo” denunciava che il professore Amatucci esercitava l’attività di avvocato nello studio del padre Andrea, cosi contravvenendo al divieto di svolgere attività professionale che su di lui gravava quale direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell II Università di Napoli che consente solo ai professori a tempo determinato di svolgere attività libero-professionali e di lavoro autonomo. Ma non solo; che il commissario si trovava una situazione di incompatibilità con una candidata che lavorava anch’essa nello stesso studio, essendovi stata accolta perché il padre di quest’ultima, commercialista, aveva appunto passato i propri clienti allo studio del padre di Fmatucci. Il piano del marzo del 2015 arriva a compimento nell’aprile quando la lettera viene aperta davanti ai commissari dal presidente Di Pietro che l’aveva pensata e fatta spedire. La vicenda si conclude con Amatucci che minimizza perché tanto la sua candidata “non passa” e il proposito di cestinare la missiva.
Il gip: “Totale dispregio del diritto proprio dai professori”
In questo contesto non stupisce che tra le contestazioni ci siano anche la manovre per confezionare su misura un bando per un assegno di ricerca all’Università di Firenze (estate 2014) con il candidato consapevole e in possesso della bozza di richiesta già due mesi prima della pubblicazione del bando stesso. Episodio su cui c’è il sospetto che sia stato lo stesso candidato a redigere il bando. Infine nell’inchiesta c’è anche un capitolo dedicato alla Universitas Mercatorum: anche in questo caso, secondo l’accusa, la copertura del posto da professore è stato deciso a tavolino e alla fine il candidato selezionato ha ottenuto la cattedra. Un quadro sconfortante che fa scrivere al gip che così si dimostra “il totale spregio del rispetto del diritto proprio da professori che sarebbero deputati ad insegnare il valore di esso”.
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Ora anche la Germania chiede meno vincoli sui conti: la linea del rigore si sgretola per le armi
(Adnkronos) - Le violenze e le discriminazioni violano la dignità personale, creano un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante, offensivo e generano malessere nelle persone che le subiscono. “In questi casi, la prima cosa da fare è segnalare e denunciare alla Consigliera di Parità per ricevere supporto e assistenza. È fondamentale non rimanere in silenzio. Ogni voce conta e può portare ad un cambiamento - sottolinea Antonella Pappadà, consigliera di Parità effettiva della Provincia di Lecce - . Questo incontro offre un’occasione per riflettere e ricordare a noi stesse quanto sia importante valorizzare il nostro talento e le nostre competenze e imparare a non farci sopraffare sia nelle relazioni personali sia nei luoghi di lavoro. La figura istituzionale della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce è preposta a contrastare ogni forma di discriminazione legata al genere e non solo, a dare sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori che ne siano stati vittime sul luogo di lavoro, supportandoli gratuitamente in via stragiudiziale e giudiziale”.
“La violenza contro le donne e i femminicidi rappresentano ferite profonde nella nostra società, ma oggi dobbiamo esprimere la nostra determinazione nel combattere questi problemi - aggiunge Donatella Bertolone, vicepresidente Vicario Gruppo Donne Imprenditrici Fipe/Confcommercio - È incoraggiante vedere sempre più donne unirsi per reclamare il diritto alla sicurezza e al rispetto. Le donne non sono solo vittime, ma anche attrici fondamentali nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Campagne come #SicurezzaVera ci mostrano che possiamo fare la differenza, sensibilizzando e coinvolgendo la società su questi temi cruciali. È essenziale lavorare insieme per sfatare l’idea che i luoghi di intrattenimento siano associati alla violenza. Dobbiamo trasformare questi spazi in ambienti sicuri e accoglienti, dove ogni persona, in particolare le donne, possa sentirsi protetta e rispettata”.
