Le foto sorridenti di Maria Elena Boschi, le immagini delle scuole nuove di zecca (spicca, guarda caso, quella di Sesto Fiorentino, casa Renzi praticamente) e una cifra iperbolica: 9,5 miliardi di euro per l’edilizia scolastica. Uno dei cavalli di battaglia del vecchio governo Renzi, e pure del nuovo Gentiloni a quanto pare. Ma la realtà dei 42mila istituti scolastici del nostro Paese è molto diversa. I soldi fin qui spesi sono pochi e per lo più prestiti della Banca europea o vecchi fondi Pon che arrivano da Bruxelles. Con le solite difficoltà sulla tabella di marcia, dovute a problemi di vario genere, dai ritardi nei bandi all’apertura dei cantieri. Così a fronte degli oltre 5mila interventi già conclusi dichiarati dal governo, molto è ancora da fare: negli ultimi tre anni è stato speso appena un terzo delle risorse previste.
L’edilizia scolastica è sempre stata uno dei temi preferiti di Matteo Renzi: l’ex premier aveva promesso 4 miliardi di euro al momento del suo insediamento nel 2014. Oggi quei fondi sono più che raddoppiati: in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, Maria Elena Boschi, insieme alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, ha annunciato che il piano raggiungerà nei prossimi anni quota 9,5 miliardi. In teoria.
Molto più difficile è capire quante di quelle risorse siano state effettivamente utilizzate. Anche perché il programma si articola in una marea di azioni e fonti di finanziamento differenti, di cui è quasi impossibile venire a capo: “scuole nuove” o “innovative”, “sicure” o “antisismiche”; fondi Pon, Fsc, Bei, Kyoto e chi più ne ha più ne metta. Per fare ordine nel 2013 era stato costituito il “Fondo unico per l’edilizia scolastica”, che però ancora stenta a decollare. Basti pensare che per i prossimi anni risulta quasi completamente vuoto: dal ministero assicurano che verrà rifinanziato ad inizio 2018, ma per il momento la dotazione è di soli 20 milioni.
Palazzo Chigi parla di 4,7 miliardi già assegnati agli enti locali, al Ministero quantificano in circa 2,3 miliardi le risorse spese. Ma l’unico rendiconto preciso seppur parziale disponibile (quello realizzato dall’Indire), mostra cifre lontane dalla narrazione governativa: per quanto riguarda i programmi “Mutui Bei” e “Scuole sicure”, due dei filoni principali del piano (circa la metà degli interventi), dal 2014 ad oggi sono stati spesi e rendicontati appena 440 milioni di euro. I dati risalgono al 1° aprile, al prossimo aggiornamento dovrebbe aggiungersi altri 100 milioni. Comunque molto meno rispetto al miliardo e mezzo che i due programmi dovrebbero valere insieme, e i lavori dei fondi Pon non cambiano molto la situazione. Anche la contabilità ministeriale è eloquente: nell’ultimo consuntivo 2015 risultano spesi 161 milioni di euro di fondi Miur per l’edilizia, per il 2017 ci sono circa 450 milioni.
Il governo,grosso modo, si è limitato a raccattare qua e là tutte le risorse disponibili, mettendoci poco o nulla di suo. Così i soldi spesi fin qui sono perlopiù mutui accesi dagli enti locali con la Bei, la Banca Europea per gli investimenti (lo Stato si fa carico solo degli interessi per circa 40 milioni l’anno) e vecchi Fondi Pon risalenti addirittura al periodo 2007-2013 (chissà quanto ci vorrà per spendere quelli del 2014-2020). Il resto si vedrà in futuro: basta guardare nel dettaglio i vari programmi che compongono il totale per averne la conferma. Il bando del fondo di Kyoto (350 milioni per l’efficientamento energetico degli edifici) è stato prorogato più volte, l’ultima pochi giorni fa fino al 2018: il primo, che risale addirittura al 2015, era stato un vero e proprio flop a causa dei tempi troppo stretti di partecipazione. Stessa sorte di “Scuole innovative” (altri 350 milioni), per problemi con la commissione aggiudicatrice.
I cantieri dei “Patti per il sud”, fondi periferie o energie rinnovabili sono ancora quasi tutti in alto mare. Governo e ministero stanno provando a spendere tutto lo spendibile nel minor tempo possibile, ma in qualche punto della catena di comando deve esserci qualche intoppo. Comunque un passo avanti rispetto al passato c’è, almeno quanto alla media annua di stanziamenti (250 milioni), ma i 9,5 miliardi annunciati dalla coppia Boschi-Fedeli sono soprattutto una promessa. L’ennesima, ancora tutta da mantenere.