Il Senato ha approvato la legge dei nominati con 214 sì e 61 no. E’ legge il testo che riforma il sistema di voto, frutto dell’accordo a quattro e di due via libera a suon di fiducia. La mattina si è aperta con il discorso del plurimputato Denis Verdini che ha omaggiato se stesso e Ala per il ruolo fondamentale nel far passare questo e altri provvedimenti dell’esecutivo. L’ex coordinatore del Pdl ha rivendicato il ruolo dei suoi di “salvatori” dei governi di Renzi e Gentiloni e ha annunciato: “Noi voteremmo e avremmo votato la stepchild, il biotestamento e lo Ius soli“. Un modo per confermare quanto su alcuni temi i verdiniani siano “integrati” con la maggioranza (più di Ap) e quanto, viceversa, sono anche fondamentali in un Parlamento che dal 2013 non ha mai avuto una maggioranza “coerente”. Nelle stesse ore, mentre il Rosatellum superava l’ultimo ostacolo, Matteo Renzi, in viaggio sul suo treno, ha smentito ancora una volta ogni inciucio: “Non c’è nessuna nuova maggioranza”. Forse perché Ala c’è sempre stata. Di sicuro, senza i 16 senatori di Mdp (uscito definitivamente dalla maggioranza), il governo avrà qualche problema di calcolatrice nella sessione di bilancio. Chi si è rifiutato di ascoltare Verdini, invece, sono stati i 5 stelle che hanno deciso di uscire dall’Aula in segno di protesta.
di Alberto Sofia
Il sì di Napolitano, il no di Monti
A favore della legge si sono espressi Pd, Forza Italia, Lega Nord, Alternativa Popolare, le Autonomie linguistiche e altri gruppuscoli del Misto e di centrodestra. Contrari i “soliti” 61 che si sono sempre opposti – anche nelle votazioni di fiducia di ieri – al Rosatellum: M5s, Mdp e Sinistra Italiana. Tra i contrari anche Maurizio Sacconi, iscritto al gruppo Ap ma rappresentante in Parlamento di Energie per l’Italia, il movimento di Stefano Parisi. Ma anche Claudio Zin, il presidente del Maie, il Movimento degli italiani all’estero, finora vicino alle posizioni renziane del Pd. Tra i senatori a vita hanno votato sì, come annunciato, Giorgio Napolitano (“per garantire la stabilità”) e il premio Nobel Carlo Rubbia (che aveva espresso il sì anche ai cinque voti di fiducia), mentre ha votato no Mario Monti. Elena Cattaneo e Renzo Piano non hanno partecipato alla votazione perché in congedo o in missione.
Verdini: “Noi sempre in maggioranza”
Ecce homo, esordisce Verdini. In questo dibattito, dice, è stato “da chi tirato per la giacca, da chi evocato, da chi insultato. A chi mi insulta non rispondo, perché voglio parlare solo ed esclusivamente di politica”. Intanto il merito, il Rosatellum: “Non è un colpo di mano né tanto meno un golpe – certifica – Le parole in politica sono pietre e andrebbero soppesate prima di gettarle nelle arene popolari. Questa non è la migliore legge elettorale perché leggi perfette non esistono, ma è la migliore possibile in questo momento storico e in questo Parlamento. Dicono che sia figlia mia, diciamo che è mia nipote“.
Il discorso di Verdini è un attacco a chi ha criticato Ala ogni volta che si è espressa a favore dell’esecutivo, ma anche ai membri della maggioranza che non riconoscono il loro ruolo. Almeno pubblicamente: “Noi eravamo in maggioranza“, ha detto, “ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura. Rivendico con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto, il ruolo di supplenza che abbiamo svolto ignorando gli stupidi strali che ci arrivavano quotidianamente. Avremmo votato anche la stepchild così come voteremo il testamento biologico se arriverà in Aula e abbiamo contribuito con orgoglio anche al mantenimento dei conti pubblici. Ius soli? Lo voteremmo domani”. Verdini ha anche smentito di volersi candidare all’estero: “Sui collegi all’estero ho sentito tante falsità: non so se mi candido, ma se lo farò, accadrà in Italia”.