I dati raccolti dal Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce parlano chiaro: nel 2024 hanno chiesto aiuto 174 donne. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 39 anni (32%), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (23%). La violenza non ha un unico volto: il 44% ha subito violenza fisica, il 45% psicologica, mentre il 2% ha denunciato violenze sessuali e il 4% atti di stalking. Colpisce il fatto che, nonostante il dolore e la sofferenza, solo il 34% delle donne abbia trovato la forza di sporgere denuncia. Il restante 66% ha scelto di non farlo, per paura di ritorsioni o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
"Uscire da una relazione maltrattante non è mai semplice per una donna, soprattutto quando l’uomo che esercita violenza è il compagno, il marito o il padre dei suoi figli, dichiara Maria Luisa Toto - Presidente Associazione Donne Insieme che gestisce il Centro Antiviolenza Renata Fonte. Ogni donna ha i suoi tempi, perché la paura, la vergogna e il senso di colpa possono trasformarsi in una prigione invisibile, fatta di solitudine e isolamento. Questi numeri ci dicono che la violenza di genere è una piaga radicata nella nostra società. Non è solo un fenomeno privato, ma una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Per questo è essenziale che le donne non si sentano sole. Devono sapere che c’è una rete di supporto pronta ad aiutarle".
Una rete di supporto alimentata anche da momenti di spettacolo che portano in scena – come nel caso di “Eva non è ancora nata” di e con Salvatore Cosentino, magistrato e autore teatrale - la realtà delle donne che vengono analizzate sotto l’aspetto umano, per una riflessione profonda sul loro ruolo nella società di oggi. A ricordare le vittime di femminicidio e di violenza di genere, da venerdì 7 marzo ci sarà a Lecce anche una nuova panchina rossa, installata a Palazzo dei Celestini su iniziativa della Commissione Pari Opportunità della Provincia. Una mobilitazione importante quella della città che ha coinvolto anche la U.S. Lecce, che ha voluto essere presente all’evento di Codere inviando un videomessaggio di Federico Baschirotto. Il capitano dei giallorossi salentini ha ribadito l’importanza del contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne e della promozione della cultura del rispetto e della consapevolezza: temi anche della campagna “Un Rosso alla Violenza” della Lega Serie A che servono a tenere sempre alta l’attenzione.
“Quando 'Innamòrati di Te' ha mosso i suoi primi passi non mi aspettavo che sarebbe diventato un laboratorio così importante, un momento di confronto trasversale e costruttivo. In dieci anni abbiamo attraversato l’Italia più volte e abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone fantastiche che si impegnano per il bene comune, in particolare quello delle donne. Confesso di essere davvero emozionata nel vedere anche Lecce tra le Città delle Donne e ringrazio Adriana Poli Bortone per aver immediatamente colto lo spunto che, in qualità di Ambassador de Gli Stati Generali delle Donne, ho offerto - commenta Imma Romano Direttrice Relazioni Istituzionali di Codere Italia - . Anche questa volta siamo riuscite a trattare il tema della violenza di genere con chi questo tema lo conosce e lo combatte quotidianamente, provando a dare informazioni ed indicazioni molto concrete sugli strumenti esistenti e sulle opportunità che il mondo istituzionale e quello del terziario sociale mettono a disposizione. L’impegno di Codere resta un impegno concreto sia in termini di divulgazione che di supporto. Con gioia sosteniamo l’Associazione Donne Insieme che opera proprio su questo territorio”. Dopo Lecce, il progetto itinerante 'Innamòrati di Te' farà tappa il 24 giugno a Rivoli, alle porte di Torino, per un altro appuntamento gratuito e aperto al pubblico.
