Nella manovra vanno in scena le capriole del governo Gentiloni per liberare la banda 700 Mhz da destinare al 5G. Con tanto di regalo agli operatori di rete come EiTowers (Mediaset), Persidera (Tim-Espresso) e RaiWay (Rai). Da un lato, infatti, l’esecutivo stanzia 100 milioni per favorire il passaggio delle tv degli italiani al nuovo standard DVB-T2 entro il 2022. Dall’altro assegna 277 milioni di euro di “misure compensative” agli operatori di rete. Il motivo? Entro il 2022 dovranno abbandonare la banda 700 Mhz, usata dalle tv nazionali per le trasmissioni sul digitale terrestre, senza aver raggiunto la naturale scadenza della concessione. Al momento non è ancora chiaro quanto intascherà ogni singolo operatore di rete: “Non ci sono ancora stime sull’incasso effettivo”, spiegano fonti ufficiali Ei Towers al fattoquotidiano.it. La cifra definitiva dipenderà dal prossimo piano frequenze. Per ora di sicuro c’è solo il fatto che la banda 700 Mhz andrà liberata nel giro di quattro anni per consentire al governo l’assegnazione delle frequenze nell‘asta 5G da cui il Tesoro spera di ricavare almeno 2,5 miliardi. Denaro, quest’ultimo, da dedicare all’abbattimento del debito pubblico.
Sin d’ora però la sensazione è che a pagare il conto del rinnovamento tecnologico saranno gli italiani, che già cinque anni fa hanno dovuto adeguarsi al passaggio al digitale terrestre. Per prima cosa dovranno cambiare i piccoli schermi che hanno in casa. Basti pensare che la cifra stanziata dal governo Gentiloni per adeguare gli apparecchi televisivi al DVB-T2 (standard Hevc) corrisponde grosso modo a 3,8 euro per famiglia. Decisamente poco se si considera che un decoder costa almeno una ventina di euro e che spesso in casa c’è più di un televisore. Senza contare che l’incentivo potrebbe andare solo alle fasce più deboli della popolazione che già oggi godono dell’esenzione. Difficile quindi fare stime sull’esborso finale di questa partita dal momento che già dall’inizio di quest’anno sono in vendita televisori adeguati ai nuovi standard.
Secondo le prime stime pubblicate dal Corriere, in quattro anni bisognerà “rottamare” il 90% dei piccoli schermi, pari a circa 40 milioni di tv. Pena l’oscuramento dei canali oggi in chiaro su digitale terrestre. Con un decoder per apparecchio, al prezzo di 20 euro, gli italiani arriverebbero a sborsare almeno 800 milioni per adeguare le tv alla nuova tecnologia DVB-T2. Ma secondo Bruxelles, il costo complessivo della transizione potrebbe anche essere più elevato: fra 1,2 e 4,4 miliardi di euro. “Oneri, comunque rilevanti, sarebbero a carico degli utenti finali”, come spiegava Michele Anzaldi nel bollettino della Commissione trasporti del 9 marzo 2016. Ma da cosa dipende la differenza così consistente fra le prime stime sui costi a carico degli italiani e le previsioni di Bruxelles? Il motivo è che, oltre al costo di tv nuove e decoder, lo Stato deve farsi carico anche di compensazioni e risarcimenti per gli operatori di rete delle emittenti che saranno costretti a lasciare anzitempo la banda 700Mhz da assegnare al 5G.