Per Verdini questo è il famoso “appoggio fantasma” di cui tutti parlano: “Un tempo esisteva l’appoggio esterno al Governo, adesso c’è l’appoggio fantasma creato apposta per noi. Perché lo sanno tutti che qui dentro non c’è mai stata una maggioranza politica”. Quindi la responsabilità: “C’è chi è stato responsabile a fasi alterne, noi abbiamo cercato di esserlo sempre. A chi dice oggi che si è realizzata una nuova maggioranza – con l’uscita di Articolo 1 e con il nostro ingresso – vorrei dire che non è vero perché noi c’eravamo, ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura. Certo, siamo quattordici ministri senza portafoglio. E lo rivendichiamo!”.
Quella di Verdini è una sfida aperta alle minoranze interne al Pd, alle resistenze interne alla maggioranza, ai fuoriusciti di Mdp. “La nostra scomoda presenza – prosegue – ha sterilizzato i massimalismi postcomunisti e gli integralismi cattolici che vivono ancora con la testa nel passato e i piedi nel trapassato condizionando la vita dei loro partiti. Io ho molto rispetto per la sinistra e per la sua storia. Pertanto tutto ciò che è stato detto nei miei e nei nostri confronti lo valuto soltanto politicamente, perché al di là dei retaggi e delle nostalgie, in fondo rispetta la politica e le idee. E capisco l’amarezza dei bersaniani che forse però dovrebbero rivolgere prima di tutto a se stessi, ai tempi nuovi che non comprendono e all’errore di rivendicare la propria storia senza averci mai fatto i conti fino in fondo”. L’appoggio esterno di Ala, dunque, non è che un problema di aritmetica: “Questo consente di rivendicare con orgoglio, tutto quello che abbiamo fatto, a partire dal ruolo di supplenza politica che abbiamo svolto tutelando la stabilità e l’interesse del Paese ogni volta che un provvedimento ci è sembrato andare nella direzione giusta”.
M5s esce dall’Aula: “Spettacolo indecente”
I grillini hanno deciso di abbandonare l’Aula durante l’intervento del senatore Verdini. “E’ uno spettacolo indecente”, ha detto Vito Crimi, “vedere l’Aula del Senato che ascolta l’intervento di Denis Verdini, venuto oggi a raccogliere gli applausi per il suo capolavoro politico che consegna il Paese alla coppia Renzi-Berlusconi. Noi a questa vergogna non partecipiamo, per questo siamo usciti dall’Aula”. Secondo Crimi è proprio Verdini uno dei principali responsabili del Rosatellum: “Il regista di questa legge elettorale è Verdini e suo e dei suoi uomini è il sostegno che permette l’approvazione del Rosatellum. Hanno messo le regole del gioco della democrazia in mano a un uomo plurimputato e re dei cambi di casacca”.
Zanda: “Ora il governo metta la fiducia sullo Ius Soli”
Chi ha rivendicato la “bontà” della legge elettorale è il capogruppo dem Luigi Zanda. “Il voto di oggi dividerà l’Aula tra chi vuole che si vada a votare non con una legge del Parlamento, ma con gli effetti di due sentenze della Corte Costituzionale, e chi al contrario vuole un’unica legge, in modo che le due Camere abbiano una composizione omogenea”. Ma non solo, Zanda ha anche parlato degli aspetti positivi del testo. Questa legge “che prende il nome dall’onorevole Rosato favorisce la rappresentanza dei territori e la formazione di quelle coalizioni che servono ai partiti per rafforzare i legami politici. Con i collegi uninominali e quelle liste di soli quattro candidati che la Corte ha suggerito per renderli identificabili, la legge tiene insieme le caratteristiche del proporzionale e del maggioritario”. Per Zanda il provvedimento “è il frutto di un delicato lavoro di mediazione politica tra forze di maggioranza e di opposizione, forze molto diverse e con interessi diversi. È naturale che una volta trovato un punto di equilibrio, modificarne singole parti, come era stato richiesto, avrebbe potuto far naufragare la legge. In Parlamento, quando si fanno delle proposte sarebbe bene che chi le avanza spieghi bene da quale nuova maggioranza verrebbero approvate. Diversamente, è solo ordinaria propaganda”.
Zanda ha anche, indirettamente, risposto alla provocazione di Verdini che annunciava la disponibilità a votare a favore dello Ius soli: “Dopo aver trovato una maggioranza certa, accoglierei con favore la decisione del Governo di porre la fiducia sulla proposta di legge sullo Ius soli”.
