Non ha perso la testa, non gli è partito l’embolo. Non era incalzato, il giornalista faceva domande, lui rispondeva a monosillabi ma sorrideva, tranquillo. Poi, improvvisa, la testata e il naso fracassato. Il gesto è stato freddo, studiato, scientifico. Compiuto consapevolmente in favore di telecamera, perché tutti vedessero, tutti sapessero. Roberto Spada ha spaccato il setto nasale al giornalista di Nemo Davide Piervincenzi per dare un segnale. Con quella capocciata il fratello di Romoletto, volto pulito ma solo perché incensurato del clan, ha voluto ribadire al territorio: “Qui comando io, qui comandiamo noi”.
Il manganello tenuto in mano dietro la schiena e sfoderato per colpire ancora il cronista dopo la testata testimonia la premeditazione. Il successivo messaggio su Facebook la conferma: “Voi che avreste fatto?”, domandava Spada poche ore dopo la violenza rivolgendosi al suo pubblico, a tutti quelli che a Ostia sono sensibili al messaggio: a chi lo sostiene e a chi deve averne paura e deve continuare a farlo. Non poteva esserci rappresentazione migliore di come vanno le cose a Ostia, di come migliaia di persone in quella zona franca che è da anni quel tratto di litorale romano vivono sotto il respiro dei clan. Che si sentono impuniti e onnipotenti al punto di pestare in strada, alla luce del giorno e davanti alle telecamere un giornalista che fa il suo lavoro.
Ora Marco Minniti giura che “non possono esistere zone franche”. Eh no, caro ministro dell’Interno, troppo facile: le zone franche esistono eccome, anche se lei fa finta di non saperlo. E anche se il povero Piervincenzi è l’unico che non lo farà, Roberto Spada va solo ringraziato per quello che ha fatto ovvero mostrare al Paese una realtà che lo Stato per anni ha fatto finta di non vedere: Ostia è fuori controllo, a Ostia lo Stato non arriva più da anni. Ma fino a ora non lo si è potuto dire, se non sottovoce.
In Sicilia c’è la mafia? Sì, ma è un’isola, anche abbastanza lontana, laggiù in fondo allo Stivale: lo sanno tutti, è quasi folklore. In una zona di confine come Latina i clan rom chiedono il pizzo, fanno la spesa gratis nei negozi di abbigliamento del centro mostrando la pistola sotto la giacca? Cosa vuoi che sia, è solo Latina, è provincia dell’impero. Le famiglie presidiano militarmente i territori del basso Lazio? Stesso discorso, e poi lì il centrodestra prende vagonate di voti, mica si possono sciogliere i comuni così, anche se infiltrati dalla camorra. I Casalesi controllano il casertano? Lo si sapeva, ma non al di fuori dei confini della provincia, Campania profonda, finché Roberto Saviano non ha svelato a tutti il mostro.
Ma un Comune a 30 km da Roma no, non può essere mafioso. E’ troppo vicino alla Capitale e ai luoghi delle istituzioni. Non si può dire, è sconveniente. Non se ne deve parlare troppo neanche nella campagna elettorale per l’elezione del municipio sciolto per infiltrazioni. E così si è preferito non affrontare il problema, si è lasciato il territorio nelle mani delle organizzazioni, si è permesso che la situazione incancrenisse. Fino a che Mafia Capitale non ha scoperchiato il vaso e non è stato più possibile negare la realtà: minisindaco del Pd arrestato e amministrazione commissariata. Un altro clan, quello dei Fasciani, è stato assolto in appello dall’accusa di mafia, ma ora la Cassazione ha riordinato di rifare il processo. Qualcosa si muove.
Ora finalmente di tutto questo c’è la dimostrazione plastica, in diretta tv, a reti e siti internet unificati: il naso spaccato del giornalista sta lì a dimostrare che a Ostia comandano loro e che fino a ieri la politica e le istituzioni – tranne le forze dell’ordine che quotidianamente hanno a che fare con la bestia e la magistratura che ha istruito i processi – hanno avuto gioco facile nel fare finta che non fosse così. Perché Ostia è Roma, la Capitale d’Italia in cui il giorno in cui il processo di primo grado ha sentenziato che quella di Carminati non è mafia, politici di primissimo livello e rappresentanti delle istituzioni sono sbracciati a esultare e a dire, offesi, che “Visto? La mafia a Roma non esiste”.
“I giornali scrivono che il clan Spada con Roberto Spada sostengono Casapound (che il 5 novembre nelle elezioni del municipio ha preso il 9%, ndr) – domandava Piervincenzi un istante prima che Robertino gli fracassasse il naso – tu pensi che Casapound possa risolvere i problemi di Ostia?”. La risposta: “Non lo so, so’ problemi vostri”. Ora forse, proprio grazie a quella testata, chi il problema Ostia l’ha ignorato per anni non potrà più fare finta di nulla.