(Adnkronos) - Le violenze e le discriminazioni violano la dignità personale, creano un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante, offensivo e generano malessere nelle persone che le subiscono. “In questi casi, la prima cosa da fare è segnalare e denunciare alla Consigliera di Parità per ricevere supporto e assistenza. È fondamentale non rimanere in silenzio. Ogni voce conta e può portare ad un cambiamento - sottolinea Antonella Pappadà, consigliera di Parità effettiva della Provincia di Lecce - . Questo incontro offre un’occasione per riflettere e ricordare a noi stesse quanto sia importante valorizzare il nostro talento e le nostre competenze e imparare a non farci sopraffare sia nelle relazioni personali sia nei luoghi di lavoro. La figura istituzionale della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce è preposta a contrastare ogni forma di discriminazione legata al genere e non solo, a dare sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori che ne siano stati vittime sul luogo di lavoro, supportandoli gratuitamente in via stragiudiziale e giudiziale”.
“La violenza contro le donne e i femminicidi rappresentano ferite profonde nella nostra società, ma oggi dobbiamo esprimere la nostra determinazione nel combattere questi problemi - aggiunge Donatella Bertolone, vicepresidente Vicario Gruppo Donne Imprenditrici Fipe/Confcommercio - È incoraggiante vedere sempre più donne unirsi per reclamare il diritto alla sicurezza e al rispetto. Le donne non sono solo vittime, ma anche attrici fondamentali nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Campagne come #SicurezzaVera ci mostrano che possiamo fare la differenza, sensibilizzando e coinvolgendo la società su questi temi cruciali. È essenziale lavorare insieme per sfatare l’idea che i luoghi di intrattenimento siano associati alla violenza. Dobbiamo trasformare questi spazi in ambienti sicuri e accoglienti, dove ogni persona, in particolare le donne, possa sentirsi protetta e rispettata”.
I dati raccolti dal Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce parlano chiaro: nel 2024 hanno chiesto aiuto 174 donne. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 39 anni (32%), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (23%). La violenza non ha un unico volto: il 44% ha subito violenza fisica, il 45% psicologica, mentre il 2% ha denunciato violenze sessuali e il 4% atti di stalking. Colpisce il fatto che, nonostante il dolore e la sofferenza, solo il 34% delle donne abbia trovato la forza di sporgere denuncia. Il restante 66% ha scelto di non farlo, per paura di ritorsioni o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
"Uscire da una relazione maltrattante non è mai semplice per una donna, soprattutto quando l’uomo che esercita violenza è il compagno, il marito o il padre dei suoi figli, dichiara Maria Luisa Toto - Presidente Associazione Donne Insieme che gestisce il Centro Antiviolenza Renata Fonte. Ogni donna ha i suoi tempi, perché la paura, la vergogna e il senso di colpa possono trasformarsi in una prigione invisibile, fatta di solitudine e isolamento. Questi numeri ci dicono che la violenza di genere è una piaga radicata nella nostra società. Non è solo un fenomeno privato, ma una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Per questo è essenziale che le donne non si sentano sole. Devono sapere che c’è una rete di supporto pronta ad aiutarle".
Una rete di supporto alimentata anche da momenti di spettacolo che portano in scena – come nel caso di “Eva non è ancora nata” di e con Salvatore Cosentino, magistrato e autore teatrale - la realtà delle donne che vengono analizzate sotto l’aspetto umano, per una riflessione profonda sul loro ruolo nella società di oggi. A ricordare le vittime di femminicidio e di violenza di genere, da venerdì 7 marzo ci sarà a Lecce anche una nuova panchina rossa, installata a Palazzo dei Celestini su iniziativa della Commissione Pari Opportunità della Provincia. Una mobilitazione importante quella della città che ha coinvolto anche la U.S. Lecce, che ha voluto essere presente all’evento di Codere inviando un videomessaggio di Federico Baschirotto. Il capitano dei giallorossi salentini ha ribadito l’importanza del contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne e della promozione della cultura del rispetto e della consapevolezza: temi anche della campagna “Un Rosso alla Violenza” della Lega Serie A che servono a tenere sempre alta l’attenzione.