Si tratta di una sorta di costo “occulto” figlio di un gran pasticcio che affonda le sue radici in passato non poi troppo lontano: negli ultimi vent’anni le scelte politiche dei governi italiani hanno favorito lo sviluppo del digitale terrestre come tecnologia dominante. Non è accaduto lo stesso nel resto del Vecchio Continente dove invece ha prevalso un combinato di tv via cavo, internet e satellite. Così in Italia, a causa degli spazi limitati offerti da questa tecnologia ai broadcaster, il digitale terrestre ha finito col bloccare la nascita di una pluralità di emittenti nazionali. Inoltre ha consolidato l’oligopolio Rai/Mediaset, che si è spartito il lucroso mercato pubblicitario televisivo italiano. Ad un certo punto, però, Bruxelles ha deciso che la banda 700 Mhz doveva obbligatoriamente passare dalle tv al 5G in tutta Europa. Così l’Italia ha dovuto organizzare in fretta e furia la migrazione delle emittenti televisive con concessioni di sfruttamento delle licenze che in taluni casi vanno fino al 2032 (come per EiTowers, ad esempio). Cioè ben oltre il limite del 2022 indicato dal governo per l’assegnazione delle frequenze 700 Mhz agli operatori di telefonia mobile per lo sviluppo del 5G. Così “lo Stato si troverà costretto a risarcimenti ingenti alle televisioni, in cambio di quelle frequenze da dare all’asta”, come aveva profetizzato da ministro l’attuale premier Gentiloni ai tempi dei rinnovi ventennali alle tv sulla banda 700 Mhz decisi dall’ex ministro Corrado Passera.
E infatti puntualmente il conto è arrivato: il governo Gentiloni ha dovuto definire delle compensazioni a favore degli operatori di rete in vista della scadenza del 2022. Così nella legge di Bilancio vengono stanziati 277 milioni su quattro anni per “l’erogazione di misure compensative a fronte di costi di adeguamento degli impianti di trasmissione sostenuti dagli operatori di rete in ambito nazionale a seguito della liberazione delle frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre”, oltre che per indennizzi a operatori delle bande di spettro 3,6- 3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz. Inoltre il governo ha anche previsto 303,9 milioni per “erogazione di indennizzo per gli operatori di rete in ambito locale che hanno rilasciato le frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre oggetto di diritto d’uso”.
Per gli italiani, in un certo senso, l’esborso per la compensazione degli operatori di rete è quindi parte del conto salato per non aver sviluppato la fibra in una partita su cui dovrà anche dire la sua il prossimo governo. La manovra stabilisce infatti che il Piano nazionale delle frequenze venga aggiornato nell’autunno del prossimo anno, cioè post elezioni. “Entro il 30 settembre 2018, il Ministero dello sviluppo economico provvede all’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze in banda 694-790 MHz, con disponibilità a far data dal primo luglio 2022,(..) – si legge nel testo – Il termine relativo alla disponibilità delle frequenze di cui al primo periodo è fissato tenendo conto della necessità e complessità di assicurare la migrazione tecnica di un’ampia parte della popolazione verso standard di trasmissione avanzati”. Toccherà quindi al prossimo esecutivo gestire una patata bollente che coinvolge le tv di Silvio Berlusconi e anche Vincent Bolloré, che attraverso Vivendi è socio di Mediaset e di Tim, in prima fila sia nel 5G che come potenziale fornitore di contenuti grazie alla partnership con la pay tv francese Canal+. Con il rischio neanche poi troppo latente di un enorme conflitto d’interessi.
Economia
Nuove frequenze digitali, il conto della manovra agli italiani. A Rai, Mediaset e Persidera compensazione da 277 milioni
Per adeguare le tv al nuovo standard è previsto per i consumatori un contributo di 100 milioni complessivi: 3,8 euro a famiglia. Gli operatori di rete invece incasseranno laute compensazioni per abbandonare la banda 700 Mhz prima della naturale scadenza della concessione. Ma il Piano nazionale delle frequenze verrà aggiornato nell'autunno del prossimo anno, dopo le elezioni
Nella manovra vanno in scena le capriole del governo Gentiloni per liberare la banda 700 Mhz da destinare al 5G. Con tanto di regalo agli operatori di rete come EiTowers (Mediaset), Persidera (Tim-Espresso) e RaiWay (Rai). Da un lato, infatti, l’esecutivo stanzia 100 milioni per favorire il passaggio delle tv degli italiani al nuovo standard DVB-T2 entro il 2022. Dall’altro assegna 277 milioni di euro di “misure compensative” agli operatori di rete. Il motivo? Entro il 2022 dovranno abbandonare la banda 700 Mhz, usata dalle tv nazionali per le trasmissioni sul digitale terrestre, senza aver raggiunto la naturale scadenza della concessione. Al momento non è ancora chiaro quanto intascherà ogni singolo operatore di rete: “Non ci sono ancora stime sull’incasso effettivo”, spiegano fonti ufficiali Ei Towers al fattoquotidiano.it. La cifra definitiva dipenderà dal prossimo piano frequenze. Per ora di sicuro c’è solo il fatto che la banda 700 Mhz andrà liberata nel giro di quattro anni per consentire al governo l’assegnazione delle frequenze nell‘asta 5G da cui il Tesoro spera di ricavare almeno 2,5 miliardi. Denaro, quest’ultimo, da dedicare all’abbattimento del debito pubblico.
