Risulta proprietaria o comproprietaria di 14 immobili. Ma vive in un’abitazione dell’istituto per il sostentamento del clero della diocesi di Firenze pagando un canone calmierato. Non sarebbe neanche grave. Se non fosse che non ha dichiarato gli appartamenti, che l’istituto è tra gli enti che partecipano al fondo regionale per l’housing sociale che elargisce 5 milioni annui, che le case dovrebbero essere assegnate a persone con provate difficoltà economiche e soprattutto che l’inquilino è Stefania Saccardi del Partito democratico, fino al 2015 vicepresidente della Regione con deleghe proprio al welfare e alle politiche per la casa, e oggi è assessore alla sanità e alle politiche sociali con dichiarate aspirazioni da governatore. Non basta. Perché il delegato diocesano responsabile del patrimonio immobiliare dell’istituto per il sostentamento del clero è Simone Saccardi, fratello dell’assessore. Così è indicato in un documento del 2010 e il suo nome figura ancora oggi come referente nel sito dell’ente.
Saccardi minaccia querele. E ieri in un’intervista a La Nazione ha derubricato la vicenda come “attacchi personali che niente hanno a che vedere con la politica”. Molti la pensano in maniera decisamente diversa. Tanti dell’opposizione ne invocano le dimissioni. Altri, invece, anche da sinistra, la citano come esempio negativo da utilizzare per regolamentare meglio la gestione dell’housing sociale.
A scoprire e rendere nota la particolare situazione abitativa di Saccardi è stato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che con una interrogazione in aula ha costretto l’assessore a rispondere e ammettere che sì, abita in una casa del clero.
Saccardi non ha voluto produrre copia del contratto di affitto né alcun dettaglio sul canone. Si è limitata a dire che in quell’appartamento vive da anni e lo ha interamente ristrutturato. La trasparenza, si sa, è un dovere soggettivo. Sul sito istituzionale, ad esempio, Saccardi dichiara di avere intestata una unica abitazione. In realtà a lei sono riconducibili 14 proprietà per 1.264 metri quadrati. “Quando si tratta solo di ‘nuda proprietà’ come nel mio caso – ha spiegato l’assessore – la dichiarazione degli immobili non è necessaria. Questo perché non guadagno nulla da quegli immobili, non mi danno reddito, né a me né ai miei fratelli. Li abbiamo ereditati e il reddito che ne deriva va interamente a mia mamma, che paga le relative tasse”.
Donzelli è stato querelato. Ma difficilmente la vicenda si chiuderà a breve. Anzi. Con il governatore Enrico Rossi possibile candidato al Parlamento alle prossime Politiche c’è il rischio che si torni presto al voto anche in Toscana. E Saccardi aspira, per sua stessa ammissione, a guidare la Regione. Potrà sostenere una campagna elettorale senza riuscire a rivelare i dettagli del suo contratto? Le domande inevase sono poche, ma dirimenti: quanto paga? A chi è intestato il contratto? Perché le è stata assegnata la casa di housing sociale? La risposta per ora è il silenzio. Oltre al compulsivo azzeramento dell’agenda: da giorni l’assessore cancella molti degli incontri che aveva in programma sul territorio. Con ogni probabilità si muoverà qualcuno da Roma in suo aiuto. A lei, molti devono molto. A cominciare da Matteo Renzi che dal 2006, quando l’ha chiamata in Provincia, non l’ha mai abbandonata. È anzi una delle sue ormai poche fedelissime.
Nello scacchiere dell’universo renziano, Saccardi è un alfiere. Spostata di casella in casella. A inizio 2014, quando l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi si prepara a occupare Palazzo Chigi, l’ex rottamatore decide che suo erede a Palazzo Vecchio deve essere Dario Nardella, dal 2013 a Roma perché eletto al Parlamento. Per farlo tornare a Firenze così da investirlo dei poteri di sindaco quando Renzi andrà al governo, l’unico modo è nominarlo vice. Incarico in quel frangente occupato da Saccardi. Così, in accordo con il governatore Rossi, Renzi “trasferisce” lei in Regione e Nardella viene nominato vicesindaco.
L’accordo però è che Saccardi vada a occupare almeno un assessorato di peso. Come la Sanità. Ma in Regione, nel 2014, quella poltrona è di un’altra pedina importante del renzismo toscano ma soprattutto uomo fidato di Rossi: Luigi Marroni, ex direttore delle Asl di Firenze.
Manca poco meno di un anno alle elezioni regionali, Saccardi deve aspettare e viene “parcheggiata” alla vicepresidenza della Regione, con deleghe importanti: welfare, politiche per la casa e integrazione socio-sanitaria. Nel 2015 le urne confermano Rossi, Marroni è nominato amministratore delegato di Consip – incarico che lascia nel giugno 2017 a seguito dell’inchiesta scaturita proprio da sue dichiarazioni in merito a una fuga di notizie relative al fascicolo sulla centrale acquisti del Tesoro – e Saccardi diventa assessore a Politiche sociali, sport e sanità.
Adesso aspira a salire un altro gradino e diventare presidente della Toscana. Trasloco permettendo.