“Medjugorje nel mirino anche delle mafie napoletane in cerca di profitti”. Durante la celebrazione di una messa nella cappella dell’aeroporto Chopin di Varsavia, nel corso di un’omelia sul tema della lotta tra il bene e il male, l’inviato di papa Francesco a Medjugorje, l’arcivescovo polacco Henryk Hoser, ha lanciato accuse sulla Camorra che fa business anche a Medjugorje. A riportarlo è stato il blog del giornalista David Murgia, che a sua volta ha ripreso il resoconto del settimanale cattolico polacco Niedziela e della Radio EM. Ma a rilanciare le parole di Hoser, in Italia, è stata anche l’emittente della Cei TV2000. “Un altro posto dove c’è una lotta sempre più agguerrita tra il bene e il male è Medjugorie” avrebbe detto l’arcivescovo. Spiegando poi: “Da un lato, incontriamo migliaia di giovani che usano il sacramento della penitenza e della riconciliazione. D’altra parte, bisogna essere consapevoli che a causa del massiccio afflusso di pellegrini, questo posto è penetrato dalle mafie, tra cui quelle del Napoletano, che conta sui profitti”. Un’omelia pronunciata poco prima di partire per Medjugorje, dove resterà in pianta stabile per conto del Papa per le indagini sul fenomeno delle apparizioni mariane. Le parole di Hoser hanno indignato gruppi di fedeli napoletani.
L’INDAGINE SULL’ESORCISTA ABUSIVO – Secondo il quotidiano Il Mattino dietro le parole dell’arcivescovo c’è quanto sta emergendo nell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sull’esorcista abusivo Michele Barone, sospeso dal servizio, arrestato a febbraio scorso e accusato di aver maltrattato e abusato sessualmente di almeno tre donne, tra cui una ragazzina di 13 anni, durante sedute di preghiera e riti definiti esorcistici. Il prete di Casapesenna, nel Casertano, era vicino al cardinale Liberio Andreatta, che un anno fa è stato sostituito come amministratore delegato dell’Opera Romana dei Pellegrinaggi, incarico che ricopriva dal 2013 (dal 2011 era anche direttore dell’ufficio per l’edilizia di culto). Per anni Michele Barone, cugino omonimo di un ex camorrista del clan Zagaria, ha organizzato viaggi verso Medjugorie, sia dalla Campania che dall’Irlanda. Indagando sul suo conto, la Guardia di Finanza, starebbe trovando diversi elementi significativi che avvalorerebbero la tesi di un business della Camorra sui pellegrinaggi a Medjugorje.
IL BUSINESS DI MEDJUGORIE – Intanto sui viaggi verso l’Erzegovina organizzati sia dal circuito ufficiale sia dalle agenzie che mettono a disposizione pacchetti per i turisti. Arrivati a destinazione i pellegrini che arrivano da Napoli e Caserta alloggiano tutti in tre alberghi, sempre gli stessi. Si indaga, dunque, sulla proprietà di queste strutture per capire se dietro ci possa essere la mano della Camorra. Infine, spiega il Mattino, c’è la questione delle guide abusive che operano a Medjugorie. Solo in parte l’affare coinvolgerebbe il clan dei casalesi (probabilmente per quel che riguarda la speculazione edilizia nella costruzione di piccoli alberghi), ma il grosso del business sarebbe nelle mani dei gruppi camorristici di Napoli. In modo particolare i Mazzarella di Poggioreale e piazza Mercato e gli Zaza di San Giovanni. A fare gola è anche quel numero enorme di pellegrini che ogni anno affollano la strada che porta alla collina delle apparizione e che comprano di tutto: scarpe, borse, maglioni, articoli di ogni tipo. Tutto rigorosamente falso. E, come sostiene il Corriere del Mezzogiorno, fonti accreditate riferiscono che la merce arriva dal porto di Dubrovnik, a sud della Croazia, uno dei posti più vicini alle coste italiane. Un posto che da decenni vede un’alleanza tra i clan napoletani e gli slavi. Cambia la merce, dalle sigarette di contrabbando alle armi, ma quella – l’alleanza – non cambia.