Per loro il terremoto era diventato un modo per guadagnare. C’era chi aveva sfruttato una seconda proprietà trasformandola nella sua abitazione abituale e chi invece approfittava della generosità degli italiani invitando a donare alle persone colpite dal sisma, salvo rivendere su piattaforme on-line la merce raccolta. I primi, circa 120 persone, tra cui molti romani, sono stati incastrati dalla Procura di Rieti che si appresta a chiudere le indagini chiedendo il processo per truffa e falso. Le seconde, due donne ascolane, sono state incastrate dalla Guardia di finanza.
I rimborsi non dovuti – L’inchiesta della magistratura reatina va avanti da mesi ed è arrivata alle battute finali, come preannunciato dal procuratore Giuseppe Saieva. A rischiare il processo sono più di cento persone che hanno cambiato la loro residenza nei giorni successivi alle scosse che colpirono Amatrice e Accumoli nell’agosto 2016. Una ‘furbata’ per provare a incassare il Cas, contributo autonoma sistemazione: una somma mensile variabile dai 240 ai 900 euro che la Protezione civile ha erogato a chi si è visto costretto a trovare una sistemazione alternativa dopo la distruzione della propria casa a causa del sisma che colpì il centro Italia.
La segnalazione dei sindaci – Ma, sostiene la procura, molte richieste sono pervenute da persone – in tanti casi romani – che avevano sì una casa danneggiata nei paesi distrutti dalle scosse, ma si trattava di un’abitazione per la villeggiatura estiva. Nessuna residenza fissa, almeno fino al terremoto. Solo dopo c’era stata una corsa per compilare i documenti che attestavano l’avvenuto trasferimento nei centri: fasullo, sostiene il procuratore di Rieti, e buono solo per intascare i Cas. I controlli sono partiti dall’evidente sproporzione tra il numero dei residenti e le domande pervenute ai sindaci, che hanno allertato i magistrati. Solo per le ‘carte false’ presentate nei due centri più colpiti dal sisma, rischiano l’imputazione per truffa e falso in 120.
Verifiche anche in altri centri – Ma il problema è molto più esteso e si era presentato anche dopo il terremoto de L’Aquila e in Emilia. Per quanto riguarda il sisma dell’agosto 2016, tocca anche altri comuni e prende altre forme, come aveva raccontato ilfattoquotidiano.it a luglio, coinvolgendo migliaia di persone. Non c’è infatti solo chi si spaccia per residente senza esserlo, ma anche chi continua a vivere in appartamenti dichiarati inagibili affermando d’essere sfollato e chi “ingrossa” il proprio nucleo famigliare includendo figli che studiano all’estero e genitori anziani che vivono in case di riposo per intascare un rimborso maggiore.
Le ‘sciacalle’ di Ascoli – E nei mesi successivi al terremoto c’è stato anche chi abitando nel cratere sismico era riuscito a ideare una truffa cavalcando la generosità degli italiani. Due donne di Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno, avevano creato un gruppo Facebook attraverso il quale raccoglievano giocattoli, coperte, medicinali e altre donazioni in favore dei terremotati. Ma invece di girarle effettivamente agli sfollati laziali, marchigiani e umbri, le rivendevano su due note piattaforme di e-commerce. Le due sciacalle sono state incastrate e denunciate dalla Guardia di finanza che ha provveduto a recuperare il materiale illecitamente raccolto e a donarlo alla Caritas di Ascoli.