Ha una spiegazione e una giustificazione per tutto, Raffaele Marra, ex vice capo di gabinetto del sindaco Virginia Raggi, oggi a capo del personale dell’amministrazione della Capitale. Appartamenti acquistati. Delibere. Concorsi. “Tutto in regola”, dice, documenti in mano. Arriva in redazione e per due ore – gliene va dato atto – non si sottrae ad alcuna domanda. È l’uomo sul quale si gioca un’importante partita per il sindaco Raggi: una parte del M5s, a cominciare da Beppe Grillo, è a dir poco scettica sul suo ruolo. E vorrebbe vederlo lontano dall’amministrazione di Roma. È al centro di inchieste giornalistiche da mesi. È chiaro che vuol dire la sua.
Marra lei non è sindaco, non è assessore, non è neanche capo di gabinetto: secondo lei perché l’informazione italiana è così attenta a lei?
Non so rispondere. Sin dal 2008 con l’amministrazione Alemanno sono stato un dirigente sui generis nell’assegnazione delle case per l’emergenza abitativa: ho prodotto indagini e processi…
Scusi, la interrompiamo. Non pensa che il punto sia politico? Ci si chiede se il sindaco Raggi stia operando in discontinuità col passato oppure no. E lei diventa una cartina di tornasole.
Credo che l’attacco alla mia persona arrivi dall’interno del Movimento. C’è stato un accanimento nei miei riguardi: sin dai primi giorni in cui ho iniziato a collaborare con il sindaco Raggi il mini-direttorio M5s con me non ha voluto avere alcun tipo di interlocuzione, pensavano che fossi legato alla destra romana e alle vecchie amministrazioni. Ma non è così. Ho cercato di mantenere un profilo basso, portando le prove che ero lontano da questi ambienti ma non mi fu dato spazio. Insistevano sulla presunta condanna della Corte dei Conti per il mio incarico in Regione.
Perché presunta?
Perché è falso. E posso dimostrarlo. Ma loro erano contrari alla mia nomina come vice capo di gabinetto. In quel confronto, quella sera, fui trattato quasi come un mezzo bandito. Ogni volta che esibivo un documento e una prova contraria c’era una resistenza: prevaleva il pregiudizio.
È cambiato qualcosa?
Forse da qualche giorno. Fino a pochi giorni fa ero additato come un bandito. Adesso ho rapporti più corretti con tutti: per esempio posso partecipare, con il mio ruolo, a delle riunioni con i consiglieri.
Forse perché Grillo ha chiesto informazioni su di lei ai consiglieri?
Probabile.
Lei è indagato per qualcosa? Lo è mai stato?
No, mai. Lo ha confermato la procura di Roma.
Allora la questione, non essendo giudiziaria, è totalmente politica.
Sicuramente c’è qualcuno a cui politicamente non vado bene. L’Espresso mi dedica 8 pagine. Eppure sono solo uno dei tanti dirigenti del Comune di Roma. L’obiettivo non sono io: attaccano me per attaccare il sindaco. E secondo me l’attacco arriva probabilmente dall’interno del Movimento.
Quindi una parte del M5s vuol colpire il sindaco?
Per quel poco che capisco di politica… sì.
Si reputa una persona in discontinuità col passato o in linea con la vecchia gestione politica e amministrativa?
La risposta è nei fatti. È nella mia vita. Dopo due anni di amministrazione Alemanno mi allontano in seguito alla presentazione di una serie di esposti, poi rientro in Regione, poi devo andare via anche da lì… sono certo di essere in discontinuità con il passato.
Qualche esempio della sua discontinuità.
Politiche abitative: tra il 2008 e il 2010 ho presentato denunce che hanno portato a licenziamenti e allontanamenti di alcuni che mi hanno preceduto. Poche settimane fa, hanno sgomberato e recuperato gli appartamenti che denunciavo come occupazioni irregolari. Al suo insediamento l’ex sindaco Ignazio Marino annuncia i ‘buoni casa affitto’ a chi viveva nei residence: era una mia proposta messa nero su bianco nel 2009.
L’Espresso e anche il nostro Marco Lillo hanno verificato che, da dirigente del Patrimonio, lei ha firmato convenzioni per appartamenti del costruttore Amore (ben 53 case) e Francesco Totti (59) per circa 2mila euro a unità abitativa. Amore è stato poi indagato in Mafia Capitale ma questo, all’epoca, lei non poteva immaginarlo. La domanda è un’altra: secondo lei questi sono prezzi giusti e congrui?
