Il governatore leghista Luca Zaia è debordante nelle conferenze stampa quotidiane sul Covid, che vengono diffuse non solo via Facebook, ma anche dalle emittenti televisive locali e attraverso i link di qualche quotidiano veneto. Eppure il più votato dei presidenti di Regione, con indici di gradimento altissimi, è praticamente scomparso dal sito del proprio partito. Di lui non ci sono foto, ma qualche sporadica dichiarazione, nonostante ogni giorno riempia con titoloni le pagine dei giornali in Veneto (e non solo). È il segno dello scontro latente con Matteo Salvini, cominciato lo scorso anno quando la popolarità del governatore è cresciuta, con il traino della prima ondata del Covid. Si è acuita durante l’estate, in vista delle elezioni regionali. Ma dopo il 76 per cento di consensi raccolti a settembre da Zaia, rieletto per la terza volta, lo scontro non è stato più nemmeno dissimulato, anche perché la Liga di Salvini era stata praticamente umiliata. Il conflitto è cresciuto dopo le dimissioni del commissario regionale Lorenzo Fontana, al cui posto Salvini ha collocato a dicembre il giovane deputato padovano Alberto Stefani, sindaco di Borgoricco.

Non si spiega altrimenti il fatto che dal sito ufficiale della Liga Veneta per Salvini Premier, Zaia e i suoi fedeli siano scomparsi. Come se non esistessero. Eppure ci sono assessori che si occupano dei problemi dei veneti, militanti di lungo corso. Non si può dire che a Noventa Padovana, sede regionale della Liga Veneta, stravedano per il politico veneto più potente e influente. Lo hanno praticamente cancellato. Ad accorgersene è stato il Gazzettino, a cui sono arrivate le osservazioni critiche degli zaiani. Come accade da sempre in casa della Lega, nessuno esce allo scoperto, anche se i sussurri e i mugugni si sprecano. Ma restano tali soprattutto dopo che il Direttivo, un mese fa, aveva dettato la linea: nessuna polemica pubblica, i panni vanno lavati in casa.

Chi cerca conferme, vada su www.ligaonline.it. Nessun dubbio che si tratti del sito ufficiale del movimento, visto che vengono elencate tutte le sedi provinciali, con i rispettivi recapiti. La galleria di parlamentari e amministratori è piuttosto unidirezionale e traccia una linea di demarcazione delle due anime del partito. Chi è citato o ha la foto appartiene nella (quasi) totalità alla linea Salvini. Chi non c’è fa parte dell’esercito di Zaia. Posto di riguardo per Massimo Bitonci, ex sindaco di Padova, ex componente di governo, attuale presidente della Liga. Poi tanti giovani con incarichi parlamentari o amministrativi. Ecco, nell’ordine, il deputato veneziano Alex Bazzarro, la parlamentare Ketty Fogliani di Portogruaro, l’ex vicepresidente della giunta regionale Franco Manzato, la ministra Erika Stefani, l’europarlamentare Paolo Borchia. Per la verità, compare anche Gianantonio Da Re, ex segretario veneto, che in passato non ha risparmiato qualche frecciatina al commissario Stefani, secondo lui incapace di difendere il peso del Veneto nel governo Draghi. Ma ormai è fuori dai giochi, a Bruxelles. C’è pure il padovano Roberto Marcato, assessore nella giunta Zaia, che ha lanciato la sfida per diventare segretario, se e quando si faranno i congressi. È comunque un fedelissimo della Liga, prima che di Zaia.

I bene informati dicono che la scomparsa del governatore sia cominciata con la nomina di Stefani, un segnale ben preciso lanciato da Salvini: lascia mano libera a Zaia in Regione (non potrebbe fare altrimenti) e si tiene stretto il controllo del partito. In controtendenza potrebbe sembrare il sito della Liga Veneta per Salvini Premier su Facebook, dove si spalanca ogni giorno la diretta sulla conferenza stampa di Zaia sul Covid. Ma sembra quasi circoscritto in una “riserva indiana”, circondato com’è dalle foto e dalle dichiarazioni di Salvini, che spuntano dappertutto. Per evitare che qualcuno coltivi il dubbio su chi comandi per davvero nella casa veneta della Liga.

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