Carlo Russo e Tiziano Renzi non avrebbero fatto pressioni su Luigi Marroni per favorire le imprese di Alfredo Romeo. È quello che sostiene il settimanale Espresso in un’anticipazione dell’edizione in edicola domenica. Com’è noto il padre di Matteo Renzi e il suo amico imprenditore Carlo Russo sono indagati per concorso in traffico d’influenze nell’inchiesta Consip. L’ipotesi degli inquirenti è che l’imprenditore napoletano avrebbe concordato con Russo la cifra da dare a un soggetto. Un numero e un’iniziale appuntati su un foglio (poi sequestrato): c’è scritto “30 mila euro a T.”. Per gli investigatori era un indizio che suggeriva come Romeo avesse già suggellato un patto con l’imprenditore toscano per ottenere l’appoggio di Renzi senior nei rapporti con la Consip.
Durante i suoi due interrogatori davanti ai pm di Napoli, Marroni ha detto di “non ricordare il nome” della società riferibile a Russo. L’espresso però racconta che l’ex ad di Consip, interrogato dalla procura di Roma (che ha ereditato l’inchiesta per competenza), ha specificato come Russo non gli avesse mai fatto pressioni per favorire le imprese di Romeo. Al contrario spingeva per quelle del gruppo concorrente, guidato dalla francese Cofely. Società che secondo lo stesso manager era “nel cuore” del deputato di Ala Ignazio Abrignani e, soprattutto, del suo leader, cioè il senatore Denis Verdini. Fino a questo momento, però, sottolinea il settimanale, non sono emersi contatti tra Russo e il raggruppamento concorrente a Romeo. A questo punto resta da capire perché l’imprenditore amico dei Renzi abbia offerto i propri servigi a Romeo (utilizzando anche il cognome pesante del padre del segretario del Pd) se nel frattempo spingeva per il gruppo caro a Verdini.