C’era da aspettarselo ed è successo: davanti ai cancelli dell’hub Sda di Milano, bloccati da giorni dai picchetti organizzati dal sindacato Si Cobas, lunedì notte intorno alle 22 ci sono stati scontri violenti. Da una parte gli aderenti al sindacato di base a difesa del blocco dei cancelli, dall’altra gente scesa da una settantina di furgoni arrivati da mezza Italia, ma soprattutto da Napoli, Salerno e Roma con l’intenzione precisa di forzare i picchetti per consentire che dai magazzini riprendano ad uscire i 150mila pacchi che sono come sequestrati da settimane. Ci sono state coltellate e ci sono stati feriti tra chi stava partecipando ai picchetti. Uno, appunto, per un colpo di coltello. Un altro è rimasto a terra con una gamba fratturata. La polizia è arrivata a cose fatte e non ha potuto fare molto di più che constatare ciò che era ampiamente prevedibile. E cioè che la vertenza Sda sta degenerando in una bruttissima guerra tra poveri.
Sullo sfondo ci sono le sorti della stessa azienda Sda, interamente posseduta dalle Poste e che da anni perde a rotta di collo nel settore della consegna dei pacchi, dove invece con l’esplosione dell’e-commerce tutti gli altri guadagnano. Il futuro è fosco: nel primo semestre dell’anno ha accumulato un’ulteriore perdita di 10 milioni di euro e ora, in seguito alla vertenza innescata dal Si Cobas, sta rinunciando a circa il 40% del suo mercato. La possibilità che le Poste decidano di chiuderla definitivamente non è affatto campata in aria. Proprio con l’intenzione di fare chiarezza su questo aspetto certo non secondario, il senatore del Pd Stefano Esposito ha chiesto alla Commissione trasporti di sentire subito in audizione i dirigenti della società statale.
La vertenza Sda ha innescato un conflitto aspro non solo con l’azienda, ma anche tra i lavoratori. Il Si Cobas guidato da Aldo Milani sta attaccando Sda a testa bassa, mettendosi in forte competizione con un altro sindacato di base, il Sol Cobas guidato da Fabio Zerbini, ex collega di Milani. E andando anche contro i sindacati confederali e la maggioranza dei circa 300 lavoratori dell’hub milanese costretta a girarsi i pollici a causa dei picchetti ai cancelli. Chi però si sente più danneggiato dalla lotta intransigente del sindacato di Milani, sono le centinaia e centinaia di corrieri sparsi in tutta Italia che fanno le consegne per conto di Sda e che da settimane sono costretti a rimanere inattivi. Restare fermi per loro significa non incassare un euro ed è quindi comprensibile che gli animi si accendano.
E’ stata concertata proprio dai piccoli corrieri l’azione di lunedì notte contro i picchettatori Cobas di Milano. Un’avvisaglia degli scontri c’era stata sabato mattina durante un’assemblea di lavoratori Sda organizzata dalla Cgil di Roma nella sede di piazza Vittorio, a cui avevano partecipato anche dirigenti dell’azienda postale. In quell’occasione era emerso il fortissimo malumore dei lavoratori e dei corrieri per i picchetti a Milano. Era evidente che prima o poi da qualche parte il malumore sarebbe sfociato in qualche cosa di più grave. E così infatti è successo.
Il settore degli appalti e dei corrieri per la consegna dei pacchi sta diventando una polveriera sociale. In Italia intorno a questo mondo gravitano circa un milione di persone, moltissimi gli immigrati, dagli eitrei ai marocchini, che stanno diventando la nuova forza lavoro del facchinaggio e della distribuzione. Imperversano il lavoro nero e l’evasione fiscale, mentre è abbastanza frequente che ai lavoratori non vengano pagati i contributi di legge. Fenomeni di infiltrazione criminale sono sempre più evidenti, come spiega al Fattoquotidiano.it Rocco Lamparelli che è stato segretario Cgil di Roma e Lazio del settore e ora si occupa delle stesse questioni per il Pd: “E’ un ambiente con un alto tasso di penetrazione criminale sempre più evidente, con tendenze espansive”.