Ieri l’arresto perché secondo le autorità brasiliane stava scappando in Bolivia, oggi Cesare Battisti, ex membro Proletari armati per il comunismo, dice di non temere l’estradizione in quanto “protetto dall’asilo”. L’ex terrorista è stato condannato in Italia all’ergastolo per quattro omicidi: sentenza emessa in contumacia e diventata definitiva nel 1993. Battisti, fuggito prima in Francia, è in Brasile dal 2004: qui fu arrestato nel 2007 e l’Italia ne chiese l’estradizione. Nel 2009 la Corte suprema brasiliana aveva autorizzato l’estradizione, ma si trattava di una decisione non vincolante, che lasciava l’ultima parola al capo dello Stato. L’allora presidente brasiliano Luiz Iñacio Lula da Silva, nel suo ultimo giorno di mandato il 31 dicembre del 2010, negò l’estradizione concedendo a Battisti lo status di rifugiato politico. Una decisione che ora può essere annullata da Temer. Battisti alla polizia federale, si legge sul sito del quotidiano ‘Estadao’, ha detto di “non temere di essere estradato in Italia”, perché si sente “protetto” dal decreto di Lula, che gli ha concesso un “visto permanente”. Oltre a ciò Battisti ha sostenuto che un decreto presidenziale non può essere rivisto dopo cinque anni, e che la decisione di Lula di concedergli l’asilo politico è avvenuta oltre cinque anni fa. Battisti ha dichiarato che si trovava a Corumbà per “pescare e fare shopping“, nella sua macchina stava trasportando parecchio denaro in contante. L’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) era in auto insieme a Vanderlei Lima Silva e Paulo Neto Ferreira de Almeida, che ha definito suoi amici di vecchia data.
La richiesta del ministero degli Esteri per l’estradizione
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano, nei mesi scorsi, ha dato mandato all’ambasciatore italiano in Brasile di richiedere formalmente, secondo quanto apprende l’Ansa, alle autorità brasiliane di riavviare le procedure per estradare Battisti in Italia e di rivedere dunque la decisione presidenziale di non consegnare il terrorista alle autorità italiane. L’estradizione di Cesare Battisti ” è possibile” secondo il ministro della Giustizia. Orlando ha spiegato che “sono stati fatti tutti i passaggi necessari” presso le autorità politiche e giurisdizionali, ma dopo l’ultimo arresto dell’ex militante dei Pac ne verranno fatti altri. “L’Italia è fortemente determinata a far si che Battisti sconti la pena, e la sconti nel nostro paese. È questo un modo per restituire, almeno in parte, quanto è stato tolto al nostro paese e ai familiari delle vittime”.
Torreggiani: “Scappava per evitare l’estradizione”
“Battisti è stato arrestato mentre scappava per evitare estradizione, non credo ci possa essere un giudice talmente beota da non comprendere questa cosa. Finora la responsabilità dell’Italia è stata quella di ragionare sul piano filosofico-politico anziché penale” ha detto Alberto Torregiani, figlio del gioiellierei ucciso nel 1979 durante una rapina organizzata da Cesare Battisti, ai microfoni di Radio Cusano Campus. Per l’arresto di Battisti, ha aggiunto, “non c’è nulla da festeggiare, è un nuovo passaggio di questa battaglia interminabile. Magari siamo alla volta buona, questi due governi sono nelle condizioni di dare giustizia alle vittime. Il timore è che si faccia tanto clamore per qualche giorno, qualche settimana e poi si trovi sempre un cavillo per bloccare quello che deve essere fatto: estradizione e condanna”. “Quello che finora ha bloccato tutto – ha proseguito – è la mancanza di buonsenso, di correttezza. Battisti si è sporcato di 4 omicidi ed ha 3 ergastoli per cui non vedo perchè un giudice si debba attaccare a dei cavilli per difendere quello che è indifendibile”. “La responsabilità dell’Italia – ha aggiunto ancora – è la poca determinazione, ha preso sottogamba la questione, doveva essere più decisa nell’ottenere un risultato che avrebbe dato lustro al Paese per la sua operatività. Sono state accettate le condizioni della Francia e poi quelle del Brasile. Sono stati fatti ragionamenti filosofico-politici che non hanno nulla a che vedere con il penale”.
Nel 2011 disse: “Pentimento è una parola che non mi piace”
In una intervista all’Ansa (“perdono” per le vittime degli attentati) nel 2011 l’ex militante dei Pac ammise le proprie “responsabilità politiche”, precisando però di escludere del tutto quelle “dirette” e alla parola pentimento rispose: “È una parola che non mi piace, è una ipocrisia, è sinonimo di delazione, è legata alla religione”. Non mancò una critica alla lotta armata. “Alla luce di oggi, illudersi che si potessero cambiare le cose in Italia così è stato un errore“, ammise, difendendo d’altro lato le sue fughe all’estero, dalla Francia, al Messico, al Brasile: altrimenti, disse, “avrei rischiato di pagare con l’ergastolo in Italia delitti che non ho mai commesso”. “Mi porto dentro l’Italia del passato, quella che ancora sognava, un paese che lottava per la giustizia”, aggiunse ricordando che era “stato trattato come il mostro da sbattere in prima pagina”.
