“Diventai molto amico di Maradona che frequentava spesso casa mia ma solo perché diceva di trovarsi bene in mia compagnia e solo in un paio di occasioni mi ha chiesto se potessi procurargli della cocaina per uso personale”. A raccontare del suo rapporto con il campione argentino questa volta è Salvatore Lo Russo, capo dell’omonimo clan di Miano che da qualche mese è andato a ingrossare le fila dei collaboratori di giustizia. Tra le numerose dichiarazioni che l’ormai ex boss della camorra ha affidato ai verbali degli inquirenti, quelle sul suo legame con “El Pibe de Oro”, ancora oggi idolo di milioni di tifosi sia a Napoli sia in Argentina, sono forse quelle colpiscono di più.
Il loro contenuto non particolarmente rilevante ai fini investigativi riesce con crudezza a mettere in luce la fragilità e la sprovvedutezza dell’uomo Maradona. Che il campione argentino durante la sua esperienza napoletana fosse entrato in contatto con la camorra è cosa nota da qualche tempo. La sua foto in compagnia dei fratelli Giuliano di Forcella e della loro vasca a forma di conchiglia ha fatto il giro del mondo. Un errore commesso in buona fede si disse allora e che qualcuno giustificò affermando che in fin dei conti Maradona non poteva certo conoscere tutti i suoi tifosi. Ora però le parole di Lo Russo rischiano di gettare nuove ombre sulla vita di quello che per molti è stato il più grande calciatore di tutti i tempi. Per il collaboratore, infatti, l’asso di Lanus sapeva perfettamente quale fosse il ‘lavoro’ di Lo Russo, al punto da chiedere il suo aiuto in occasione di un furto subito nel 1990. “Maradona si rivolse a me nell’occasione in cui subì il furto di una ventina di orologi e del Pallone d’Oro. Gli feci recuperare gli orologi tramite Peppe ‘o biondo che li trovò presso i Picuozzi dei Quartieri Spagnoli, mentre non fu possibile recuperare il Pallone d’Oro che avevano già sciolto. Mandai ai Quartieri 15.000.000 di lire che, però, mi furono poi mandati indietro. Ricordo che uno tra gli orologi che mi mandarono non apparteneva a Maradona e questi non volle tenerlo per sé, tanto che lo regalai a Pugliese”.
L’uomo che ricevette l’orologio lasciato da Maradona è Pietro Pugliese, ex guardia giurata coinvolta in un traffico di droga e in seguito accusatosi di essere un killer della camorra. Anche lui, da anni, ha deciso di collaborare con la giustizia permettendo agli inquirenti di arrestare 15 presunti camorristi coinvolti nella cosiddetta ‘faida di Villaricca’. Nei primi anni ’90, però, le dichiarazioni di Pugliese riguardanti una presunta ‘combine’ organizzata da Maradona e da altri calciatori per fare in modo che il Napoli non vincesse lo scudetto furono ritenute poco credibili dagli inquirenti che non trovarono alcuna conferma alle sue parole. Eppure anche Pugliese, come Lo Russo, raccontò ai giudici della rapina ai danni del campione argentino e dei rapporti tra quest’ultimo e la camorra napoletana. Secondo Pugliese, infatti, la rapina fu un avvertimento che il ‘sistema’ lanciò a Maradona per convincerlo a favorire il ‘banco’ delle scommesse clandestine, uno dei più importanti business della camorra. Un’accusa ritenuta infondata dalla magistratura che ritenne poco attendibile il racconto del collaboratore. Ora però le conferme di Lo Russo, personaggio di spicco della malavita per oltre trent’anni, potrebbero fornire nuove indicazioni, anche se, è bene precisarlo, lo stesso boss ha dichiarato che sebbene avesse conosciuto diversi calciatori non li ha mai coinvolti in nessuno dei suoi traffici. Resta però l’amarezza di sapere che l’idolo di Napoli era amico di uno dei peggiori nemici della città.
di Luigi Sabino – http://strozzatecitutti.info/
Cronaca
Il boss pentito: “Quando Maradona mi chiese di recuperargli orologi e Pallone d’Oro rubati”
Parla l'ex capo della camorra Salvatore Lo Russo. Nei suoi verbali la vicenda dell'ex Pibe de oro che frequentava la sua abitazione. "Lui - dice il collaboratore di giustizia - sapeva perfettamente cosa facessi"
“Diventai molto amico di Maradona che frequentava spesso casa mia ma solo perché diceva di trovarsi bene in mia compagnia e solo in un paio di occasioni mi ha chiesto se potessi procurargli della cocaina per uso personale”. A raccontare del suo rapporto con il campione argentino questa volta è Salvatore Lo Russo, capo dell’omonimo clan di Miano che da qualche mese è andato a ingrossare le fila dei collaboratori di giustizia. Tra le numerose dichiarazioni che l’ormai ex boss della camorra ha affidato ai verbali degli inquirenti, quelle sul suo legame con “El Pibe de Oro”, ancora oggi idolo di milioni di tifosi sia a Napoli sia in Argentina, sono forse quelle colpiscono di più.