Renzi: “Quando Verdini è stato decisivo per le Unioni civili non vi siete scandalizzati”
Renzi intanto sminuisce. E alla domanda se si possa parlare di una nuova maggioranza Pd-verdiniani, ha risposto: “Assolutamente no”, ha detto in collegamento con Radio Capital dal treno Destinazione Italia fermo alla stazione di Ariano Irpino mentre al Senato prende il via la seduta durante la quale arriverà il via libera finale alla nuova legge elettorale. “Quando Verdini è stato decisivo nel voto sulle unioni civili non siete stati così scandalizzati. Vi stupite che sulla legge elettorale ci sia un accordo con Fi e Lega ma la legge elettorale si vota con chi ci sta, anche con le opposizioni, ci abbiamo provato anche sulle riforme costituzionali, prima che Berlusconi cambiasse idea”.
Quanto alla raffica di fiducie sulla riforma, secondo il segretario Pd “ha scelto il presidente del Consiglio, è ovvio che sia così”, “non ci sono state pressioni” e il solo “pensare che subisca pressioni, credo che sia offensivo per Gentiloni”. Con il presidente del Consiglio, chiosa Renzi, “c’è massima stima, rispetto, amicizia personale e condivisione politica molto forte, questo non vuole dire che non ci siano opinioni diverse”.
Ma a tirare la manica al segretario Pd ora è Dario Franceschini, con il vecchio cavallo di battaglia della coalizione: “Ora c’è una legge elettorale con collegi a turno unico che impone una coalizione. La destra l’ha già, noi dobbiamo (ri)costruirla in fretta”.
Politica
Rosatellum, il Senato approva la legge dei nominati. Verdini: “Noi sempre in maggioranza”
Via libera di Palazzo Madama con 214 sì e 61 no. Il senatore plurimputato in Aula ha rivendicato il suo ruolo e quello di Ala per quello che, ha detto, erroneamente gli altri chiamano "appoggio fantasma". I 5 stelle fuori dall'Aula in segno di protesta. Renzi smentisce l'inciucio: "Quando è stato fondamentale per le Unioni civili non vi siete scandalizzati"
Il Senato ha approvato la legge dei nominati con 214 sì e 61 no. E’ legge il testo che riforma il sistema di voto, frutto dell’accordo a quattro e di due via libera a suon di fiducia. La mattina si è aperta con il discorso del plurimputato Denis Verdini che ha omaggiato se stesso e Ala per il ruolo fondamentale nel far passare questo e altri provvedimenti dell’esecutivo. L’ex coordinatore del Pdl ha rivendicato il ruolo dei suoi di “salvatori” dei governi di Renzi e Gentiloni e ha annunciato: “Noi voteremmo e avremmo votato la stepchild, il biotestamento e lo Ius soli“. Un modo per confermare quanto su alcuni temi i verdiniani siano “integrati” con la maggioranza (più di Ap) e quanto, viceversa, sono anche fondamentali in un Parlamento che dal 2013 non ha mai avuto una maggioranza “coerente”. Nelle stesse ore, mentre il Rosatellum superava l’ultimo ostacolo, Matteo Renzi, in viaggio sul suo treno, ha smentito ancora una volta ogni inciucio: “Non c’è nessuna nuova maggioranza”. Forse perché Ala c’è sempre stata. Di sicuro, senza i 16 senatori di Mdp (uscito definitivamente dalla maggioranza), il governo avrà qualche problema di calcolatrice nella sessione di bilancio. Chi si è rifiutato di ascoltare Verdini, invece, sono stati i 5 stelle che hanno deciso di uscire dall’Aula in segno di protesta.
Il sì di Napolitano, il no di Monti
A favore della legge si sono espressi Pd, Forza Italia, Lega Nord, Alternativa Popolare, le Autonomie linguistiche e altri gruppuscoli del Misto e di centrodestra. Contrari i “soliti” 61 che si sono sempre opposti – anche nelle votazioni di fiducia di ieri – al Rosatellum: M5s, Mdp e Sinistra Italiana. Tra i contrari anche Maurizio Sacconi, iscritto al gruppo Ap ma rappresentante in Parlamento di Energie per l’Italia, il movimento di Stefano Parisi. Ma anche Claudio Zin, il presidente del Maie, il Movimento degli italiani all’estero, finora vicino alle posizioni renziane del Pd. Tra i senatori a vita hanno votato sì, come annunciato, Giorgio Napolitano (“per garantire la stabilità”) e il premio Nobel Carlo Rubbia (che aveva espresso il sì anche ai cinque voti di fiducia), mentre ha votato no Mario Monti. Elena Cattaneo e Renzo Piano non hanno partecipato alla votazione perché in congedo o in missione.
