Tifo da stadio, sala gremita. Nanni Moretti se l’è gustato dall’inizio alla fine il suo “incontro ravvicinato” alla Festa del Cinema di Roma a cui Antonio Monda da tempo lo attendeva. Quest’anno ha deciso di accettare. E nulla, come prevedibile, è stato lasciato al caso: il Nanni nazionale ha infatti diretto in prima persona la scaletta della serata di cui è stato soggetto e oggetto del discorso. Si è presentato quindi nei suoi numerosi ruoli cinematografici rivestiti con immutata passione e raccontati in rigoroso ordine “morettiano”: spettatore, attore, produttore, giurato, esercente ed infine regista. Ma se il preludio è stato un lungo e divertente backstage di Mia madre, l’epilogo ha riservato un vero coup de théâtre: mostrando infatti 8 minuti inediti di un corto a cui sta lavorando, il cineasta si è filmato durante una seduta di radioterapia, rivelando dunque di avere sconfitto un nuovo tumore dopo quello che lo aveva colpito 20 anni fa. Il titolo del cortometraggio è Autobiografia di un uomo mascherato, ovvero di se stesso che con la testa avvolta da uno strano copricapo passeggia per le strade di Roma o accoglie il suo pubblico all’Arena estiva del Nuovo Sacher. L’annuncio shock non ha fatto altro che aumentare il calore e l’abbraccio del pubblico verso Nanni Moretti, che ha salutato tutti dal centro del palco mostrando i bicipiti da supereroe.
Il cineasta si è presentato nei suoi numerosi ruoli raccontati in rigoroso ordine “morettiano”: spettatore, attore, produttore, giurato, esercente ed infine regista
Serata esaltante ed intensa, quella dedicata al grande uomo di cinema romano ha visto nel suo svolgimento “autobiografico” momenti ad alto tasso di godimento, a partire da come Moretti ha accettato di interloquire con ironia col direttore artistico della kermesse. “Ho iniziato ad essere spettatore cinematografico quotidiano all’età di 15 anni, trascorrevo i pomeriggi al Nuovo Olympia, al Farnese o al Mignon e alla sera in piscina per gli allenamenti di pallanuoto. Mi sono “formato” con gli autori degli anni Sessanta, italiani e non, in altre parole quella generazione di registi che rifiutava il cinema e la società ricevuti in eredità. E fra il partito di Antonioni e quello di Fellini, io aderivo al secondo”. La scelta di fare il regista e l’attore (“entrambi mi piacevano”) è arrivata dopo la maturità, “confondevo dei grandi autori come Del Monte, i Taviani e Bellocchio a cui avevo chiesto di fare l’assistente nascosto ma anche una particina da attore, se l’avevano..” Dopo una sequenza da Il portaborse di Daniele Luchetti in cui recita la parte dell’onorevole bastardo, Moretti “l’attore” sbriciola il suo “metodo” di preparazione: “Non mi preparo facendo il personaggio, io mi immedesimo nell’idea che ha il regista che mi dirige, cerco cioè di capire cosa lui vuole raccontare attraverso il mio personaggio e di conseguenza mi adeguo. Non mi piacciono quegli attori che si identificano a tal punto da scomparire come persone”. Passando al terzo step, quello di Moretti “il produttore”, il percorso retrocede di 30 anni con il racconto della fondazione della Sacher con l’amico Angelo Barbagallo: “ho iniziato a produrre per il piacere di lavorare con persone con cui stavo bene e restituire loro un po’ della fortuna che avevo avuto come regista. Non mi piaceva produrre film “alla Moretti” infatti le pellicole che sceglievo di sostenere non ricordavano per nulla il mio cinema”.
Mi sono “formato” con quella generazione di registi che rifiutava il cinema e la società ricevuti in eredità. E fra il partito di Antonioni e quello di Fellini, io aderivo al secondo”
Le clip prescelte al caso sono di due ottimi registi allora esordienti: Notte italiana del compianto Carlo Mazzacurati e Domani accadrà di Luchetti. La serata si scalda decisamente di risate per il quarto ruolo: Moretti “il giurato”. Invitato diverse volte da membro se non presidente di giuria ai principali festival internazionali, Nanni ha mostrato alcuni irresistibili filmini “famigliari” girati durante le sessioni di giuria che ha commentato dal vivo deliziando il pubblico: “ecco Jerzy Skolimowski, gran bevitore, di cui ero il guardiano incaricato, ovvero dovevo controllare che ordinasse vini meno costosi. Ed ecco Mike Leigh morto sul divano, oppure Paul Auster l’uomo che adorava se stesso per non parlare della simpatia di Tim Burton (di cui mostra i calzini a righe, ndr)”. Leggendaria fu la Cannes del ’97 in cui il giurato Moretti convinse uno per uno i compagni a votare per Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami facendogli meritare la Palma d’oro in ex aequo con L’anguilla di Imamura. “Kiarostami mi manca immensamente, come amico e come regista” confessa poi Moretti. Ma l’apoteosi del racconto sui festival arriva con il ricordo dei minuti che precedono la sua vittoria a Cannes nel 2001 per La stanza del figlio: “Mentre esco dalla sala un attimo per alleggerire la tensione, mi raggiunge un uomo con i capelli grigi, dritti e verticali “Nanni, io prima o poi ti ammazzerò”. Quell’uomo era David Lynch e se a dirlo è lui non c’è da stare tranquilli..”. Per il capitolo dedicato a Moretti “l’esercente”, Nanni si esibisce una scena dal vivo spiazzante: una telefonata in diretta al suo cinema – il Nuovo Sacher – per sapere quanti spettatori c’erano alla proiezione in seconda serata di Nico, 1988. Solo in prossimità del finale arriva il ruolo più importante, almeno per il pubblico che lo segue da sempre, quello di Moretti “il regista”. Per raccontarlo sceglie la clip di un intero ciak de Il caimano con Margherita Buy che recita mentre Moretti – impietoso – la sta istruendo fuori campo. Immancabile la battuta finale a sé riferita: “State certi, io con uno così non ci lavorerò più come attore..”. Standing ovation.