Marcello Dell’Utri non ha diritto a usufruire del beneficio della liberazione anticipata per la “gravità” del reato commesso, cioè il concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha deciso la corte di Cassazione, che ha giudicato corretto il parere contrario alla scarcerazione dell’ex senatore di Forza Italia emesso dal 14 febbraio 2017 dal tribunale di Sorveglianza di Bologna: all’epoca, infatti, Dell’Utri era detenuto in Emilia Romagna, nel carcere di Parma, mentre adesso è ospite del penitenziario romano di Rebibbia. Dove dovrà rimanere ancora un po’.
“Concorso esterno non è creazione giurisprudenziale” – Sottoscrivendo quel pollice verso sulla sua liberazione dei giudici emiliani, infatti, adesso gli ermellini mettono nero su bianco un principio fondamentale: il concorso esterno è un reato escluso dall’ottenimento di sconti di pena. Ad avviso della Suprema corte, quindi, “correttamente” i magistrati di Bologna hanno ricordato che “la fattispecie di concorso esterno in associazione di tipo mafioso non costituisce un istituto di creazione giurisprudenziale bensì è conseguenza della generale funzione incriminatrice dell’art.110 c.p., che trova applicazione al predetto reato associativo qualora un soggetto, pur non stabilmente inserito nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce alla stessa un contributo volontario, consapevole, concreto e specifico, che si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione”. Per queste ragioni la Cassazione ha “escluso” che il concorso esterno di tipo mafioso possa rientrare tra i reati per i quali l’ordinamento penitenziario consente benefici.
Il caso Contrada – Un’analisi fondamentale visto che proprio il concorso esterno è stato per mesi al centro di un’infuocato dibattito politico-giudiziario. Nel luglio scorso, infatti, la stessa Cassazione aveva dovuto revocare la condanna a dieci anni inflitta a Bruno Contrada nel 2006 proprio per concorso esterno. Il motivo? L’ormai celebre decisione della Corte Europea dei diritti umani che aveva condannato l’Italia a risarcire l’ex superpoliziotto. Era l’aprile del 2015 quando i giudici di Strasburgo avevano stabilito che l’ex superpoliziotto non andava condannato per concorso esterno perché all’epoca dei fatti contestati (che vanno dal 1979 al 1988) il reato “non era sufficientemente chiaro“. Lo sarebbe diventato solo nel 1994 con la sentenza Demitry, che tipizzava per la prima volta quella inedita fattispecie nata dall’unione dell’articolo 110 (concorso) e 416 bis (associazione mafiosa) del codice penale. A “inventarsi” quel reato al tempo del pool antimafia di Palermo era stato Giovanni Falcone: occorreva un modo, infatti, per perseguire i colletti bianchi che contribuiscono continuativamente alla crescita dell’associazione mafiosa senza mai farne parte a livello organico.
L’errore dei giuristi italiani – Per i giudici di Strasburgo, però, il caso Contrada violava il principio giuridico contenuto nell’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani. “Nulla poena sine lege”: nessuna pena senza una legge che la preveda. Un principio che la Cedu ha potuto far valere solo grazie a un errore dei rappresentati dello Stato Italiano, i giuristi Ersilia Spatafora e Paola Accardo. Tra le loro osservazioni, infatti, i due rappresentanti del nostro ministero degli Esteri non hanno obiettato nulla sulla premessa dei giudici di Strasburgo, che definivano il concorso esterno come “creazione della giurisprudenza“. E invece il reato di concorso esterno ha “un’origine normativa“, perché scaturisce dalla combinazionetra la norma incriminatrice (l’articolo 416 bis) e l’articolo 110 che prevede il concorso nei i vari reati. Senza quella contestazione di merito, quindi, la Cedu ha potuto facilmente condannare l’Italia per il caso Contrada ravvisando la violazione dell’articolo 7 della Convenzione Europea. Una sentenza che ha fatto esultare non solo l’ex superpoliziotto, ma anche una serie di colletti bianchi condannati per concorso esterno alle associazioni criminali: gli stessi legali di Dell’Utri hanno subito preso carta e penna per fare ricorso a Strasburgo.