Il loro contenuto non particolarmente rilevante ai fini investigativi riesce con crudezza a mettere in luce la fragilità e la sprovvedutezza dell’uomo Maradona. Che il campione argentino durante la sua esperienza napoletana fosse entrato in contatto con la camorra è cosa nota da qualche tempo. La sua foto in compagnia dei fratelli Giuliano di Forcella e della loro vasca a forma di conchiglia ha fatto il giro del mondo. Un errore commesso in buona fede si disse allora e che qualcuno giustificò affermando che in fin dei conti Maradona non poteva certo conoscere tutti i suoi tifosi. Ora però le parole di Lo Russo rischiano di gettare nuove ombre sulla vita di quello che per molti è stato il più grande calciatore di tutti i tempi. Per il collaboratore, infatti, l’asso di Lanus sapeva perfettamente quale fosse il ‘lavoro’ di Lo Russo, al punto da chiedere il suo aiuto in occasione di un furto subito nel 1990. “Maradona si rivolse a me nell’occasione in cui subì il furto di una ventina di orologi e del Pallone d’Oro. Gli feci recuperare gli orologi tramite Peppe ‘o biondo che li trovò presso i Picuozzi dei Quartieri Spagnoli, mentre non fu possibile recuperare il Pallone d’Oro che avevano già sciolto. Mandai ai Quartieri 15.000.000 di lire che, però, mi furono poi mandati indietro. Ricordo che uno tra gli orologi che mi mandarono non apparteneva a Maradona e questi non volle tenerlo per sé, tanto che lo regalai a Pugliese”.
L’uomo che ricevette l’orologio lasciato da Maradona è Pietro Pugliese, ex guardia giurata coinvolta in un traffico di droga e in seguito accusatosi di essere un killer della camorra. Anche lui, da anni, ha deciso di collaborare con la giustizia permettendo agli inquirenti di arrestare 15 presunti camorristi coinvolti nella cosiddetta ‘faida di Villaricca’. Nei primi anni ’90, però, le dichiarazioni di Pugliese riguardanti una presunta ‘combine’ organizzata da Maradona e da altri calciatori per fare in modo che il Napoli non vincesse lo scudetto furono ritenute poco credibili dagli inquirenti che non trovarono alcuna conferma alle sue parole. Eppure anche Pugliese, come Lo Russo, raccontò ai giudici della rapina ai danni del campione argentino e dei rapporti tra quest’ultimo e la camorra napoletana. Secondo Pugliese, infatti, la rapina fu un avvertimento che il ‘sistema’ lanciò a Maradona per convincerlo a favorire il ‘banco’ delle scommesse clandestine, uno dei più importanti business della camorra. Un’accusa ritenuta infondata dalla magistratura che ritenne poco attendibile il racconto del collaboratore. Ora però le conferme di Lo Russo, personaggio di spicco della malavita per oltre trent’anni, potrebbero fornire nuove indicazioni, anche se, è bene precisarlo, lo stesso boss ha dichiarato che sebbene avesse conosciuto diversi calciatori non li ha mai coinvolti in nessuno dei suoi traffici. Resta però l’amarezza di sapere che l’idolo di Napoli era amico di uno dei peggiori nemici della città.
di Luigi Sabino – http://strozzatecitutti.info/
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Politica
Meloni e il caso Santanchè: “Il rinvio a giudizio non è necessariamente motivo di dimissioni. Ma va valutato l’impatto sul lavoro di ministro”
Giustizia & Impunità
Governo contro i magistrati nel giorno della protesta. La premier: “I cittadini votano e la politica fa le scelte”. Tra le toghe risuona l’appello di Borrelli: “Resistere”
Giustizia & Impunità
Palermo, il presidente della Corte d’Appello: “Inopportuno il tentativo di attribuire la riforma a Falcone”
Roma, 25 gen. (Adnkronos) - "In Italia abbiamo una miriade di istituti di credito, che noi abbiamo difeso. Anche Antonio Tajani ha sempre detto di tutelare la Banca popolare, la Banca di credito cooperativo, quindi la banca che non sbatte la porta all'artigiano o al contadino, ma che lo aiuta. Dopodiché se in Italia accanto a questa miriade di istituti crescono dei colossi in grado di competere sul mercato, ben vengano, nel rispetto delle regole di mercato. L'importante è che ci sia rispetto del mercato, delle regole e Forza Italia sta dando un contributo importante in questo senso”. Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, intervenendo all'evento ‘Un piano industriale per l'Italia e l'Europa’ a Milano.
Roma, 25 gen. (Adnkronos) - "Criminali e spacciatori che scappano o inquinano le prove perché con le nuove riforme del Governo vanno avvertiti prima dell'arresto; tribunali con personale precario e carente; attacchi continui contro i magistrati che indagano politici e potenti da parte di un Governo che interviene per fare solo danni, ad esempio creando disagi e paralisi nei tribunali con una app che non funziona e fa saltare la partenza del processo penale telematico. Le proteste che oggi un po’ in tutta Italia si sono svolte contro il ministro Nordio non ci sorprendono. Non ci meraviglia affatto la protesta plateale ma composta dei magistrati che denunciano un attacco all'indipendenza e all'autonomia del potere giudiziario". Lo scrive su Facebook il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte.