Sin d’ora però la sensazione è che a pagare il conto del rinnovamento tecnologico saranno gli italiani, che già cinque anni fa hanno dovuto adeguarsi al passaggio al digitale terrestre. Per prima cosa dovranno cambiare i piccoli schermi che hanno in casa. Basti pensare che la cifra stanziata dal governo Gentiloni per adeguare gli apparecchi televisivi al DVB-T2 (standard Hevc) corrisponde grosso modo a 3,8 euro per famiglia. Decisamente poco se si considera che un decoder costa almeno una ventina di euro e che spesso in casa c’è più di un televisore. Senza contare che l’incentivo potrebbe andare solo alle fasce più deboli della popolazione che già oggi godono dell’esenzione. Difficile quindi fare stime sull’esborso finale di questa partita dal momento che già dall’inizio di quest’anno sono in vendita televisori adeguati ai nuovi standard.
Secondo le prime stime pubblicate dal Corriere, in quattro anni bisognerà “rottamare” il 90% dei piccoli schermi, pari a circa 40 milioni di tv. Pena l’oscuramento dei canali oggi in chiaro su digitale terrestre. Con un decoder per apparecchio, al prezzo di 20 euro, gli italiani arriverebbero a sborsare almeno 800 milioni per adeguare le tv alla nuova tecnologia DVB-T2. Ma secondo Bruxelles, il costo complessivo della transizione potrebbe anche essere più elevato: fra 1,2 e 4,4 miliardi di euro. “Oneri, comunque rilevanti, sarebbero a carico degli utenti finali”, come spiegava Michele Anzaldi nel bollettino della Commissione trasporti del 9 marzo 2016. Ma da cosa dipende la differenza così consistente fra le prime stime sui costi a carico degli italiani e le previsioni di Bruxelles? Il motivo è che, oltre al costo di tv nuove e decoder, lo Stato deve farsi carico anche di compensazioni e risarcimenti per gli operatori di rete delle emittenti che saranno costretti a lasciare anzitempo la banda 700Mhz da assegnare al 5G.
Si tratta di una sorta di costo “occulto” figlio di un gran pasticcio che affonda le sue radici in passato non poi troppo lontano: negli ultimi vent’anni le scelte politiche dei governi italiani hanno favorito lo sviluppo del digitale terrestre come tecnologia dominante. Non è accaduto lo stesso nel resto del Vecchio Continente dove invece ha prevalso un combinato di tv via cavo, internet e satellite. Così in Italia, a causa degli spazi limitati offerti da questa tecnologia ai broadcaster, il digitale terrestre ha finito col bloccare la nascita di una pluralità di emittenti nazionali. Inoltre ha consolidato l’oligopolio Rai/Mediaset, che si è spartito il lucroso mercato pubblicitario televisivo italiano. Ad un certo punto, però, Bruxelles ha deciso che la banda 700 Mhz doveva obbligatoriamente passare dalle tv al 5G in tutta Europa. Così l’Italia ha dovuto organizzare in fretta e furia la migrazione delle emittenti televisive con concessioni di sfruttamento delle licenze che in taluni casi vanno fino al 2032 (come per EiTowers, ad esempio). Cioè ben oltre il limite del 2022 indicato dal governo per l’assegnazione delle frequenze 700 Mhz agli operatori di telefonia mobile per lo sviluppo del 5G. Così “lo Stato si troverà costretto a risarcimenti ingenti alle televisioni, in cambio di quelle frequenze da dare all’asta”, come aveva profetizzato da ministro l’attuale premier Gentiloni ai tempi dei rinnovi ventennali alle tv sulla banda 700 Mhz decisi dall’ex ministro Corrado Passera.
