Dopo quella girata tra Casapesenna e Santa Maria Capua Vetere, protagonista il presidente dei dem campani Stefano Graziano, la nuova puntata di “Gomorra e il Pd” va in scena a Marcianise, città di quasi 40.000 abitanti che torna al voto il 5 giugno.
Da ieri è noto che l’ex sindaco Pd Filippo Fecondo è indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Secondo la Dda di Napoli, Fecondo fu sostenuto dal clan Belforte alle amministrative del 2001 e del 2006. Lo affermano i pentiti Michele Frongillo, Bruno Buttone e Claudio Buttone, ed il pm Luigi Landolfi ha spedito i carabinieri al Comune di Marcianise ad acquisire i verbali delle operazioni elettorali e i risultati “divisi sezione per sezione”. L’inchiesta sparge sale sulle ferite di un Pd che a Marcianise si è spaccato e ha perso pezzi dopo la decisione del commissario dei dem di Caserta, Franco Mirabelli di non celebrare le primarie, e di assegnare il simbolo alla cordata rappresentata dal segretario cittadino Angelo Raucci e da Fecondo. I due hanno individuato come candidato sindaco il giornalista Antonello Velardi, capo redattore centrale de Il Mattino (tuttora in gerenza nonostante la campagna elettorale in corso), che sul proprio blog ha pubblicato una foto a fianco a Renzi in visita al giornale, sopra all’articolo “Il premier benedice Velardi: Marcianise crocevia per il Sud”. Il provvedimento di Mirabelli fu osteggiato dalla senatrice Rosaria Capacchione. Una parte dei dem avrebbe preferito il nome di Dario Abbate. Che di fatto è uscito dal Pd e si è candidato a sindaco contro Velardi. Nove liste appoggiano Abbate, sette Velardi. Quest’ultimo però ha fatto ricorso contro ‘Marcianise Democratica’ (lista civica pro Abbate) perché espone il simbolo dell’Ulivo. “Piena fiducia nella magistratura, ma è inaccettabile il tentativo di strumentalizzare questa vicenda” ha dichiarato Mirabelli.