Verdini: “Noi sempre in maggioranza”
Ecce homo, esordisce Verdini. In questo dibattito, dice, è stato “da chi tirato per la giacca, da chi evocato, da chi insultato. A chi mi insulta non rispondo, perché voglio parlare solo ed esclusivamente di politica”. Intanto il merito, il Rosatellum: “Non è un colpo di mano né tanto meno un golpe – certifica – Le parole in politica sono pietre e andrebbero soppesate prima di gettarle nelle arene popolari. Questa non è la migliore legge elettorale perché leggi perfette non esistono, ma è la migliore possibile in questo momento storico e in questo Parlamento. Dicono che sia figlia mia, diciamo che è mia nipote“.
Il discorso di Verdini è un attacco a chi ha criticato Ala ogni volta che si è espressa a favore dell’esecutivo, ma anche ai membri della maggioranza che non riconoscono il loro ruolo. Almeno pubblicamente: “Noi eravamo in maggioranza“, ha detto, “ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura. Rivendico con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto, il ruolo di supplenza che abbiamo svolto ignorando gli stupidi strali che ci arrivavano quotidianamente. Avremmo votato anche la stepchild così come voteremo il testamento biologico se arriverà in Aula e abbiamo contribuito con orgoglio anche al mantenimento dei conti pubblici. Ius soli? Lo voteremmo domani”. Verdini ha anche smentito di volersi candidare all’estero: “Sui collegi all’estero ho sentito tante falsità: non so se mi candido, ma se lo farò, accadrà in Italia”.
Per Verdini questo è il famoso “appoggio fantasma” di cui tutti parlano: “Un tempo esisteva l’appoggio esterno al Governo, adesso c’è l’appoggio fantasma creato apposta per noi. Perché lo sanno tutti che qui dentro non c’è mai stata una maggioranza politica”. Quindi la responsabilità: “C’è chi è stato responsabile a fasi alterne, noi abbiamo cercato di esserlo sempre. A chi dice oggi che si è realizzata una nuova maggioranza – con l’uscita di Articolo 1 e con il nostro ingresso – vorrei dire che non è vero perché noi c’eravamo, ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura. Certo, siamo quattordici ministri senza portafoglio. E lo rivendichiamo!”.
Quella di Verdini è una sfida aperta alle minoranze interne al Pd, alle resistenze interne alla maggioranza, ai fuoriusciti di Mdp. “La nostra scomoda presenza – prosegue – ha sterilizzato i massimalismi postcomunisti e gli integralismi cattolici che vivono ancora con la testa nel passato e i piedi nel trapassato condizionando la vita dei loro partiti. Io ho molto rispetto per la sinistra e per la sua storia. Pertanto tutto ciò che è stato detto nei miei e nei nostri confronti lo valuto soltanto politicamente, perché al di là dei retaggi e delle nostalgie, in fondo rispetta la politica e le idee. E capisco l’amarezza dei bersaniani che forse però dovrebbero rivolgere prima di tutto a se stessi, ai tempi nuovi che non comprendono e all’errore di rivendicare la propria storia senza averci mai fatto i conti fino in fondo”. L’appoggio esterno di Ala, dunque, non è che un problema di aritmetica: “Questo consente di rivendicare con orgoglio, tutto quello che abbiamo fatto, a partire dal ruolo di supplenza politica che abbiamo svolto tutelando la stabilità e l’interesse del Paese ogni volta che un provvedimento ci è sembrato andare nella direzione giusta”.
M5s esce dall’Aula: “Spettacolo indecente”
I grillini hanno deciso di abbandonare l’Aula durante l’intervento del senatore Verdini. “E’ uno spettacolo indecente”, ha detto Vito Crimi, “vedere l’Aula del Senato che ascolta l’intervento di Denis Verdini, venuto oggi a raccogliere gli applausi per il suo capolavoro politico che consegna il Paese alla coppia Renzi-Berlusconi. Noi a questa vergogna non partecipiamo, per questo siamo usciti dall’Aula”. Secondo Crimi è proprio Verdini uno dei principali responsabili del Rosatellum: “Il regista di questa legge elettorale è Verdini e suo e dei suoi uomini è il sostegno che permette l’approvazione del Rosatellum. Hanno messo le regole del gioco della democrazia in mano a un uomo plurimputato e re dei cambi di casacca”.