E infatti puntualmente il conto è arrivato: il governo Gentiloni ha dovuto definire delle compensazioni a favore degli operatori di rete in vista della scadenza del 2022. Così nella legge di Bilancio vengono stanziati 277 milioni su quattro anni per “l’erogazione di misure compensative a fronte di costi di adeguamento degli impianti di trasmissione sostenuti dagli operatori di rete in ambito nazionale a seguito della liberazione delle frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre”, oltre che per indennizzi a operatori delle bande di spettro 3,6- 3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz. Inoltre il governo ha anche previsto 303,9 milioni per “erogazione di indennizzo per gli operatori di rete in ambito locale che hanno rilasciato le frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre oggetto di diritto d’uso”.
Per gli italiani, in un certo senso, l’esborso per la compensazione degli operatori di rete è quindi parte del conto salato per non aver sviluppato la fibra in una partita su cui dovrà anche dire la sua il prossimo governo. La manovra stabilisce infatti che il Piano nazionale delle frequenze venga aggiornato nell’autunno del prossimo anno, cioè post elezioni. “Entro il 30 settembre 2018, il Ministero dello sviluppo economico provvede all’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze in banda 694-790 MHz, con disponibilità a far data dal primo luglio 2022,(..) – si legge nel testo – Il termine relativo alla disponibilità delle frequenze di cui al primo periodo è fissato tenendo conto della necessità e complessità di assicurare la migrazione tecnica di un’ampia parte della popolazione verso standard di trasmissione avanzati”. Toccherà quindi al prossimo esecutivo gestire una patata bollente che coinvolge le tv di Silvio Berlusconi e anche Vincent Bolloré, che attraverso Vivendi è socio di Mediaset e di Tim, in prima fila sia nel 5G che come potenziale fornitore di contenuti grazie alla partnership con la pay tv francese Canal+. Con il rischio neanche poi troppo latente di un enorme conflitto d’interessi.
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(Adnkronos) - La richiesta riguarda tutti le tracce trovate nella villetta di via Pascoli dove avviene il delitto, a partire dalle fascette dei rilievi dattiloscopici e le impronte digitali trovate nell'appartamento e sul dispenser portasapone dove - sancisce la Cassazione - si lava l'assassino. L'intenzione degli inquirenti è anche quella di lavorare sui quattro capelli scuri trovati nel lavandino del bagno al piano terra, così come sull'impronta trovata sulla porta d'ingresso dell'abitazione. Per i carabinieri di Milano sul dispenser (oltre alle due impronte di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio) "vi sono numerose impronte papillari sovrapposte che sarebbero state cancellate se il dispenser fosse stato lavato dal sangue" e nel lavandino la presenza di 4 capelli neri lunghi "attestano ovviamente che il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue. Diversamente, i capelli presenti nel lavabo sarebbero stati portati via dall'acqua".
Una tesi smentita dalla stessa Procura di Pavia nella prima archiviazione, di otto anni fa, contro l'indagato Sempio. Un'ipotesi "priva di fondamento logico dal momento che è processualmente accertato che l'assassino aveva le mani imbrattate di sangue e che si è recato in bagno per lavarsi". Il sangue, liquido e solubile in acqua, "viene lavato molto più facilmente dei capelli che, stante la loro forma e lunghezza rimangono molto più facilmente sul fondo della vasca anche dopo il lavaggio del sangue" e si tratta dei capelli di Chiara "recisi a causa dei colpi inferti e rimasti sulle mani insanguinate dell'assassino; la loro presenza attesta semmai che lo stesso si è effettivamente lavato le mani". È peraltro "verosimile che l'assassino non si sia soffermato per verificare l'effetto del risciacquo, ma si sia allontanato rapidamente dalla scena".
