Micotossine nel grano importato, i controlli del Ministero della Salute non rilevano irregolarità. E mentre Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta, sottolinea che “non c’è motivo di credere che il frumento estero non sia sicuro”, Coldiretti invita a una riflessione più approfondita. E conta i giorni che mancano per l’introduzione dell’obbligo in etichetta di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta. Queste analisi sono davvero rassicuranti o forniscono un dato miope dell’effettiva sicurezza della materia prima? “Ci sarebbe stato da preoccuparsi – spiega a ilfattoquotidiano.it Rolando Manfredini, responsabile sicurezza alimentare di Coldiretti – se i controlli avessero dato risultati diversi, ci fa piacere che non sono state rilevate irregolarità, ma questo non toglie che vi siano molte differenze tra il grano italiano e quello canadese”.
I RISULTATI DELLE ANALISI DEL MINISTERO – Il Piano nazionale ministeriale per il controllo delle micotossine è stato pubblicato il 18 settembre scorso e non ha rilevato irregolarità in alcun campione di grano importato tra quello analizzato. A rendere nota la notizia Aidepi e Italmopa, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria molitoria italiana a frumento tenero e a frumento duro. “Sono stati analizzati e risultati conformi ai controlli sulle micotossine (aflatossine, deossinivalenolo, ocratossina A, zearalenone) – spiegano le associazioni – sia i campioni di grano duro proveniente da Messico, Canada, Usa, Ucraina, sia quelli di grano tenero proveniente da Ucraina, Canada, Russia, Usa, Moldavia e Kazakhstan”. Tra l’altro, Aidepi ha ricordato come “le analisi sulle micotossine fanno seguito ai controlli, sempre realizzati dal Ministero della Salute, su pesticidi e fitofarmaci divulgati a giugno”. Anche in quel caso, nessun campione di grano duro era risultato fuorilegge. “La pasta è buona e sicura” ha dichiarato Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Aidepi, auspicando “che i dati allentino la tensione di questi ultimi mesi, frenando le insinuazioni e le accuse di chi, come Coldiretti, ha strumentalmente lanciato una campagna per screditare la qualità e la salubrità delle materie prime della pasta”.
Va da se che restano, comunque, alcune perplessità manifestate da tempo ormai tra gli addetti ai lavori. Una fra tutte riguarda proprio una delle micotossine per cui sono stati eseguiti i controlli, ossia il deossinivalenolo (don). Come spiegato in un’intervista a ilfattoquotidiano.it da Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, che da anni in laboratorio analizza le micotossine nel grano, “se assunto in minime quantità l’effetto del don può non comparire mai”. Ma in Italia come si può parlare di minime quantità quando si parla di pasta? È un fatto, poi, che il valore di don consentito è calcolato su una media europea di consumi “in cui il secondo paese consumatore di pasta è la Germania con circa 7,4 chilogrammi all’anno contro i 26 chili dell’italiano medio”.
LA GUERRA DEL GRANO – Per Aidepi proprio la ‘battaglia del grano’ e i presidi organizzati al porto di Bari, rischiano di danneggiare la competitività della filiera italiana del grano duro e della pasta. “Ogni nave che entra nel porto viene controllata – ha aggiunto Felicetti – Poi arrivano i controlli Ue, quelli delle autorità italiane, quelli dei molini, e infine quelli delle aziende pastaie. Che se non riconoscono come valido il prodotto lo rimandano indietro”. Si è detto per nulla sorpreso dei risultati delle analisi del ministero della Salute il presidente di Italmopa, Cosimo De Sortis, secondo cui si tratta “dell’ennesima conferma dell’assoluta salubrità del grano di importazione e del pieno rispetto delle normative comunitarie, tra le più severe al mondo, in materia di sicurezza alimentare e di presenza massima di contaminanti nei prodotti alimentari”.