Il legale: “Battaglia per farlo uscire continua” – E invece, adesso, la Cassazione ci tiene a sottolineare ancora una volta come il concorso esterno non abbia un’origine giurisprudenziale. “Ha rigettato la nostra richiesta ritenendo che il beneficio della liberazione anticipata allargata non può essere applicato ai condannati per concorso esterno in associazione mafiosa, reato incluso nel catalogo dell’articolo 4-bis dell’ordinamento penitenziario e ritenuto di particolare gravità quindi fuori da sconti di pena”, spiega l’avvocato Giuseppe Di Peri, uno degli storici legali di Dell’Utri. Arrestato in Libano nel maggio del 2014 – dove era latitante – Dell’Utri era stato condotto nel carcere di Parma doveva aveva scontato il primo anno di detenzione. Poi nel maggio del 2016 è stato trasferito a Roma per motivi di salute. Al momento – spiega sempre l’avvocato Di Peri – ma “soffre di una condizione di salute pesante, che non può convivere con il sistema carcerario”.
I domiciliari per motivi di salute – La battaglia per farlo uscire dal carcere, conclude il legale, “non finisce qui, perché il concorso esterno è sicuramente diverso da chi invece pratica pienamente l’associazione mafiosa”. Come documentato dal fattoquotidiano.it, infatti, oltre al ricorso alla Cedu tra le freccie all’arco di Dell’Utri c’è anche la concessione degli arresti domiciliari per motivi di salute. Il 10 maggio scorso il medico dell’istituto di pena romano aveva deliniato in una relazione del 10 maggio scorso un quadro clinico “non compatibile” con il regime carcerario. Nel luglio scorso, quindi, il Tribunale di sorveglianza di Roma ha deciso di sottoporre Dell’Utri a una nuova perizia medica. La nuova relazione dovrà stabilire se le condizioni dell’ex senatore sono compatibili con il regime carcerario. L’incarico è stato affidato l’8 agosto scorso ma ci vorranno settimane per avere un nuovo esito.
Cosa Nostra
Marcello Dell’Utri, “il concorso esterno è un reato grave”: il no della Cassazione alla liberazione anticipata
La Suprema corte ha giudicato corretto il parere contrario alla scarcerazione emesso il 14 febbraio 2017 dal tribunale di Sorveglianza di Bologna, quando l'ex senatore di Forza Italia era ancora detenuto in Emilia-Romagna. Una sentenza fondamentale visto che gli ermellini considerano il reato "conseguenza della generale funzione incriminatrice dell’art.110 c.p." e non "creazione giurisprudenziale". Smentita, dunque, l'interpretazione della Cedu sul caso Contrada
Marcello Dell’Utri non ha diritto a usufruire del beneficio della liberazione anticipata per la “gravità” del reato commesso, cioè il concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha deciso la corte di Cassazione, che ha giudicato corretto il parere contrario alla scarcerazione dell’ex senatore di Forza Italia emesso dal 14 febbraio 2017 dal tribunale di Sorveglianza di Bologna: all’epoca, infatti, Dell’Utri era detenuto in Emilia Romagna, nel carcere di Parma, mentre adesso è ospite del penitenziario romano di Rebibbia. Dove dovrà rimanere ancora un po’.
“Concorso esterno non è creazione giurisprudenziale” – Sottoscrivendo quel pollice verso sulla sua liberazione dei giudici emiliani, infatti, adesso gli ermellini mettono nero su bianco un principio fondamentale: il concorso esterno è un reato escluso dall’ottenimento di sconti di pena. Ad avviso della Suprema corte, quindi, “correttamente” i magistrati di Bologna hanno ricordato che “la fattispecie di concorso esterno in associazione di tipo mafioso non costituisce un istituto di creazione giurisprudenziale bensì è conseguenza della generale funzione incriminatrice dell’art.110 c.p., che trova applicazione al predetto reato associativo qualora un soggetto, pur non stabilmente inserito nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce alla stessa un contributo volontario, consapevole, concreto e specifico, che si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione”. Per queste ragioni la Cassazione ha “escluso” che il concorso esterno di tipo mafioso possa rientrare tra i reati per i quali l’ordinamento penitenziario consente benefici.