“Quando 'Innamòrati di Te' ha mosso i suoi primi passi non mi aspettavo che sarebbe diventato un laboratorio così importante, un momento di confronto trasversale e costruttivo. In dieci anni abbiamo attraversato l’Italia più volte e abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone fantastiche che si impegnano per il bene comune, in particolare quello delle donne. Confesso di essere davvero emozionata nel vedere anche Lecce tra le Città delle Donne e ringrazio Adriana Poli Bortone per aver immediatamente colto lo spunto che, in qualità di Ambassador de Gli Stati Generali delle Donne, ho offerto - commenta Imma Romano Direttrice Relazioni Istituzionali di Codere Italia - . Anche questa volta siamo riuscite a trattare il tema della violenza di genere con chi questo tema lo conosce e lo combatte quotidianamente, provando a dare informazioni ed indicazioni molto concrete sugli strumenti esistenti e sulle opportunità che il mondo istituzionale e quello del terziario sociale mettono a disposizione. L’impegno di Codere resta un impegno concreto sia in termini di divulgazione che di supporto. Con gioia sosteniamo l’Associazione Donne Insieme che opera proprio su questo territorio”. Dopo Lecce, il progetto itinerante 'Innamòrati di Te' farà tappa il 24 giugno a Rivoli, alle porte di Torino, per un altro appuntamento gratuito e aperto al pubblico.
(Adnkronos) - Il Comune di Milano, alla luce delle indagini che recentemente hanno riguardato l’urbanistica, ricorda di aver già messo in atto diverse misure. Ad esempio con apposita delibera di Giunta, datata febbraio 2024, lo Sportello unico per l'edilizia (Sue) si è adeguato alle interpretazioni del gip in tema di pianificazione attuativa e ristrutturazione edilizia e lo scorso settembre è stato modificato il regolamento della Commissione per il paesaggio, "rafforzando ulteriormente il principio di trasparenza che lo guida e prevedendo che almeno 8 componenti su 15, compreso il presidente, per l’intera durata dell’incarico non svolgano attività di libera professione nel territorio comunale".
Lo scorso novembre sono state introdotte regole "molto restrittive" sui contatti tra funzionari dello Sportello unico per l'edilizia e gli utenti privati. E' invece datato primo marzo 2025 l’avvicendamento di alcuni dirigenti, mentre nel maggio 2023 il Consiglio comunale ha approvato la delibera di Giunta relativa all’aggiornamento degli oneri di urbanizzazione e a novembre 2024 sono stati aggiornati anche i criteri di monetizzazione dello standard.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Il 63% degli intervistati ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia in crisi, con una percezione più diffusa tra gli uomini (75%) e i tifosi (69%). E' quanto si evince dall'indagine condotta da 'Noto Sondaggi' su 'Gli italiani e il Calcio', un resoconto sul rapporto tra gli italiani e il mondo del calcio e la percezione del suo stato di salute, esplorando l'interesse per lo sport, il rapporto con il calcio, la percezione della salute del calcio, il ripensamento del modello di business e il sostegno pubblico al settore.
La maggioranza assoluta degli intervistati (67%) è tifoso di una squadra di calcio in particolare, con percentuali che superano il 90% tra chi lo pratica come sport e sfiorano l’80% tra gli uomini. È interessante rilevare come perfino una parte, seppur minoritaria, di chi non pratica né segue il calcio dichiari di avere una squadra del cuore. Chi ha seguito il calcio nell’ultimo anno lo ha fatto soprattutto in Tv (62% spesso, 28% qualche volta), mentre solo un appassionato su cinque si è recato allo stadio (34%, di cui 7% spesso). In entrambi i casi, la frequenza con cui si segue il calcio tende ad aumentare tra gli under 55, chi lo pratica come sport e chi è tifoso di una squadra. Coerentemente con la scelta di seguire il calcio in Tv piuttosto che allo stadio, la modalità più frequente per seguire la squadra del cuore è l’abbonamento alla PayTv (40%, con punte del 60% tra chi pratica il calcio), mentre l’11% segue la squadra in trasferta, il 10% ha un abbonamento allo stadio e l’8% dichiara di far parte di una tifoseria.