LE PERPLESSITÀ: DALLE DIFFERENZE DI TRATTAMENTO AGLI ACCORDI COMMERCIALI – Rolando Manfredini sottolinea le differenze tra il grano italiano e quello canadese. Mentre il primo viene raccolto in estate, in piena maturazione, il secondo viene raccolto tra fine settembre e gli inizi di ottobre, in autunno quindi. “E viene fatto maturare artificialmente – aggiunge – ossia utilizzando un seccante, il glifosato, nella fase della pre-raccolta, sostanza che da noi è vietata. Questo espone la materia prima a valutazioni negative dal punto di vista della sicurezza alimentare”. E non è un caso se, proprio ieri, la Francia ha bandito il diserbante. Il premier Edouard Philippe, infatti, ha deciso che il glifosato verrà completamente vietato in Francia entro il 2022. “Questa è una delle ragioni – continua Manfredini – per cui aspettiamo che entri in vigore l’obbligo dell’indicazione di origine del riso e del grano per la pasta, che consentirà ai consumatori di sapere da dove viene la materia prima”. I due decreti ministeriali relativi sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale la scorsa estate, avviando una fase di 180 giorni per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema. L’obbligo definitivo scatterà il 16 febbraio per il riso e il 17 febbraio per la pasta. “Si tratta di una novità importante – spiega a ilfattoquotidiano.it Rolando Manfredini – perché al di là dei risultati delle analisi per noi c’è una grande differenza tra il grano italiano e quello canadese, in primis per quanto riguarda la metodologia di trattamenti”.
Ma l’Italia, e più in generale l’Europa, potrebbe trovarsi presto a dover affrontare un altro problema, quello degli effetti dell’applicazione del Ceta, l’accordo commerciale tra Unione europea e Canada, partita in via provvisoria il 21 settembre scorso. La scorsa settimana Greenpeace ha lanciato un allarme: “Se andasse a buon fine l’obiettivo dell’etichettatura di origine per il grano duro, che importiamo dal Canada in grandi quantità e la maggiore trasparenza sulla materia prima con cui viene fatta la pasta comportasse un calo delle vendite per il Paese esportatore di frumento, il Canada potrebbe anche chiedere un risarcimento all’Italia”. Anche per Coldiretti non si tratta di una evenienza remota: “Oltre alla possibilità di essere perseguibili, l’accordo bilaterale – conclude Manfredini – ci penalizzerà perché la produzioni tipica subirà la concorrenza sleale di prodotti di imitazione, liberalizzati per la prima volta”.
Ambiente & Veleni
Grano, per il ministero quello importato è sicuro. Coldiretti: “Ma per la maturazione viene usata una sostanza vietata in Italia”
Le analisi condotte dal dicastero della Salute soddisfano le associazioni che producono pasta : "Il frumento estero è sicuro, basta insinuazioni". Il responsabile sicurezza alimentare dei coltivatori diretti a ilfattoquotidiano.it: "Esito scontato, il problema è la metodologia dei trattamenti. Per questo aspettiamo che entri in vigore l’obbligo dell’indicazione di origine della materia prima sulle etichette, che consentirà ai consumatori di sapere da dove proviene ciò che mangiano"
Micotossine nel grano importato, i controlli del Ministero della Salute non rilevano irregolarità. E mentre Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta, sottolinea che “non c’è motivo di credere che il frumento estero non sia sicuro”, Coldiretti invita a una riflessione più approfondita. E conta i giorni che mancano per l’introduzione dell’obbligo in etichetta di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta. Queste analisi sono davvero rassicuranti o forniscono un dato miope dell’effettiva sicurezza della materia prima? “Ci sarebbe stato da preoccuparsi – spiega a ilfattoquotidiano.it Rolando Manfredini, responsabile sicurezza alimentare di Coldiretti – se i controlli avessero dato risultati diversi, ci fa piacere che non sono state rilevate irregolarità, ma questo non toglie che vi siano molte differenze tra il grano italiano e quello canadese”.
I RISULTATI DELLE ANALISI DEL MINISTERO – Il Piano nazionale ministeriale per il controllo delle micotossine è stato pubblicato il 18 settembre scorso e non ha rilevato irregolarità in alcun campione di grano importato tra quello analizzato. A rendere nota la notizia Aidepi e Italmopa, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria molitoria italiana a frumento tenero e a frumento duro. “Sono stati analizzati e risultati conformi ai controlli sulle micotossine (aflatossine, deossinivalenolo, ocratossina A, zearalenone) – spiegano le associazioni – sia i campioni di grano duro proveniente da Messico, Canada, Usa, Ucraina, sia quelli di grano tenero proveniente da Ucraina, Canada, Russia, Usa, Moldavia e Kazakhstan”. Tra l’altro, Aidepi ha ricordato come “le analisi sulle micotossine fanno seguito ai controlli, sempre realizzati dal Ministero della Salute, su pesticidi e fitofarmaci divulgati a giugno”. Anche in quel caso, nessun campione di grano duro era risultato fuorilegge. “La pasta è buona e sicura” ha dichiarato Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Aidepi, auspicando “che i dati allentino la tensione di questi ultimi mesi, frenando le insinuazioni e le accuse di chi, come Coldiretti, ha strumentalmente lanciato una campagna per screditare la qualità e la salubrità delle materie prime della pasta”.
