“Ho mandato scuse profuse al ministro. Alla fine sono andato su Tedros e fatto ritirare il documento. La ritengo una cosa schifosa“. Il 14 maggio 2020 il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra, parlava così via sms con il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. Il ministro citato nel messaggio sembra essere Roberto Speranza, mentre Tedros è Tedros Adhanom Ghebreyesus, il numero uno dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’oggetto della discussione è sempre il rapporto sull’Italia elaborato dai ricercatori Oms guidati da Francesco Zambon, An unprecedented challenge: Italy’s first response to Covid-19, in cui si parlava del mancato aggiornamento del Piano pandemico italiano e di una reazione “caotica” e “improvvisata” del nostro Paese alla prima ondata, pubblicato e rimosso nel giro di 24 ore dalla stessa organizzazione. La vicenda, svelata per la prima volta dalla trasmissione di Rai3 Report, in questi mesi si è complicata sempre di più (l’ultimo colpo di scena è l’iscrizione nel registro degli indagati di Guerra per false informazioni al pm), ma sullo sfondo resta sempre una domanda che ancora non ha risposta: il ministro della Salute Speranza era all’oscuro di tutto quando – secondo la procura di Bergamo – Guerra si adoperò “personalmente alla rimozione dal sito di Oms del report” o ne era a conoscenza? Se sì, qual era la sua posizione?

A dicembre lo staff di Speranza non ha fornito alcun chiarimento a Ilfattoquotidiano.it, rimandando alla nota inviata al programma della Rai, in cui si leggeva che il dossier al centro della vicenda non è “un documento ufficiale dell’Oms e non è mai stato trasmesso al ministero della Salute che quindi non lo ha mai né valutato, né commentato. Ogni informazione in merito deriva da fonti non istituzionali”. Da allora, nonostante le decine di interviste in tv e sulla stampa, in pochi hanno fatto a Speranza lo stesso quesito. Che però adesso riecheggia nella rogatoria internazionale inviata dai magistrati alla sede centrale dell’Oms di Ginevra. La procura vuole vederci chiaro sulla “procedura di approvazione” del rapporto Zambon (che poi si è dimesso), sulle autovalutazioni positive nel fronteggiare l’emergenza che il governo italiano mandava all’Organizzazione all’inizio del 2020, sull’aggiornamento e sull’implementazione del piano pandemico. Al punto 5 i pm chiedono anche “chi all’interno di Oms è titolato a interloquire con il ministro della Salute italiano?”. Lo stesso Speranza è stato sentito dai pm come persona informata sui fatti a gennaio 2021, sostenendo che il dossier era “del tutto indifferente per lo Stato italiano”. Il suo nome però ritorna più volte nelle carte dell’inchiesta (non è indagato) e su piano politico pone ulteriori interrogativi.

Quello che sappiamo finora arriva innanzitutto dalle email di Guerra diffuse dalla trasmissione nel novembre scorso. “Devi correggere subito”, scriveva l’11 maggio il direttore aggiunto dell’Oms a Zambon, coordinatore dei ricercatori dell’Oms autori del dossier sulla gestione dell’emergenza nel nostro Paese. Il problema era la data del Piano pandemico, il 2006: bisognava aggiungere “ultimo aggiornamento dicembre 2016”. “Non fatemi casino su questo – scriveva ancora –. Stasera andiamo sui denti di Report e non possiamo essere suicidi (…) Adesso blocco tutto (…). Così non può uscire. Evitate cazzate. Grazie e scusa il tono. Ranieri”. Il punto è che Guerra è stato direttore generale per la Prevenzione del ministero della Salute dal 2014 al 2017, quindi gli aggiornamenti del piano, in quegli anni, spettavano anche a lui. Ma non è tutto. Come documentato da Report, il direttore aggiunto dell’Oms in un’email ha tirato in ballo anche il ministro Speranza. “Uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole figlia (si suppone intendesse ‘foglia’, ndr) di fico per certe decisioni impopolari e criticate (…). Se anche Oms si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro (…) non credo che facciamo un buon servizio al Paese”.

Nei giorni seguenti c’è anche una corrispondenza con Brusaferro: Guerra scrive al presidente Iss di essere “stato brutale con gli scemi del documento di Venezia. Ho mandato scuse profuse al ministro e ti ho messo in cc di alcune comunicazioni. Alla fine sono andato su Tedros e fatto ritirare il documento. Sto ora verificando il paio di siti laterali e social media dove potrebbe essere ancora accessibile per chiudere tutti i canali. La ritengo comunque una cosa schifosa di cui non si sentiva la mancanza. Spero anche di far cadere un paio di incorreggibili teste. Grazie”, si legge nell’sms. E poi ancora: “Hola. Vedo Zaccardi (Goffredo, il capo di gabinetto del ministero della Salute, ndr) alle 19. Vuoi che inizi a parlargli dell’ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia? Poi ci mettiamo d’accordo sul come?”. Brusaferro risponde così: “Certo, va bene“.

Lo scambio di messaggi è riportato nella rogatoria internazionale della procura ed è da qui che è scattata la contestazione per falso a Guerra. Il direttore aggiunto Oms, infatti, si è sempre difeso dalle accuse sostenendo di non aver mai “minacciato nessuno“. E ai magistrati, quando è stato sentito come testimone il 5 novembre scorso, stando alle carte ha dichiarato che il piano pandemico antinfluenzale italiano non doveva essere aggiornato perché non c’erano state “variazioni epidemiologiche” né “indicazioni da parte dell’Oms di variazione del piano”. In realtà, osserva l’ufficio guidato dal procuratore Antonio Chiappani e dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, c’erano state l’influenza suina A(H1N1) nel 2009 e la Mers nel 2012 e soprattutto le nuove linee guida dell’Oms nel 2013 e nel 2017 e quelle della Commissione e del Parlamento europeo nel 2019 e ancora nel 2013. Al momento non risultano invece ipotesi di reato per il mancato aggiornamento del piano. La versione ufficiale confermata anche dal ministro Speranza ai pm bergamaschi è che il piano del 2006 riguardava l’influenza e pertanto non era applicabile al Covid.

In queste ore sulla vicenda è intervenuto anche un portavoce dell’Oms, Christian Lindmeier, chiarendo che Tedros Adhanom Ghebreyesus “non è stato coinvolto nello sviluppo, nella pubblicazione o nel ritiro del rapporto” redatto dai ricercatori dell’ufficio di Venezia dell’Oms. Quel report, spiega, “era un documento regionale pubblicato prematuramente dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms. I dati e le informazioni contenuti nella relazione non erano stati verificati e contenevano inesattezze e incongruenze. Non avrebbe dovuto essere pubblicato ed è stato ritirato dall’ufficio europeo sotto l’autorità del Direttore regionale”, Hans Kluge. Un nome citato dallo stesso Guerra ai pm: durante l’interrogatorio avrebbe detto che, quando il dossier Oms sull’Italia è stato pubblicato, “il ministro Speranza mi ha contattato, dolendosi del fatto che nessuno della Sanità italiana era stato contattato. Rappresentai le doglianze a Kluge, responsabile regionale Oms, condividendole”. Ora il direttore aggiunto dell’organizzazione spera che l’Oms “possa chiarire tutto” e si dice “amareggiato” per l’accaduto, sostenendo che le sue frasi sono state “estrapolate dal loro contesto”. In queste ore il suo legale, Roberto De Vita, ha annunciato di aver diffidato Report “dal pubblicare le chat sul rapporto dell’Oms”. Stasera, infatti, la trasmissione promette ulteriori documenti esclusivi sui vertici dell’Organizzazione.

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