Il caso Contrada – Un’analisi fondamentale visto che proprio il concorso esterno è stato per mesi al centro di un’infuocato dibattito politico-giudiziario. Nel luglio scorso, infatti, la stessa Cassazione aveva dovuto revocare la condanna a dieci anni inflitta a Bruno Contrada nel 2006 proprio per concorso esterno. Il motivo? L’ormai celebre decisione della Corte Europea dei diritti umani che aveva condannato l’Italia a risarcire l’ex superpoliziotto. Era l’aprile del 2015 quando i giudici di Strasburgo avevano stabilito che l’ex superpoliziotto non andava condannato per concorso esterno perché all’epoca dei fatti contestati (che vanno dal 1979 al 1988) il reato “non era sufficientemente chiaro“. Lo sarebbe diventato solo nel 1994 con la sentenza Demitry, che tipizzava per la prima volta quella inedita fattispecie nata dall’unione dell’articolo 110 (concorso) e 416 bis (associazione mafiosa) del codice penale. A “inventarsi” quel reato al tempo del pool antimafia di Palermo era stato Giovanni Falcone: occorreva un modo, infatti, per perseguire i colletti bianchi che contribuiscono continuativamente alla crescita dell’associazione mafiosa senza mai farne parte a livello organico.
L’errore dei giuristi italiani – Per i giudici di Strasburgo, però, il caso Contrada violava il principio giuridico contenuto nell’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani. “Nulla poena sine lege”: nessuna pena senza una legge che la preveda. Un principio che la Cedu ha potuto far valere solo grazie a un errore dei rappresentati dello Stato Italiano, i giuristi Ersilia Spatafora e Paola Accardo. Tra le loro osservazioni, infatti, i due rappresentanti del nostro ministero degli Esteri non hanno obiettato nulla sulla premessa dei giudici di Strasburgo, che definivano il concorso esterno come “creazione della giurisprudenza“. E invece il reato di concorso esterno ha “un’origine normativa“, perché scaturisce dalla combinazionetra la norma incriminatrice (l’articolo 416 bis) e l’articolo 110 che prevede il concorso nei i vari reati. Senza quella contestazione di merito, quindi, la Cedu ha potuto facilmente condannare l’Italia per il caso Contrada ravvisando la violazione dell’articolo 7 della Convenzione Europea. Una sentenza che ha fatto esultare non solo l’ex superpoliziotto, ma anche una serie di colletti bianchi condannati per concorso esterno alle associazioni criminali: gli stessi legali di Dell’Utri hanno subito preso carta e penna per fare ricorso a Strasburgo.
Il legale: “Battaglia per farlo uscire continua” – E invece, adesso, la Cassazione ci tiene a sottolineare ancora una volta come il concorso esterno non abbia un’origine giurisprudenziale. “Ha rigettato la nostra richiesta ritenendo che il beneficio della liberazione anticipata allargata non può essere applicato ai condannati per concorso esterno in associazione mafiosa, reato incluso nel catalogo dell’articolo 4-bis dell’ordinamento penitenziario e ritenuto di particolare gravità quindi fuori da sconti di pena”, spiega l’avvocato Giuseppe Di Peri, uno degli storici legali di Dell’Utri. Arrestato in Libano nel maggio del 2014 – dove era latitante – Dell’Utri era stato condotto nel carcere di Parma doveva aveva scontato il primo anno di detenzione. Poi nel maggio del 2016 è stato trasferito a Roma per motivi di salute. Al momento – spiega sempre l’avvocato Di Peri – ma “soffre di una condizione di salute pesante, che non può convivere con il sistema carcerario”.
I domiciliari per motivi di salute – La battaglia per farlo uscire dal carcere, conclude il legale, “non finisce qui, perché il concorso esterno è sicuramente diverso da chi invece pratica pienamente l’associazione mafiosa”. Come documentato dal fattoquotidiano.it, infatti, oltre al ricorso alla Cedu tra le freccie all’arco di Dell’Utri c’è anche la concessione degli arresti domiciliari per motivi di salute. Il 10 maggio scorso il medico dell’istituto di pena romano aveva deliniato in una relazione del 10 maggio scorso un quadro clinico “non compatibile” con il regime carcerario. Nel luglio scorso, quindi, il Tribunale di sorveglianza di Roma ha deciso di sottoporre Dell’Utri a una nuova perizia medica. La nuova relazione dovrà stabilire se le condizioni dell’ex senatore sono compatibili con il regime carcerario. L’incarico è stato affidato l’8 agosto scorso ma ci vorranno settimane per avere un nuovo esito.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Per i socialisti e democratici europei, il piano della UE per la difesa comune è un primo passo avanti che ne richiede molti altri. Di fronte a una crisi si risponde con il coraggio. Insieme". Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Marianna Madia.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.