"Un Governo che davvero vuole una giustizia giusta, rapida ed efficiente -aggiunge il leader M5S- investe su personale, strutture, dotazioni informatiche. Ma non è questo l’obiettivo del Governo a cui non interessa la tutela dei diritti dei cittadini, la sicurezza e la certezza della pena. Il Governo è tutto proteso, Nordio in testa, per realizzare il disegno di Licio Gelli e Berlusconi, operando la separazione delle carriere dei magistrati. E così i Pm, diventati superpoliziotti, potranno più facilmente essere condizionati dal potere politico, e avremo una giustizia che sarà molto attenta a garantire politici e potenti che non vogliono neppure essere indagati".
"Una giustizia -conclude Conte- che però sarà inflessibile contro i comuni cittadini, contro chi manifesta il dissenso politico, che oppone resistenza anche solo passiva, contro i giornalisti con la schiena dritta. Grideremo forte in faccia a questo Governo: 'La legge è uguale per tutti'".
Roma, 25 gen. (Adnkronos) - "Senza alcuna vergogna, Giorgia Meloni rigira la frittata e riesce a fare la vittima anche su Almasri Habish. Pur di non ammettere le responsabilità politiche del pasticcio, la premier afferma di essere lei a pretendere chiarimenti dalla Corte penale internazionale e, rinnegando persino le dichiarazioni dei suoi ministri, dice che non è stata una decisione del Governo ma della Corte d’Appello di Roma: come se il Falcon di Stato fosse stato messo a disposizione dai magistrati e non dal Governo. A rispondere della liberazione del generale macellaio libico ricercato a livello internazionale dovrebbe piuttosto essere lei al Parlamento e agli italiani, altro che la Cpi”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
“Forse Meloni non vuole ammettere che si è trattato di uno scambio per mantenere lo scellerato accordo Italia-Libia. Per questo -aggiunge- rinnoviamo la nostra richiesta di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta che faccia luce sull'attuazione di quegli accordi. Abbiamo già depositato in Parlamento una proposta che va in questa direzione perché non è accettabile che il Governo italiano fornisca importanti mezzi, risorse, addestramento e assistenza a quegli apparati libici che poi lo stesso Governo definisce pericoloso e criminali”.
Roma, 25 gen. (Adnkronos) - “Invece di preoccuparsi del calo degli ascolti di molti talk e di alcuni tg oggi l’ad della Rai ha trovato il tempo di diramare una circolare nella quale si annuncia il commissariamento dei programmi giornalistici dei Generi. Un evidente controllo su chi fa informazione nel servizio pubblico. A questo punto è assolutamente urgente che i dirigenti Rai siano convocati in commissione di Vigilanza per spiegare una scelta che suona come una minaccia della destra sull’azienda del servizio pubblico”. Così il senatore del Pd Francesco Verducci, membro della commissione di Vigilanza Rai.
(Adnkronos) - "È chiaro che c'è un confronto interno al governo sulle dimissioni della Santanchè: Salvini la invita a rimanere, la Meloni non si sa, questo va chiarito. Io penso che la Santanchè debba dimettersi perché il ruolo di ministro del Turismo è molto importante e credo che vada trovata una figura più credibile della Santanchè". Lo dice Carlo Calenda.
Roma, 25 gen (Adnkronos) - "Con la Vigilanza bloccata dal ricatto della maggioranza, che insiste su una nomina per la presidenza del CdA Rai in aperto spregio delle più basilari regole di garanzia, arriva una circolare che, tra le righe, persegue un unico obiettivo: commissariare i programmi di informazione". Lo dice la senatrice del M5s Dolores Bevilacqua, componente della Vigilanza Rai.
"Un’azione denunciata anche da Usigrai e che non può essere letta in altro modo se non come un tentativo di addomesticare le trasmissioni che rispondono esclusivamente al diritto/dovere di informare i cittadini -prosegue-. Questi interventi mostrano chiaramente come il servizio pubblico rischi di trasformarsi nel servizio del governo di turno, snaturando la sua missione e allontanandosi pericolosamente da quei principi di indipendenza e libertà dei media richiesti dall’European Media Freedom Act). Questa deriva è inaccettabile e conferma, ancora una volta, l'urgenza di riprendere il percorso della riforma della Rai in commissione al Senato".
Roma, 25 gen (Adnkronos) - "E' la solita premier che lancia strali, sfida a tutto campo chi non è con lei, dalla Corte penale internazionale all’intera magistratura italiana, ed è estranea completamente ad un’etica della politica, non le pesa per niente lo scandalo Santanchè. Giorgia Meloni vuole porsi al di sopra della società, ma alla fine parlerà solo con i suoi amici". Lo dice la capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra Luana Zanella.