Va da se che restano, comunque, alcune perplessità manifestate da tempo ormai tra gli addetti ai lavori. Una fra tutte riguarda proprio una delle micotossine per cui sono stati eseguiti i controlli, ossia il deossinivalenolo (don). Come spiegato in un’intervista a ilfattoquotidiano.it da Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, che da anni in laboratorio analizza le micotossine nel grano, “se assunto in minime quantità l’effetto del don può non comparire mai”. Ma in Italia come si può parlare di minime quantità quando si parla di pasta? È un fatto, poi, che il valore di don consentito è calcolato su una media europea di consumi “in cui il secondo paese consumatore di pasta è la Germania con circa 7,4 chilogrammi all’anno contro i 26 chili dell’italiano medio”.
LA GUERRA DEL GRANO – Per Aidepi proprio la ‘battaglia del grano’ e i presidi organizzati al porto di Bari, rischiano di danneggiare la competitività della filiera italiana del grano duro e della pasta. “Ogni nave che entra nel porto viene controllata – ha aggiunto Felicetti – Poi arrivano i controlli Ue, quelli delle autorità italiane, quelli dei molini, e infine quelli delle aziende pastaie. Che se non riconoscono come valido il prodotto lo rimandano indietro”. Si è detto per nulla sorpreso dei risultati delle analisi del ministero della Salute il presidente di Italmopa, Cosimo De Sortis, secondo cui si tratta “dell’ennesima conferma dell’assoluta salubrità del grano di importazione e del pieno rispetto delle normative comunitarie, tra le più severe al mondo, in materia di sicurezza alimentare e di presenza massima di contaminanti nei prodotti alimentari”.
LE PERPLESSITÀ: DALLE DIFFERENZE DI TRATTAMENTO AGLI ACCORDI COMMERCIALI – Rolando Manfredini sottolinea le differenze tra il grano italiano e quello canadese. Mentre il primo viene raccolto in estate, in piena maturazione, il secondo viene raccolto tra fine settembre e gli inizi di ottobre, in autunno quindi. “E viene fatto maturare artificialmente – aggiunge – ossia utilizzando un seccante, il glifosato, nella fase della pre-raccolta, sostanza che da noi è vietata. Questo espone la materia prima a valutazioni negative dal punto di vista della sicurezza alimentare”. E non è un caso se, proprio ieri, la Francia ha bandito il diserbante. Il premier Edouard Philippe, infatti, ha deciso che il glifosato verrà completamente vietato in Francia entro il 2022. “Questa è una delle ragioni – continua Manfredini – per cui aspettiamo che entri in vigore l’obbligo dell’indicazione di origine del riso e del grano per la pasta, che consentirà ai consumatori di sapere da dove viene la materia prima”. I due decreti ministeriali relativi sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale la scorsa estate, avviando una fase di 180 giorni per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema. L’obbligo definitivo scatterà il 16 febbraio per il riso e il 17 febbraio per la pasta. “Si tratta di una novità importante – spiega a ilfattoquotidiano.it Rolando Manfredini – perché al di là dei risultati delle analisi per noi c’è una grande differenza tra il grano italiano e quello canadese, in primis per quanto riguarda la metodologia di trattamenti”.
Ma l’Italia, e più in generale l’Europa, potrebbe trovarsi presto a dover affrontare un altro problema, quello degli effetti dell’applicazione del Ceta, l’accordo commerciale tra Unione europea e Canada, partita in via provvisoria il 21 settembre scorso. La scorsa settimana Greenpeace ha lanciato un allarme: “Se andasse a buon fine l’obiettivo dell’etichettatura di origine per il grano duro, che importiamo dal Canada in grandi quantità e la maggiore trasparenza sulla materia prima con cui viene fatta la pasta comportasse un calo delle vendite per il Paese esportatore di frumento, il Canada potrebbe anche chiedere un risarcimento all’Italia”. Anche per Coldiretti non si tratta di una evenienza remota: “Oltre alla possibilità di essere perseguibili, l’accordo bilaterale – conclude Manfredini – ci penalizzerà perché la produzioni tipica subirà la concorrenza sleale di prodotti di imitazione, liberalizzati per la prima volta”.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
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I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
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Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.