“E’ stato accertato che l’inchiesta sulla morte di David Rossi del 2013 non è mai stata fatta: sono stati distrutti dei reperti fondamentali. Le indagini non sono state fatte per dolo o per incapacità”. Davide Vecchi, giornalista del Fatto Quotidiano e autore de “Il caso David Rossi – il suicidio imperfetto” (Chiarelettere, 2017), spiega così l’inchiesta per la morte del manager di Mps avvenuta nel 2013, uno dei misteri giudiziari più intricati degli ultimi anni. Dopo un primo filone che sosteneva l’ipotesi di suicidio, nel 2015 ne viene aperto un’altro che di fatto evidenzia tutti gli errori fatti dagli inquirenti due anni prima. Proprio per il ruolo di Rossi, capo della comunicazione di Mps, la vicenda è legata a doppio filo con la crisi della stessa banca senese. “Poco prima di morire diceva di essere disposto a raccontare tutto nei minimi particolari – ricorda Peter Gomez, direttore de Ilfattoquotidiano.it – Poi muore, non si sa come, e non ha fatto in tempo a raccontato niente”. Tante vicende tra quelle successe nel 2013 non sono ancora state spiegate e forse non lo saranno mai. “In quell’anno a Siena sembrava ci fosse la tempesta perfetta tra massoneria, politica e finanza – conclude Vecchi – poi però le indagini hanno fatto calmare la tempesta ed è tornato il mare sereno per tutti”. Il 26 ottobre il libro è stato presentato alla Feltrinelli di piazza Duomo a Milano
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