Una quota prevalente di intervistati (63% del totale) ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia crisi. Una percezione trasversale, ma più diffusa tra gli uomini (75%), i residenti nel Centro Italia (67%) e soprattutto tifosi e appassionati di calcio, ancor più se lo pratica (83%). Il compenso eccessivo di calciatori ed allenatori rappresenta il principale problema del calcio italiano odierno (indicato dal 64% del campione), ma all’interno di uno scenario ben più complesso fatto di tante criticità, tra cui spiccano l’indebitamento troppo elevato delle società (43%) e la scarsa valorizzazione dei settori giovanili (39%). Il 69% ritiene, inoltre, che la gestione economica delle società calcistiche italiane non sia trasparente. Crisi e problematiche spingono la maggioranza degli intervistati a giudicare il modello di gestione del calcio italiano per lo più equiparabile se non inferiore a quello di altri paesi europei (rispettivamente 38% e 32% del campione). Solo una parte minoritaria (appena il 12%) ritiene, inoltre, che il calcio italiano sia in una condizione finanziariamente più solida, mentre sull’effettiva capacità delle società sportive italiane di ripensare il proprio modello di business, adattandolo alle nuove regole Uefa, le opinioni sono discordanti.
La visione degli intervistati sul nuovo modello di business a cui le società calcistiche dovrebbero ispirarsi è ricca di sfumature. Coloro che ritengono che la solidità economica sia la cosa più importante per garantire la competitività sportiva di una squadra prevalgono, ma incalzati da chi ritiene non sia così (rispettivamente 43% e 32% del campione). La maggioranza assoluta ritiene che nel calcio chi ha più soldi abbia più probabilità di vincere (54%), ma non sono pochi coloro che, al contrario, ritengono che il talento vada formato e che, quindi, si dovrebbe investire nella formazione dei talenti anche se questo non garantisce sempre la vittoria (22%). Indipendentemente dai principi ispiratori, il nuovo modello di business delle società calcistiche dovrebbe prioritariamente puntare ad affrontare le tante problematiche del settore,a partire da quelle di natura finanziaria: costo di ingaggi, cartellini e commissioni fuori controllo o con regolamentazione inadeguata (indicato dal 46% del campione), indebitamento eccessivo (38%), investimenti insufficienti dei club nei settori giovanili (31%).
Tre intervistati su quattro (70% del totale, con scostamenti per lo più contenuti in relazione al profilo socio-demografico) sono contrari all’idea che il calcio professionistico in Italia sia finanziato e riceva sostegno pubblico, in quanto le società di calcio di primo livello debbano essere trattate allo stesso modo delle altre imprese. Solo il 18% si dichiara, viceversa, favorevole ad un’ipotesi di un intervento pubblico straordinario, sottolineando le ricadute positive che il calcio ha sulla collettività, mentre il restante 12% non esprime un’opinione in merito.
Le opinioni espresse sul ruolo dello Stato nella gestione finanziaria di impianti e strutture sportive sono più eterogenee. La maggioranza, in particolare giovani e appassionati di calcio, ritiene che lo Stato debba assumersi almeno in parte questa responsabilità. Tuttavia, il consenso varia a seconda dell’ambito di intervento: il 55% degli intervistati ritiene che lo Stato debba farsi in parte o totalmente carico dell’ammodernamento e della manutenzione degli impianti, mentre la stessa percentuale sale 64% con riferimento alla sicurezza dentro e fuori gli stadi.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Il 63% degli intervistati ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia in crisi, con una percezione più diffusa tra gli uomini (75%) e i tifosi (69%). E' quanto si evince dall'indagine condotta da 'Noto Sondaggi' su 'Gli italiani e il Calcio', un resoconto sul rapporto tra gli italiani e il mondo del calcio e la percezione del suo stato di salute, esplorando l'interesse per lo sport, il rapporto con il calcio, la percezione della salute del calcio, il ripensamento del modello di business e il sostegno pubblico al settore.