Moralmente, il prezzo non è corretto. Sotto il profilo tecnico giuridico lo è. Peraltro ho fatto risparmiare circa 900mila euro, nel caso degli appartamenti di Amore.
Lei non si è rifiutato, non ha scritto che 2mila euro erano moralmente scorretti, quindi dov’è la discontinuità con il passato?
Erano prezzi congrui.
Se fosse a capo del Patrimonio, quindi, oggi lei al sindaco direbbe: il prezzo non è morale ma mi adeguo, perché è congruo.
No. Proverei a cambiare il sistema con i ‘buoni casa affitto’… Ma tocca alla politica, non al tecnico…
Cos’è secondo lei il conflitto di interessi?
Partecipare a operazioni che ti vedono coinvolto con parenti e aziende, per esempio.
Suo fratello Renato aspira ad avere un ruolo di vertice nella polizia municipale e lei è a capo del Personale.
Renato è vittima del mio cognome. È sufficiente dare un’occhiata al suo curriculum per capirlo. La decisione comunque è del sindaco, non mia. Dipendesse da me, considerata la sua professionalità, lo nominerei comandante.
Quindi secondo lei nessun conflitto di interessi?
No.
Sergio Scarpellini è o no, secondo lei, l’immobiliarista della casta?
Dovrebbe chiederlo a chi ha coniato questa frase. Quando il Comune di Roma ha affittato gli uffici da Scarpellini, io ero in Finanza. Tutti contratti fatti da Veltroni e Rutelli.
Il fatto che lei abbia acquistato da Scarpellini un appartamento e poi è finito a dirigere il Patrimonio non le fa pensare di essere in conflitto di interessi, avendo ricevuto per di più uno “sconto” di 500 mila euro?
No. E comunque l’ho acquistato a prezzi di mercato.
E se Scarpellini avesse dato in affitto altri immobili al Comune?
Mi sarei astenuto.
Quindi potenzialmente il conflitto di interessi c’era.
Solo potenzialmente. Non s’è mai verificato.
Come ha conosciuto Gianni Alemanno?
Me lo ha presentato monsignore D’Ercole. Aspiravo a un incarico fuori dalla Finanza, ma preferisco non parlarne.
È meglio che lei lo dica, altrimenti si può pensare a qualcosa di illegale.
Volevo lavorare per i servizi segreti.
Per questo parla col vescovo D’Ercole. E cosa gli chiede?
Di lavorare nell’intelligence. Per questo mi mise in contatto con il ministro Alemanno.
E perché proprio con il ministro dell’Agricoltura?
Cercavo un’entratura.
Insomma, lei ha cercato una raccomandazione. E non l’è andata bene.
È andata esattamente così.
Nel maggio 2010 lei inizia a lavorare con la Rai, come consulente del direttore generale Mauro Masi. Com’è andata?
Lo conosco attraverso Alemanno quando Masi lavorava per la Presidenza del Consiglio. Ci lavoro tra gli 11 e i 14 mesi, per 150mila euro lordi.
Di cosa si è occupato?
Del piano industriale Rai. Se adesso si parla del canone in bolletta… beh, è uno dei temi che ho approfondito io…
Che giudizio dà di Masi come direttore generale?
Positivo.
Eppure pochi mesi prima che lei iniziasse a collaborare con lui, il Fatto rivelò che Masi subiva pressioni da Silvio Berlusconi per chiudere Annozero: intercettato, diceva che pressioni simili non accadono neanche nello Zimbawe, ma non denunciava nulla…
Non lo sapevo… non me lo ricordo… non mi occupavo di politica…
Ne parlava tutta l’Italia: lei entra nello staff di Masi ma non sapeva nulla?
Le sembrerà paradossale ma è così.
Dia un giudizio su Panzironi, Alemanno, Polverini.
Panzironi è una brava persona e un bravo professionista.
È sotto processo in Mafia Capitale.
Non mi aspettavo tutto quello che ho letto. Alemanno avrebbe potuto fare molto meglio. La Polverini era molto preparata.
Lei ha mai lavorato per Veltroni e Zingaretti?
No, sono arrivato in Campidoglio nel 2008. E Zingaretti, appena insediato, mi ha revocato l’incarico: non ha voluto lavorare con me.