Marco Pasciuti
Giornalista
Mafie - 9 Novembre 2017
Ostia, la testata al cronista di Nemo ha svegliato finalmente lo Stato. Almeno a parole
Non ha perso la testa, non gli è partito l’embolo. Non era incalzato, il giornalista faceva domande, lui rispondeva a monosillabi ma sorrideva, tranquillo. Poi, improvvisa, la testata e il naso fracassato. Il gesto è stato freddo, studiato, scientifico. Compiuto consapevolmente in favore di telecamera, perché tutti vedessero, tutti sapessero. Roberto Spada ha spaccato il setto nasale al giornalista di Nemo Davide Piervincenzi per dare un segnale. Con quella capocciata il fratello di Romoletto, volto pulito ma solo perché incensurato del clan, ha voluto ribadire al territorio: “Qui comando io, qui comandiamo noi”.
Il manganello tenuto in mano dietro la schiena e sfoderato per colpire ancora il cronista dopo la testata testimonia la premeditazione. Il successivo messaggio su Facebook la conferma: “Voi che avreste fatto?”, domandava Spada poche ore dopo la violenza rivolgendosi al suo pubblico, a tutti quelli che a Ostia sono sensibili al messaggio: a chi lo sostiene e a chi deve averne paura e deve continuare a farlo. Non poteva esserci rappresentazione migliore di come vanno le cose a Ostia, di come migliaia di persone in quella zona franca che è da anni quel tratto di litorale romano vivono sotto il respiro dei clan. Che si sentono impuniti e onnipotenti al punto di pestare in strada, alla luce del giorno e davanti alle telecamere un giornalista che fa il suo lavoro.
Ora Marco Minniti giura che “non possono esistere zone franche”. Eh no, caro ministro dell’Interno, troppo facile: le zone franche esistono eccome, anche se lei fa finta di non saperlo. E anche se il povero Piervincenzi è l’unico che non lo farà, Roberto Spada va solo ringraziato per quello che ha fatto ovvero mostrare al Paese una realtà che lo Stato per anni ha fatto finta di non vedere: Ostia è fuori controllo, a Ostia lo Stato non arriva più da anni. Ma fino a ora non lo si è potuto dire, se non sottovoce.
In Sicilia c’è la mafia? Sì, ma è un’isola, anche abbastanza lontana, laggiù in fondo allo Stivale: lo sanno tutti, è quasi folklore. In una zona di confine come Latina i clan rom chiedono il pizzo, fanno la spesa gratis nei negozi di abbigliamento del centro mostrando la pistola sotto la giacca? Cosa vuoi che sia, è solo Latina, è provincia dell’impero. Le famiglie presidiano militarmente i territori del basso Lazio? Stesso discorso, e poi lì il centrodestra prende vagonate di voti, mica si possono sciogliere i comuni così, anche se infiltrati dalla camorra. I Casalesi controllano il casertano? Lo si sapeva, ma non al di fuori dei confini della provincia, Campania profonda, finché Roberto Saviano non ha svelato a tutti il mostro.
Ma un Comune a 30 km da Roma no, non può essere mafioso. E’ troppo vicino alla Capitale e ai luoghi delle istituzioni. Non si può dire, è sconveniente. Non se ne deve parlare troppo neanche nella campagna elettorale per l’elezione del municipio sciolto per infiltrazioni. E così si è preferito non affrontare il problema, si è lasciato il territorio nelle mani delle organizzazioni, si è permesso che la situazione incancrenisse. Fino a che Mafia Capitale non ha scoperchiato il vaso e non è stato più possibile negare la realtà: minisindaco del Pd arrestato e amministrazione commissariata. Un altro clan, quello dei Fasciani, è stato assolto in appello dall’accusa di mafia, ma ora la Cassazione ha riordinato di rifare il processo. Qualcosa si muove.
Ora finalmente di tutto questo c’è la dimostrazione plastica, in diretta tv, a reti e siti internet unificati: il naso spaccato del giornalista sta lì a dimostrare che a Ostia comandano loro e che fino a ieri la politica e le istituzioni – tranne le forze dell’ordine che quotidianamente hanno a che fare con la bestia e la magistratura che ha istruito i processi – hanno avuto gioco facile nel fare finta che non fosse così. Perché Ostia è Roma, la Capitale d’Italia in cui il giorno in cui il processo di primo grado ha sentenziato che quella di Carminati non è mafia, politici di primissimo livello e rappresentanti delle istituzioni sono sbracciati a esultare e a dire, offesi, che “Visto? La mafia a Roma non esiste”.
“I giornali scrivono che il clan Spada con Roberto Spada sostengono Casapound (che il 5 novembre nelle elezioni del municipio ha preso il 9%, ndr) – domandava Piervincenzi un istante prima che Robertino gli fracassasse il naso – tu pensi che Casapound possa risolvere i problemi di Ostia?”. La risposta: “Non lo so, so’ problemi vostri”. Ora forse, proprio grazie a quella testata, chi il problema Ostia l’ha ignorato per anni non potrà più fare finta di nulla.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.