Zanda: “Ora il governo metta la fiducia sullo Ius Soli”
Chi ha rivendicato la “bontà” della legge elettorale è il capogruppo dem Luigi Zanda. “Il voto di oggi dividerà l’Aula tra chi vuole che si vada a votare non con una legge del Parlamento, ma con gli effetti di due sentenze della Corte Costituzionale, e chi al contrario vuole un’unica legge, in modo che le due Camere abbiano una composizione omogenea”. Ma non solo, Zanda ha anche parlato degli aspetti positivi del testo. Questa legge “che prende il nome dall’onorevole Rosato favorisce la rappresentanza dei territori e la formazione di quelle coalizioni che servono ai partiti per rafforzare i legami politici. Con i collegi uninominali e quelle liste di soli quattro candidati che la Corte ha suggerito per renderli identificabili, la legge tiene insieme le caratteristiche del proporzionale e del maggioritario”. Per Zanda il provvedimento “è il frutto di un delicato lavoro di mediazione politica tra forze di maggioranza e di opposizione, forze molto diverse e con interessi diversi. È naturale che una volta trovato un punto di equilibrio, modificarne singole parti, come era stato richiesto, avrebbe potuto far naufragare la legge. In Parlamento, quando si fanno delle proposte sarebbe bene che chi le avanza spieghi bene da quale nuova maggioranza verrebbero approvate. Diversamente, è solo ordinaria propaganda”.
Zanda ha anche, indirettamente, risposto alla provocazione di Verdini che annunciava la disponibilità a votare a favore dello Ius soli: “Dopo aver trovato una maggioranza certa, accoglierei con favore la decisione del Governo di porre la fiducia sulla proposta di legge sullo Ius soli”.
Renzi: “Quando Verdini è stato decisivo per le Unioni civili non vi siete scandalizzati”
Renzi intanto sminuisce. E alla domanda se si possa parlare di una nuova maggioranza Pd-verdiniani, ha risposto: “Assolutamente no”, ha detto in collegamento con Radio Capital dal treno Destinazione Italia fermo alla stazione di Ariano Irpino mentre al Senato prende il via la seduta durante la quale arriverà il via libera finale alla nuova legge elettorale. “Quando Verdini è stato decisivo nel voto sulle unioni civili non siete stati così scandalizzati. Vi stupite che sulla legge elettorale ci sia un accordo con Fi e Lega ma la legge elettorale si vota con chi ci sta, anche con le opposizioni, ci abbiamo provato anche sulle riforme costituzionali, prima che Berlusconi cambiasse idea”.
Quanto alla raffica di fiducie sulla riforma, secondo il segretario Pd “ha scelto il presidente del Consiglio, è ovvio che sia così”, “non ci sono state pressioni” e il solo “pensare che subisca pressioni, credo che sia offensivo per Gentiloni”. Con il presidente del Consiglio, chiosa Renzi, “c’è massima stima, rispetto, amicizia personale e condivisione politica molto forte, questo non vuole dire che non ci siano opinioni diverse”.
Ma a tirare la manica al segretario Pd ora è Dario Franceschini, con il vecchio cavallo di battaglia della coalizione: “Ora c’è una legge elettorale con collegi a turno unico che impone una coalizione. La destra l’ha già, noi dobbiamo (ri)costruirla in fretta”.
Lady Etruria
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M5s, strafalcione in Senato di Endrizzi: “Via dall’Aula”. Ma sbaglia i tempi e parte la ramanzina dello sconsolato Crimi
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Pd, il treno di Renzi viaggia in incognito: per evitare proteste e insulti a ogni fermata si cancellano programma e date
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Fdi riunisce la Direzione e lancia il sondaggio agli iscritti: “Volete la piazza anti-magistrati?”. Il dossier complottista del partito su Almasri
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - “Desidero esprimere la mia totale solidarietà al Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, professionista di comprovata competenza e integrità, recentemente bersaglio di un attacco inaccettabile da parte del Senatore Zaffini. Non dovrebbe essere necessario ricordare che la Fondazione GIMBE svolge un ruolo essenziale nel garantire analisi indipendenti e basate su evidenze scientifiche nel settore della sanità pubblica. Analisi che non solo aiutano l’opinione pubblica a comprendere la realtà dei fatti, ma forniscono strumenti indispensabili proprio a noi parlamentari per svolgere il nostro lavoro con cognizione di causa". Lo scrive in una nota la senatrice del Pd Susanna Camusso.
