Sempre in trincea contro il Rosatellum, ma senza il fondatore. Sceso a Roma ma poi rimasto nel suo albergo, perché la piazza dei Cinque Stelle non era adeguatamente piena. Beppe Grillo, ormai ex capo del M5S, manda all’aria i piani del Movimento disertando il secondo giorno di presidio davanti a Montecitorio. Militanti, parlamentari e cronisti lo aspettano dall’ora di pranzo fino a sera inoltrata.
Dalle 13.30 è un rosario di interventi sul palchetto davanti alla Camera, spostato verso Montecitorio per permettere a Grillo di salirvi con più facilità. Ma il garante non si fa vedere. La delegazione arrivata nel suo albergo nel pomeriggio, composta dai capi della Comunicazione e dal deputato Alfonso Bonafede riparte senza di lui. “Forse la piazza non è quella giusta” dicono in diversi. Ossia non c’è abbastanza gente. Di certo il colpo d’occhio è inferiore a quello di mercoledì. E allora niente Grillo. Neppure alla Camera, perché c’era anche l’ipotesi di una sua apparizione sugli spalti. E allora a colmare il vuoto prova la sindaca di Roma Virginia Raggi, che nel pomeriggio si manifesta per un brevissimo discorso, e si prende cori e applausi. “Non si cambiano così le regole del gioco, è un metodo vergognoso. Il Parlamento è stato imbavagliato e la volontà dei cittadini è stata ignorata” arringa. Poi scende e distribuisce baci e selfie agli attivisti. In cambio le donano un casco da pompiere. Il resto della giornata è nel segno di big come Alessandro Di Battista, che difende il padre: “Mio papà fascista? Io sono fiero di lui”. In serata, il Rosatellum passa in scioltezza. I deputati in aula non fanno una piega, mentre la piazza urla “vergogna”. Sul palco sale Luigi Di Maio, e prima sibila: “Loro hanno la maggioranza in Paramento, noi nel Paese”. Poi annuncia la mobilitazione ad oltranza: “Siete tutti convocati davanti al Senato la settimana prossima. Ma se dovesse passare anche lì chiederemo pacificamente davanti al Quirinale che il presidente Mattarella non firmi”.
Ed è il nuovo fronte, mettere sotto pressione anche il Quirinale. Anche se Di Maio e altri big come Roberto Fico spingono per toni bassi con il Colle. Ma si pensa anche ad altre mosse, “pure in Parlamento”. Qualcuno sussurra di dimissioni di massa, come gesto simbolico. Però sono voci isolate. “Ora bisognerà costruire, e non sarà facile” scandisce Fico. Di certo si dovrà riflettere. Comunque assieme a Grillo, domani previsto a Marino per l’evento che annuncerà il candidato governatore dei 5Stelle nel Lazio (favoritissima la deputata Roberta Lombardi).