Paolo VI e Oscar Arnulfo Romero diventeranno santi il prossimo 14 ottobre durante il Sinodo dei vescovi sui giovani. Lo ha deciso Papa Francesco che lo ha comunicato ai cardinali presenti al concistoro convocato proprio per fissare le date delle canonizzazioni. Oltre a Montini e Romero, infatti, Bergoglio proclamerà santi don Francesco Spinelli, fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento; don Vincenzo Romano, parroco di Torre del Greco in provincia di Napoli; suor Maria Caterina Kasper, fondatrice dell’Istituto delle Povere Ancelle di Gesù Cristo; e suor Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, fondatrice della Congregazione delle Suore Misioneras Cruzadas de la Iglesia.

Sulla santità di Romero il Papa non ha mai avuto dubbi ed è stato proprio lui a sbloccare la sua causa e ad autorizzarne la beatificazione nel 2015. L’arcivescovo di San Salvador fu ucciso, il 24 marzo 1980, dagli squadroni della morte del regime di estrema destra di cui denunciava i soprusi. Un cecchino lo colpì proprio mentre stava celebrando messa. “Il martirio di monsignor Oscar Romero – ha affermato Bergoglio – è continuato anche dopo essere stato assassinato, perché fu diffamato e calunniato, anche da suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato”. Per il Papa, infatti, Romero è stato lapidato con la pietra più dura che esiste al mondo: la lingua”.

Era stato proprio Francesco, nel 2014, a beatificare Paolo VI sempre in occasione del Sinodo dei vescovi istituito proprio da Montini. “Nei confronti di questo grande Papa, – aveva detto in quell’occasione Bergoglio – di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera e importante: grazie! Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI”. A tempo di record, in appena quattro anni, Montini diventa santo sempre per volontà di Francesco.

Il miracolo per la beatificazione del Pontefice bresciano riguardava la guarigione, avvenuta nel 2001 negli Stati Uniti, di un feto che al quinto mese di gravidanza si trovava in condizioni assai critiche. Per la canonizzazione, invece, il miracolo riguarda la guarigione di una bambina non ancora nata e che poi fu partorita regolarmente nella notte di Natale del 2014. La piccola, di nome Amanda Maria Paola Tagliaferri, oggi gode di ottima salute.

Il riconoscimento della santità di Montini arriva 40 anni dopo l’omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Vicenda nella quale Paolo VI, amico di lunga data dello statista democristiano, si spese in prima persona chiedono la liberazione di Moro “senza condizioni” e celebrando poi le sue esequie nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Mai prima di allora un Papa aveva partecipato ai funerali di un laico. Proprio in occasione della prossima canonizzazione, il reggente della Prefettura della Casa Pontificia, padre Leonardo Sapienza, biografo autorevole di Montini, ha pubblicato il volume La barca di Paolo (San Paolo) che contiene, tra l’altro, le lettere riservate delle dimissioni del Papa bresciano.

Si tratta di due missive, la prima indirizzata al cardinale Segretario di Stato e la seconda al decano del Collegio cardinalizio, che Montini scrisse nel 1965, appena due anni dopo la sua elezione. “Dichiariamo – si legge nella lettera indirizzata al cardinale decano – nel caso di infermità, che si presuma inguaribile, o di lunga durata, e che ci impedisca di esercitare sufficientemente le funzioni del nostro ministero apostolico; ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento a ciò sia parimente ostacolo, di rinunciare al nostro sacro e canonico ufficio, sia come vescovo di Roma, sia come capo della medesima santa Chiesa cattolica”.

“Ho letto con stupore – scrive Francesco – queste lettere di Paolo VI, che mi sembrano una umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa; e una ulteriore prova della santità di questo grande Papa. Di fronte alla tremenda missione che gli è stata affidata; di fronte a contestazioni, e ad una società in vertiginoso cambiamento, Paolo VI non si sottrae alle sue responsabilità. Ciò che a lui importa sono i bisogni della Chiesa e del mondo. E un Papa impedito da grave malattia, non potrebbe esercitare con sufficiente efficacia il ministero apostolico. Per questo, in coscienza, e dopo matura riflessione, indica le sue precise volontà, per il bene superiore della Santa Chiesa. Dobbiamo ringraziare Dio, il solo che guida e salva la Chiesa, per aver permesso a Paolo VI di continuare fino all’ultimo giorno di vita, a essere padre, pastore, maestro, fratello e amico”.

Twitter: @FrancescoGrana

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