Ma ormai chiunque osi dissentire con l’operato del Governo Meloni – scienziati, magistrati, professori, giornalisti – viene puntualmente delegittimato. Peccato che sia lo stesso Presidente Zaffini ad ammettere che su sei decreti attuativi promessi per smaltire le liste d’attesa, sia stato approvato solo quello sul funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio. La colpa? Dipende dal giorno: molto spesso è dei governi precedenti – nonostante la destra governi da tre anni – altre volte, come in questo caso, delle Regioni - nonostante la stessa destra stia spingendo per l’Autonomia. Mentre milioni di italiani non possono curarsi e il SSN è al collasso, il governo continua a giocare a scaricabarile, additando nemici immaginari e scaricando le colpe su chiunque tranne che su sé stesso”.
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - "Dopo il record di 150.000 iscritti, Forza Italia rafforza il suo radicamento sul territorio con l’avvio della stagione dei Congressi Comunali e Circoscrizionali. Si parte da 9 regioni per eleggere i nuovi segretari comunali e circoscrizionali, in un percorso di partecipazione e crescita che coinvolgerà tutta Italia". Lo scrive Forza Italia sui suoi profili social.
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - "Rispondo a chi ogni tanto ci accusa di non avere una visione. Certo che ce l'abbiamo, anche bella forte. Magari a qualcuno non piace, non sarà quello che si aspettavano dal Pd di prima, ma oggi il Pd è autodeterminato in questa direzione". In mezzo al dibattito su 'meglio presentarsi uniti o divisi per colpire uniti', innescato dalla proposta di Dario Franceschini, Elly Schlein continua a insistere sui temi piuttosto che sui tatticismi. E rilancia la visione del 'suo' Pd a fronte di perplessità, più o meno esplicite, avanzate nei suoi confronti nell'ultimo periodo.
"La giustizia sociale, la giustizia climatica, il lavoro dignitoso, l'innovazione, i diritti delle persone", elenca la segretaria dal palco della prima iniziativa col Terzo Settore (previste altre 4 a febbraio) a Monterotondo. Come aveva fatto la settimana scorsa davanti all'ospedale di Vicenza per parlare di sanità o con gli operai a Marghera o quelli della crisi Beko su lavoro e politiche industriali.
Alla questione aperta da Franceschini, Schlein ha però dato una risposta l'altra sera a Piazza Pulita dopo giorni di silenzi, conditi da freddezza dell'inner circle della segretaria. Andare divisi per colpire uniti? "Io continuo a insistere, sono testardamente unitaria", la risposta di Schlein. Insomma, nonostante al momento non vi siano passi avanti nella costruzione dell'alleanza, lo schema della segretaria non cambia. Resta 'testardamente unitario'. "Ce lo chiede la gente", la tesi di Schlein. Il sondaggio mandato in onda durante la trasmissione pare darle ragione con quasi l'80% degli elettori di centrosinistra a invocare un accordo tra le opposizioni.
Un accordo che però non c'è e la proposta di Franceschini ha avuto anche l'effetto di evidenziare ulteriormente le resistenze rispetto a un'alleanza organica. Basta leggere l'elenco di quelli che hanno promosso o quanto meno si sono detti interessati alla possibilità di 'marciare divisi, per poi colpire uniti' dopo il voto: da Carlo Calenda a Giuseppe Conte. Chi invece non è sembra interessato, è Romano Prodi che in una lunga intervista avverte: "Senza un programma condiviso non è politica, ma solo cinismo. Si possono anche vincere le elezioni, ma si uccide il Paese”.
"Ma come si può fare questo discorso due anni e mezzo prima delle elezioni?", si chiede Prodi. "Potrebbe essere l'ultima spiaggia alla vigilia del voto. Ma se partiamo dall'idea che non ci si può mettere d'accordo su un programma, mi pare difficile vincere le elezioni". L'Ulivo non è più riproponibile, aggiunge, "quel che si può fare è cercare quattro grandi problemi sui quali trovare una visione comune: sanità, casa, scuola, lavoro".
Non basta solo criticare: "Politica è dire quel che serve all'Italia per la distribuzione del reddito, la sanità, la casa. Non dire solo che mancano le risorse, ma dire come vanno riformati gli ospedali, i medici di base, le case di comunità". Chi può riuscire a federare il campo delle opposizioni in ordine sparso? Per Prodi la risposta è aperta: "Il problema è vedere chi è in grado di federare. Quel ruolo si conquista, non è dato. La competizione è aperta per tutti, Schlein e altri".
