Scrivo libri e faccio musica. E insegno filosofia e storia nei licei. Ho scritto tre libri di quelli che vengono chiamati “reportage narrativi” (ma direi meglio: narrazioni sociali), insomma ibridi tra saggio e narrazione, su questioni del “margine” della società, nella convinzione che è dal margine che si vede meglio il centro. Due di essi sono su questioni dell’immigrazione cosiddetta “clandestina”: Lager italiani (Bur 2006), sull’universo concentrazionario di quelli che oggi si chiamano Cie; e Servi (Feltrinelli 2009) il racconto di un viaggio che ho fatto nell’Italia sommersa dei clandestini al lavoro, dai campi di pomodori e gli agrumeti del Sud ai cantieri del Nord. Un altro, Lavorare uccide (Bur 2008), sulle morti sul lavoro. Poi ho scritto un romanzo e altri libri ancora (uno a cui sono particolarmente legato è Il contro in testa (Laterza 2012), in cui racconto per storie e immagini l’anima ribelle della mia terra apuana). Musicalmente, invece, sarei, propriamente parlando, un cantautore, nel senso che canto canzoni che compongo, ma non solo: sono molto legato anche al patrimonio del canto sociale e del canto popolare, che entra costantemente nel mio repertorio. Il mio cd solista (oltre a quelli che ho fatto con Les Anarchistes) si chiama libertAria.
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