I carabinieri sono intenzionati anche ad approfondire un'impronta digitale trovata sulla maniglia della porta di ingresso (ritenuta allora non utile dal Ris di Parma) su cui "non appare sia stata eseguita alcuna indagine biologica mirata ad accertare se quel contatto possa essere stato lasciato da una mano sporca di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza". Una tesi "oltre che logicamente fallace, non è di alcuna utilità investigativa" essendo stata osservata tre giorni dopo il delitto e trovandosi accanto alla serratura. Una porta toccata da Stasi e da soccorritori e investigatori. "Le tracce papillari, al pari del Dna, non sono databili. È impossibile sapere se quella traccia sia stata deposta il giorno del delitto o nei giorni precedenti (o addirittura in quelli successivi), basti pensare che in sede di rilievo sono state trovate anche le impronte papillari" di alcuni carabinieri coinvolti nelle indagini e di un falegname intervenuto tempo prima nella villetta per effettuare alcuni lavori. Per queste ragioni, concludeva l'archiviazione, "è evidente la totale irrilevanza investigativa della traccia segnalata".
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente''. Terna, presentando il piano di sviluppo 2025, conferma gli interventi di interconnessione con l’estero, al fine di ''garantire sicurezza, sostenibilità ed efficienza, tramite la possibilità di mutuo soccorso tra sistemi interconnessi. In aggiunta, queste infrastrutture costituiscono un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo, a fronte della variabilità della produzione rinnovabile''.
Tra i principali progetti pianificati Terna segnala 'Sa.Co.I.3', il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’attuale interconnessione tra Sardegna, Corsica e Toscana, il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia 'Elmed', il raddoppio interconnessione Italia-Grecia, che ''consentirà la gestione in sicurezza dell’intera Zona Sud e favorirà approvvigionamenti efficienti di energia, grazie alla possibilità di abilitare nuove risorse attraverso il coupling del mercato elettrico e di mantenere lo scambio di energia tra i due Paesi anche in presenza di manutenzioni''.
Inoltre, nel piano di sviluppo 2025 sono presenti ulteriori progetti di interconnessione, noti come 'Merchant lines', a cura di altri promotori e/o non titolari di concessioni di trasporto. Il numero di tali iniziative ha subito un’accelerazione negli ultimi anni. Risultano in fase di avvio consultazione 11 richieste per oltre 12 Gw di capacità. Terna segnala che la gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, permette di ''avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 Gw di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 Gw di solare, 110 Gw di eolico on-shore e 86 Gw di eolico off-shore) e 277 Gw per sistemi di accumulo. Questi numeri, che ''superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo'', secondo la società.
In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai centri di elaborazione (data center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 Gw, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021. Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia.
Terna annuncia che ''con lo scopo di favorire una sempre più ampia abilitazione delle rinnovabili e per garantire un’elevata qualità del servizio, in sinergia con i concessionari del servizio di distribuzione, è stato individuato un set di Cabine primarie da potenziare o da connettere alla Rete di trasmissione nazionale''. Il trend di tali richieste di connessione si è ulteriormente ampliato per effetto dei fondi messi a disposizione nell’ambito del Pnrr. Terna ha definito un approccio di gestione delle richieste di connessione basato sulla definizione di 76 'microzone' che ''consentono di modellare in modo efficace un perimetro all’interno del quale studiare soluzioni di connessione e quantificare la capacità rinnovabile addizionale che può essere integrata nella rete''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Dallo sviluppo di infrastrutture abilitanti e innovative alla garanzia di stabilità e sicurezza della rete elettrica, passando per la risoluzione delle congestioni locali. Sono gli obiettivi del piano di sviluppo 2025 presentato da Terna. ''Considerato il complesso e sfidante contesto elettrico'' Terna comunica di aver ''svolto una importante attività di definizione delle priorità di sviluppo. Sono stati privilegiati gli interventi che offrono il massimo valore per il sistema, individuando soluzioni 'capital light' al fine di ridurre i costi e massimizzare l'efficacia degli investimenti necessari alla transizione energetica''.