Tel Aviv, 1 feb. (Adnkronos) - Il primo ministro Benjamin Netanyahu sta valutando la possibilità di nominare il ministro degli Affari strategici Ron Dermer a capo del team negoziale di Israele per i colloqui sugli ostaggi con Hamas, secondo le notizie di Channel 12. Subentrerebbe al ruolo del capo del Mossad David Barnea. Secondo quanto riferito, Barnea resterebbe nella squadra insieme al capo dello Shin Bet Ronen Bar e all'uomo chiave per la presa degli ostaggi delle Idf Nitzan Alon, con Dermer a supervisionare i colloqui.
I funzionari israeliani hanno dichiarato che Netanyahu riconosce che i negoziatori vogliono fare tutto il possibile per garantire che la seconda fase dell'accordo sulla restituzione degli ostaggi con Hamas abbia luogo, e il premier vuole mantenere aperte le sue opzioni. Secondo Channel 12, i funzionari del team di Netanyahu affermano che, poiché i colloqui principali si stanno svolgendo con l'amministrazione Trump, dovrebbero essere guidati da qualcuno con una formazione più diplomatica, che non nella sicurezza.
Sembra che l'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, abbia detto a Netanyahu che preferirebbe lavorare con Dermer e che ha delle riserve sulla collaborazione con l'attuale team negoziale. Witkoff e Netanyahu hanno parlato oggi, ha riferito Channel 12, aggiungendo che il primo ministro israeliano terrà un incontro stasera per decidere se inviare una delegazione di medio livello in Qatar questa settimana. In risposta, l'ufficio di Netanyahu ha affermato che "i resoconti non sono veri" e che "le decisioni sui negoziati saranno prese solo dopo il ritorno del primo ministro dagli Stati Uniti".
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - “Ieri è stato l’ultimo giorno di lavoro di dipendenti e dirigenti Rai a viale Mazzini. Lo storico palazzo, simbolo del Servizio Pubblico, che dagli anni 60 rappresenta la Rai, chiuderà per essere interessato da importanti ed ampi lavori di ristrutturazione". Lo dichiarano i componenti di Fratelli d’Italia della Commissione Vigilanza Rai.
"Interventi che consentiranno alla Rai di usufruire di una sede moderna, digitale e all’avanguardia, capace così di confrontarsi con un mercato televisivo sempre più competitivo. È un merito di questa dirigenza che oltre a garantire un sempre più ampio pluralismo, così come si pretende dal Servizio pubblico, un’offerta e una qualità nella programmazione, adesso garantirà alla Rai anche strutture di prim’ordine. Infatti, la sede di viale Mazzini si affiancherà al nuovo centro di produzione a Milano che sarà uno dei più avanzati in Europa. Al contempo va rivolto un vivo ringraziamento ai dipendenti Rai, che stanno affrontando con grande impegno e dedizione questo significativo momento di passaggio, che servirà a costruire il Servizio pubblico del futuro”.
Ramallah, 1 feb. (Adnkronos) - Le forze israeliane hanno arrestato due giornalisti palestinesi e sequestrato la loro attrezzatura nella città di Beit Ummar, a nord di Hebron, in Cisgiordania. Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando il giornalista Ihab al-Alami, che ha riferito, dopo essere stato rilasciato, che "lui e il suo collega, Nidal al-Natsheh, sono stati arrestati dai soldati israeliani mentre documentavano i danni su terreni di proprietà palestinese vicino all'insediamento israeliano illegale di Karmei Tzur". I soldati hanno sequestrato tre telecamere prima di costringerli ad abbandonare la zona, ha aggiunto il reporter.
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Roma si è svolta la Direzione Nazionale di Fratelli d'Italia, un momento di confronto interno al partito in vista del giro di boa della metà legislatura. Non si è trattato, evidentemente, di una seduta del Consiglio dei Ministri, un dettaglio che i deputati di Italia Viva, cui resta solo la polemica, potrebbero facilmente cogliere solo sfogliando un qualsiasi manuale di diritto costituzionale". Così Antonio Baldelli, deputato di Fratelli d'Italia, risponde alle polemiche sollevate da Italia Viva sull'assenza del Presidente del Consiglio all'assemblea di FdI e sulla presenza del capo della segreteria politica, Arianna Meloni.