La maggioranza assoluta degli intervistati (67%) è tifoso di una squadra di calcio in particolare, con percentuali che superano il 90% tra chi lo pratica come sport e sfiorano l’80% tra gli uomini. È interessante rilevare come perfino una parte, seppur minoritaria, di chi non pratica né segue il calcio dichiari di avere una squadra del cuore. Chi ha seguito il calcio nell’ultimo anno lo ha fatto soprattutto in Tv (62% spesso, 28% qualche volta), mentre solo un appassionato su cinque si è recato allo stadio (34%, di cui 7% spesso). In entrambi i casi, la frequenza con cui si segue il calcio tende ad aumentare tra gli under 55, chi lo pratica come sport e chi è tifoso di una squadra. Coerentemente con la scelta di seguire il calcio in Tv piuttosto che allo stadio, la modalità più frequente per seguire la squadra del cuore è l’abbonamento alla PayTv (40%, con punte del 60% tra chi pratica il calcio), mentre l’11% segue la squadra in trasferta, il 10% ha un abbonamento allo stadio e l’8% dichiara di far parte di una tifoseria.
Una quota prevalente di intervistati (63% del totale) ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia crisi. Una percezione trasversale, ma più diffusa tra gli uomini (75%), i residenti nel Centro Italia (67%) e soprattutto tifosi e appassionati di calcio, ancor più se lo pratica (83%). Il compenso eccessivo di calciatori ed allenatori rappresenta il principale problema del calcio italiano odierno (indicato dal 64% del campione), ma all’interno di uno scenario ben più complesso fatto di tante criticità, tra cui spiccano l’indebitamento troppo elevato delle società (43%) e la scarsa valorizzazione dei settori giovanili (39%). Il 69% ritiene, inoltre, che la gestione economica delle società calcistiche italiane non sia trasparente. Crisi e problematiche spingono la maggioranza degli intervistati a giudicare il modello di gestione del calcio italiano per lo più equiparabile se non inferiore a quello di altri paesi europei (rispettivamente 38% e 32% del campione). Solo una parte minoritaria (appena il 12%) ritiene, inoltre, che il calcio italiano sia in una condizione finanziariamente più solida, mentre sull’effettiva capacità delle società sportive italiane di ripensare il proprio modello di business, adattandolo alle nuove regole Uefa, le opinioni sono discordanti.
La visione degli intervistati sul nuovo modello di business a cui le società calcistiche dovrebbero ispirarsi è ricca di sfumature. Coloro che ritengono che la solidità economica sia la cosa più importante per garantire la competitività sportiva di una squadra prevalgono, ma incalzati da chi ritiene non sia così (rispettivamente 43% e 32% del campione). La maggioranza assoluta ritiene che nel calcio chi ha più soldi abbia più probabilità di vincere (54%), ma non sono pochi coloro che, al contrario, ritengono che il talento vada formato e che, quindi, si dovrebbe investire nella formazione dei talenti anche se questo non garantisce sempre la vittoria (22%). Indipendentemente dai principi ispiratori, il nuovo modello di business delle società calcistiche dovrebbe prioritariamente puntare ad affrontare le tante problematiche del settore,a partire da quelle di natura finanziaria: costo di ingaggi, cartellini e commissioni fuori controllo o con regolamentazione inadeguata (indicato dal 46% del campione), indebitamento eccessivo (38%), investimenti insufficienti dei club nei settori giovanili (31%).
