“Senti, ma tenuto conto che tu hai problemi di riservatezza, in quella Europea non ci sarebbe il giovane al quale sono interessato?”. È il 9 marzo 2011 quando il professor Augusto Barbera, oggi giudice della Corte Costituzionale, contatta il collega Silvio Gambino. Gambino è uno dei commissari sorteggiati per il concorso all’Università Legionari di Cristo – legato all’istituto di diritto pubblico – che vedeva, tra i favoriti, Anna Maria Bernini e Federico Pizzetti. La prima è l’ex ministro del governo Berlusconi, il secondo è invece il figlio di Francesco, ex Garante per la privacy, ed entrambi sono nel cuore del prof. Giorgio Lombardi che, come sottolineano gli investigatori della Guardia di Finanza di Bari, aveva “preordinato di assegnare” proprio a loro le due cattedre. Lombardi, di lì a poco, morirà per una grave malattia e nessuno dei due otterrà l’ambito incarico. Ma gli inquirenti annotano i movimenti di tutti coloro che spingono i due candidati. E li intercettano.
Tra queste, negli atti d’indagine, che vede Barbera indagato dalla procura di Roma per induzione al falso in atto pubblico, c’è anche una telefonata tra il giudice della Consulta e il commissario Gambino che, proprio nel concorso in questione, dovrà valutare i candidati. Il Fatto ha rivelato ieri che a Barbera è indagato e gli è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini, notizia ignorata dalle agenzie di stampa, dai tg e dai siti web dei maggiori quotidiani italiani: “Finalmente – ha detto – potrò esporre a un giudice le mie ragioni. E sottolineare che non ero membro di alcuna commissione giudicatrice”.
Oggi il Fatto è in grado di pubblicare l’intercettazione che ha spinto gli inquirenti a iscrivere Barbera nel registri degli indagati. “Anche Barbera – scrivono gli investigatori – sponsor del candidato Pizzetti, si interessava alla vicenda chiedendo al commissario Gambino Silvio se vi fossero novità”. Nella conversazione si parla dello “scenario” concorsuale e si spiega che “la commissione è orientata a ‘ripararsi nell’unanimità …su due nomi’”. I due nomi non sono quelli di Bernini e Pizzetti ma, spiega il commissario, se una di queste candidature “avesse trovato spazio nell’altro concorso di prima fascia, si sarebbe resa disponibile una idoneità per il candidato Pizzetti, in caso contrario no”.
Ed ecco la conversazione. “Senti”, chiede Barbera, “ma tenuto conto che tu hai problemi di riservatezza, in quella Europea non ci sarebbe il giovane al quale sono interessato?”. “Certo che ci sarebbe”, risponde Gambino, “è una delle procedure maggiormente attenzionate perché oggettivamente è molto valido. Il vero problema è che questo ragazzo è validissimo sia nel Costituzionale che nel Comparato… Però in base alla legge … assegnerebbe una sorta di neo a questa candidatura, perché essendo bravo in due cose non risponde al requisito di legge che deve essere specializzato, vocato a fare soltanto analisi e comparazione”. “Però”, ribatte Barbera, “se voi chiudeste, poi nel caso, subito, non sarebbe tra i vincitori del…”.
“Nostro no”, risponde Gambino. “Ho capito”, dice Barbera. E Gambino aggiunge: “Non rientra fra quei…, lui può rientrare se noi prendiamo tempo”. Barbera continua a informarsi: “Senti, ma quindi c’è tra l’uno e l’altro concorso una rosa ristretta che ancora…”. “C’è una rosa”, conclude Gambino, “che passa attraverso – secondo me – il ruolo del Presidente della nostra commissione che è Ferrari… Che naturalmente… …credo che abbia – diciamo – oggettivi interessi a valutare tutti gli spazi possibili, in ragione del fatto che i requisiti della candidatura sono assolutamente riconosciuti e apprezzati”. E rassicura Barbera almeno su un punto: “Lui comunque uscirà dal nostro concorso con una procedura, perché abbiamo già fatto, con una valutazione molto positiva. Il problema tecnico è che potrebbe uscire, se prendiamo tempo, anche con un esito positivo”.