Mondo
Cesare Battisti arrestato: “Non temo l’estradizione, sono protetto dall’asilo”
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano, nei mesi scorsi, ha dato mandato all’ambasciatore italiano in Brasile di richiedere formalmente, secondo quanto apprende l'Ansa, alle autorità brasiliane di riavviare le procedure per l'estradizione. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando: "L'Italia è fortemente determinata a far si che Battisti sconti la pena"
Ieri l’arresto perché secondo le autorità brasiliane stava scappando in Bolivia, oggi Cesare Battisti, ex membro Proletari armati per il comunismo, dice di non temere l’estradizione in quanto “protetto dall’asilo”. L’ex terrorista è stato condannato in Italia all’ergastolo per quattro omicidi: sentenza emessa in contumacia e diventata definitiva nel 1993. Battisti, fuggito prima in Francia, è in Brasile dal 2004: qui fu arrestato nel 2007 e l’Italia ne chiese l’estradizione. Nel 2009 la Corte suprema brasiliana aveva autorizzato l’estradizione, ma si trattava di una decisione non vincolante, che lasciava l’ultima parola al capo dello Stato. L’allora presidente brasiliano Luiz Iñacio Lula da Silva, nel suo ultimo giorno di mandato il 31 dicembre del 2010, negò l’estradizione concedendo a Battisti lo status di rifugiato politico. Una decisione che ora può essere annullata da Temer. Battisti alla polizia federale, si legge sul sito del quotidiano ‘Estadao’, ha detto di “non temere di essere estradato in Italia”, perché si sente “protetto” dal decreto di Lula, che gli ha concesso un “visto permanente”. Oltre a ciò Battisti ha sostenuto che un decreto presidenziale non può essere rivisto dopo cinque anni, e che la decisione di Lula di concedergli l’asilo politico è avvenuta oltre cinque anni fa. Battisti ha dichiarato che si trovava a Corumbà per “pescare e fare shopping“, nella sua macchina stava trasportando parecchio denaro in contante. L’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) era in auto insieme a Vanderlei Lima Silva e Paulo Neto Ferreira de Almeida, che ha definito suoi amici di vecchia data.
La richiesta del ministero degli Esteri per l’estradizione
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano, nei mesi scorsi, ha dato mandato all’ambasciatore italiano in Brasile di richiedere formalmente, secondo quanto apprende l’Ansa, alle autorità brasiliane di riavviare le procedure per estradare Battisti in Italia e di rivedere dunque la decisione presidenziale di non consegnare il terrorista alle autorità italiane. L’estradizione di Cesare Battisti ” è possibile” secondo il ministro della Giustizia. Orlando ha spiegato che “sono stati fatti tutti i passaggi necessari” presso le autorità politiche e giurisdizionali, ma dopo l’ultimo arresto dell’ex militante dei Pac ne verranno fatti altri. “L’Italia è fortemente determinata a far si che Battisti sconti la pena, e la sconti nel nostro paese. È questo un modo per restituire, almeno in parte, quanto è stato tolto al nostro paese e ai familiari delle vittime”.
Torreggiani: “Scappava per evitare l’estradizione”
“Battisti è stato arrestato mentre scappava per evitare estradizione, non credo ci possa essere un giudice talmente beota da non comprendere questa cosa. Finora la responsabilità dell’Italia è stata quella di ragionare sul piano filosofico-politico anziché penale” ha detto Alberto Torregiani, figlio del gioiellierei ucciso nel 1979 durante una rapina organizzata da Cesare Battisti, ai microfoni di Radio Cusano Campus. Per l’arresto di Battisti, ha aggiunto, “non c’è nulla da festeggiare, è un nuovo passaggio di questa battaglia interminabile. Magari siamo alla volta buona, questi due governi sono nelle condizioni di dare giustizia alle vittime. Il timore è che si faccia tanto clamore per qualche giorno, qualche settimana e poi si trovi sempre un cavillo per bloccare quello che deve essere fatto: estradizione e condanna”. “Quello che finora ha bloccato tutto – ha proseguito – è la mancanza di buonsenso, di correttezza. Battisti si è sporcato di 4 omicidi ed ha 3 ergastoli per cui non vedo perchè un giudice si debba attaccare a dei cavilli per difendere quello che è indifendibile”. “La responsabilità dell’Italia – ha aggiunto ancora – è la poca determinazione, ha preso sottogamba la questione, doveva essere più decisa nell’ottenere un risultato che avrebbe dato lustro al Paese per la sua operatività. Sono state accettate le condizioni della Francia e poi quelle del Brasile. Sono stati fatti ragionamenti filosofico-politici che non hanno nulla a che vedere con il penale”.
Nel 2011 disse: “Pentimento è una parola che non mi piace”
In una intervista all’Ansa (“perdono” per le vittime degli attentati) nel 2011 l’ex militante dei Pac ammise le proprie “responsabilità politiche”, precisando però di escludere del tutto quelle “dirette” e alla parola pentimento rispose: “È una parola che non mi piace, è una ipocrisia, è sinonimo di delazione, è legata alla religione”. Non mancò una critica alla lotta armata. “Alla luce di oggi, illudersi che si potessero cambiare le cose in Italia così è stato un errore“, ammise, difendendo d’altro lato le sue fughe all’estero, dalla Francia, al Messico, al Brasile: altrimenti, disse, “avrei rischiato di pagare con l’ergastolo in Italia delitti che non ho mai commesso”. “Mi porto dentro l’Italia del passato, quella che ancora sognava, un paese che lottava per la giustizia”, aggiunse ricordando che era “stato trattato come il mostro da sbattere in prima pagina”.
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.