Tre intervistati su quattro (70% del totale, con scostamenti per lo più contenuti in relazione al profilo socio-demografico) sono contrari all’idea che il calcio professionistico in Italia sia finanziato e riceva sostegno pubblico, in quanto le società di calcio di primo livello debbano essere trattate allo stesso modo delle altre imprese. Solo il 18% si dichiara, viceversa, favorevole ad un’ipotesi di un intervento pubblico straordinario, sottolineando le ricadute positive che il calcio ha sulla collettività, mentre il restante 12% non esprime un’opinione in merito.
Le opinioni espresse sul ruolo dello Stato nella gestione finanziaria di impianti e strutture sportive sono più eterogenee. La maggioranza, in particolare giovani e appassionati di calcio, ritiene che lo Stato debba assumersi almeno in parte questa responsabilità. Tuttavia, il consenso varia a seconda dell’ambito di intervento: il 55% degli intervistati ritiene che lo Stato debba farsi in parte o totalmente carico dell’ammodernamento e della manutenzione degli impianti, mentre la stessa percentuale sale 64% con riferimento alla sicurezza dentro e fuori gli stadi.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Il Consiglio di Presidenza dell’Associazione Nazionale di Settore, che si è riunito oggi, ha approvato all’unanimità l’ammissione a Socio del Gruppo Azimut | Benetti. "Sono stato eletto nel 2019 con il mandato di unificare sotto una forte rappresentanza associativa tutta la filiera del settore" ha sottolineato il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi. "Sono orgoglioso, all’approssimarsi del termine del mio mandato, del raggiungimento completo di tale obiettivo con il ritorno in Associazione del Gruppo Azimut | Benetti. e sottolineo con soddisfazione l’adozione all’unanimità della delibera di ammissione da parte degli Organi statutari", ha aggiunto.
"Crediamo fermamente che un'industria nautica più unita sia un'industria più forte, capace di affrontare le sfide globali con maggiore coesione e visione strategica. Lavorare insieme significa non solo consolidare il ruolo dell'Italia come leader mondiale nella nautica, ma anche promuovere innovazione, sostenibilità e crescita per l’intera filiera. La scelta di aderire a Confindustria Nautica è espressione di questo impegno" ha commentato Marco Valle, Amministratore Delegato del Gruppo Azimut | Benetti.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - "Dalla lettura dell’Industrial Action Plan della Commissione Ue per l’automotive emergono ancora di più la necessità e l’urgenza di un nuovo percorso verso la mobilità decarbonizzata che integri il principio della neutralità tecnologica". Ad affermarlo in una nota è Matteo Cimenti presidente di Assogasliquidi-Federchimica in rappresentanza delle filiere dei gas liquefatti (Gpl e Gnl).
"Sono ormai a tutti evidenti – prosegue Cimenti – le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi del 2035 e successivi. In questo contesto, la Commissione si è impegnata ad accelerare la revisione del regolamento CO₂ per le auto, che partirà da un’analisi dei dati, di tutti gli sviluppi tecnologici rilevanti e dell’importanza di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa. Ci aspettiamo quindi che le Istituzioni comunitarie (a cominciare dal Parlamento europeo) rivedano il bando relativo ai motori a combustione interna e riconoscano tutte le tecnologie capaci di contribuire alla decarbonizzazione del trasporto, inclusi i biocarburanti. I prodotti gassosi anche nella loro versione bio e rinnovabile si distinguono come soluzioni concrete e immediate per ridurre le emissioni di CO₂".
Incomprensibile la chiusura sul fronte del trasporto pesante, dove il Gnl e il bioGnl rappresentano già oggi la soluzione più pronta e disponibile. Nel Piano non è prevista alcuna apertura per giungere alla revisione del Regolamento sulle emissioni di CO₂ dei veicoli pesanti: "La nostra richiesta e il nostro auspicio – conclude Cimenti – è che nella fase attuativa del Piano appena presentato, le Istituzioni europee lavorino anche su questo fronte nella direzione auspicata, l'unica in grado di coniugare sviluppo industriale competitivo, raggiungimento degli obiettivi ambientali e attenzione ai consumatori".