Quale sarà la legge elettorale alle prossime Politiche non è sicuro. E’ certo, invece, che non sarà una coalizione a guidare il governo. Neanche con il Rosatellum – che prevede le alleanze, anche se in modo blando – ci sarebbe infatti una maggioranza sufficiente per sostenere un esecutivo. La proiezione è stata elaborata dall’istituto Tecnè per il TgCom24 che ha lavorato con le possibili coalizioni attuali, quindi Pd e Ap, Forza Italia con Lega e Fratelli d’Italia, la sinistra da Pisapia a Fratoianni passando per Bersani e ovviamente il M5s che rifiuta le alleanze. Come si vede dalla tabella il centrodestra – che è dato in vantaggio in tutti i sondaggi – al massimo può arrivare a 266 seggi. Pd-Ap non supera i 174, mentre a fronte dei 169 deputati che raccoglierebbero i Cinquestelle, ci sarebbero 17 parlamentari di Mdp–Sinistra Italiana–Campo Progressista. Quello che è interessante è che non cambierebbe quasi nulla rispetto ai risultati di una legge proporzionale pura, com’è quella vigente dopo che l’Italicum è stato “disarmato” del ballottaggio. A dimostrazione che la correzione “maggioritaria” venduta da chi sostiene il Rosatellum è quasi insignificante e non fa quello che dovrebbe, cioè dare una maggioranza, almeno con le coalizioni.
Tecnè prova infatti anche con un altro scenario, cioè le coalizioni classiche centrosinistra e centrodestra. Ma l’esito è lo stesso: il centrodestra (con Alfano) non va oltre i 261 seggi (gliene mancherebbero quindi una sessantina), mentre il centrosinistra si fermerebbe a 228.
Secondo Tecnè il primo partito attualmente è il Pd, di mezzo punto in vantaggio sul M5s, che in una settimana perdono quasi un punto. Entrambi i partiti sono sotto al 27 per cento, quindi il 40 per cento necessario per ottenere un premio di maggioranza – nonostante le garanzie e i pronostici degli uni e degli altri – si vede solo col cannocchiale. In questa rilevazione è Forza Italia a superare la Lega Nord: i berlusconiani sono ritenuti più forti rispetto alle analisi di altri istituti e sfiorano il 16 per cento.
Interessante vedere come cambiano i temi prioritari per gli elettori di ciascuna area politica. Per l’elettorato di sinistra e per quello del M5s il pensiero principale è alla disoccupazione, per i sostenitori del centrodestra la precedenza dev’essere data all’immigrazione, mentre per gli elettori del Pd e di Ap il pallino è sulle tasse troppo alte. Alcune curiosità: nonostante sia i governi di Berlusconi sia quello di Renzi abbiano messo mano a riforme della Pubblica Amministrazione per i loro elettori è l’ultima cosa a cui si deve pensare. Lo stesso paradosso vale per i Cinquestelle, spesso in prima fila nelle battaglie di trasparenza nel pubblico. Curioso allo stesso modo che la tutela dell’ambiente finisca in coda alle priorità degli elettori dell’area di sinistra che comprende gli ex di Sel e Pisapia che spesso fa riferimenti agli ambientalisti.
Leggermente diversi i risultati del sondaggio settimanale di Index Research per PiazzaPulita, La7. Qui, infatti, il Movimento Cinque Stelle viene dato ancora in prima posizione e in leggera ripresa rispetto alla settimana scorsa. Sia il M5s sia il Pd, comunque, restano sotto al 27 per cento. L’analisi conferma che la prima coalizione è ancora largamente quella di centrodestra che oggi sfonderebbe quota 34 per cento. Nel dettaglio per Index il battistrada tra i partiti resta il M5s con il 26,8 per cento, con un lieve aumento rispetto alla settimana scorsa (+0,3), segue il Pd con il 25,1 (stabile). A seguire la Lega Nord che sfiora il 15 (14,8) e Forza Italia che supera il 14 (14,1). Poco sopra il 5 i Fratelli d’Italia.
Index ha misurato anche la fiducia nei leader: tra i capi di partito quello con il più alto gradimento resta Matteo Renzi, che precede di due punti Luigi Di Maio. Terzo Matteo Salvini in leggero calo ma comunque in vantaggio rispetto a Silvio Berlusconi. Tra i ministri del governo Gentiloni è il titolare degli Affari interni, Marco Minniti, a essere il più apprezzato (33 per cento di popolarità). Sul podio il ministro della Cultura Dario Franceschini (32 per cento) e il Guardasigilli Andrea Orlando (29%). Seguono Delrio al 28 e Padoan al 26. Le ultime posizioni sono per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quello degli Esteri Angelino Alfano e la collega dell’Istruzione Valeria Fedeli (tutti al 12) e infine, ultimo, Luca Lotti (10 per cento).