Gli interventi previsti dal piano, che consentiranno di operare con una visione di lungo termine in considerazione delle esigenze della rete, rispondono alla necessità di ''sviluppare infrastrutture abilitanti e innovative, funzionali al raggiungimento della capacità obiettivo efficiente, per aumentare i limiti di transito tra le sezioni di mercato e massimizzare lo scambio di energia''. Il programma prevede anche di ''risolvere le congestioni locali, garantendo l’esercizio in sicurezza all’interno delle zone di mercato, tramite la pianificazione di interventi intrazonali''.
Terna punta inoltre a ''rispondere in modo efficiente a tutte le richieste di connessione alla rete attraverso la definizione di un nuovo modello, la Programmazione territoriale efficiente''. Infine sarà garantita ''la stabilità e la sicurezza della rete elettrica e l’integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, che consentono una gestione flessibile e bilanciata delle risorse energetiche, favorendo gli scambi tra le reti nazionali''.
Nell’orizzonte temporale del piano di sviluppo 2025, la maggioranza degli interventi previsti in esercizio entro il 2030 ha ottenuto l’autorizzazione o è già in fase di autorizzazione. Tra questi figurano le principali opere infrastrutturali dell’azienda, come Tyrrhenian Link, il collegamento hvdc sottomarino a 500 kV che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. ''L’opera consentirà una maggiore integrazione tra le diverse zone di mercato e un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili''. L’opera sarà completata entro il 2028.
Tra le opere principali Terna segnala Adriatic Link: il collegamento hvdc tra Abruzzo e Marche da 1.000 MW di potenza lungo circa 250 km, di cui 210 km sottomarini. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029. Entro il 2034 sono poi previsti ulteriori rinforzi infrastrutturali tra cui la Dorsale Adriatica: collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì che garantirà il rafforzamento del corridoio adriatico, permettendo un incremento sostanziale della capacità di scambio.
Terna prevede inoltre la realizzazione di importanti infrastrutture che hanno l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete e la capacità intrazonale. Si tratta di interventi che favoriscono lo scambio di energia all’interno della stessa zona di mercato, funzionali all’integrazione delle fonti rinnovabili e alla risoluzione delle congestioni di rete a livello locale. Tra le opere previste, tre collegamenti a 380 kV in Sicilia (Chiaramonte Gulfi-Ciminna, Caracoli-Ciminna e Paternò-Priolo) e uno in Lombardia (Milano-Brescia).
Il Piano di Sviluppo 2025 di Terna si pone l’obiettivo di estrarre maggior valore dagli asset esistenti, tramite interventi di tipo 'capital light', che si basano su strumenti e soluzioni innovative e che si affiancano ai tradizionali interventi infrastrutturali, consentendo di perseguire rilevanti benefici per la rete. L’attività di Terna di pianificazione della futura rete elettrica può contare oggi su iter di approvazione semplificati per le grandi infrastrutture da parte di Arera e Mase. In particolare, l’Autorità, attraverso il meccanismo dell’approvazione per fasi, ha semplificato il processo fornendo strumenti per velocizzare il percorso di progettazione, autorizzazione e realizzazione.
Anche a valle delle recenti semplificazioni normative ''è stato possibile raggiungere una significativa riduzione dei tempip''. La realizzazione delle infrastrutture sarà supportata anche da strumenti che assicurano e garantiscono la sicurezza e la flessibilità del sistema. Su tutti, il Capacity market con cui Terna si approvvigiona di capacità tramite contratti aggiudicati attraverso aste competitive, e il Macse (Meccanismo per l’approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico). La prima asta del Macse sarà svolta da Terna il prossimo 30 settembre.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."