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Revoca delle nomine del comitato sui vaccini: Meloni infastidita dalla scelta di Schillaci sui membri “no-vax”

Secondo i retroscena, la presidente del Consiglio non ha gradito il provvedimento, "non concordato", del suo ministro. Per Palazzo Chigi, Schillaci avrebbe preso una decisione affrettata, dovuta alla pressione mediatica della polemica
Revoca delle nomine del comitato sui vaccini: Meloni infastidita dalla scelta di Schillaci sui membri “no-vax”
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Dopo oltre dieci giorni, la telenovela sulle nomine del Nitag (il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni) pareva essersi conclusa con il finale sperato dalla comunità scientifica. Nella giornata di ieri, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha firmato il decreto di revoca di nomina di tutti i membri. Compresi i due profili che aveva acceso maggiormente le critiche: il pediatra Eugenio Serravalle e l’ematologo Paolo Bellavite, che in passato hanno difeso posizioni critiche nei confronti dei vaccini, compresi quelli contro il Covid. Ma proprio quando la polemica sembrava conclusa, nella serata del 16 agosto è arrivato il retroscena: la presidente del Consiglio non ha gradito la decisione, “non concordata”, del suo ministro.

Paolo Bellavite l’ha detto in un’intervista a Repubblica: “Con la revoca delle nomine, è stato danneggiato il pluralismo“. Una posizione che, a quanto filtra, pare condividere anche con la premier. Che il partito di Giorgia Meloni avesse apprezzato le nomine di Serravalle e Bellavite era chiaro. Diversi membri di Fratelli d’Italia si erano spesi in difese entusiastiche dei due membri, plaudendo all’allargamento delle maglie della “censura” sanitaria, come l’ha definita Alice Buonguerrieri, capogruppo FdI della commissione Covid. E anche la premier avrebbe gradito più pazienza da parte di Schillaci.

Come riporta Il Corriere, il fastidio della leader sarebbe stato provocato soprattutto dalle tempistiche con cui è arrivata la decisione del ministero della Salute. Meloni non si attendeva che il decreto di revoca sarebbe stato firmato proprio sotto Ferragosto, pensava ci sarebbe stato più tempo per pianificare una strategia. Anche perché, filtra da FdI, il Nitag ha soprattutto un valore “consultivo”. Di conseguenza non sarebbe stato un dramma – secondo Palazzo Chigi – se alle riunioni avessero partecipato anche membri con “opinioni diverse“. Per FdI, Schillaci ha preso una decisione affrettata, dovuta alla pressione mediatica della polemica. E di questo dovrà rispondere a Meloni.

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