l’intervista

Primarie Pd, intervista a Orlando: “Contro i magistrati, Renzi si cerchi un altro ministro”

Andrea Orlando - Caso Consip, gazebo dem e voto francese: parla il Guardasigilli

Di Fabrizio d’Esposito
26 Aprile 2017

Il Guardasigilli Andrea Orlando ha celebrato la Liberazione a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca, laddove il 12 agosto 1944 la ferocia nazista si scatenò contro 560 civili.

Buon 25 aprile, ministro. A Sant’Anna ci sono state divisioni come a Roma?

È stato un momento unitario, come è giusto che sia.

Senza differenze.

Coloro che si sono battuti in montagna avevano diverse convinzioni politiche o religiose ma hanno fatto parte dello stesso processo. Senza unità non ci sarebbe stata la Liberazione. Per il prossimo 25 aprile bisogna ritornare uniti, questo deve essere l’impegno del Pd.

Mancano pochi giorni alle primarie e Renzi anche ieri ha coltivato la sua ossessione per il caso Consip. “Andremo sino in fondo”, ha detto a proposito delle intercettazioni manipolate sul papà indagato.

Non lo so se Renzi sia ossessionato. So però che né io né Emiliano abbiamo strumentalizzato le polemiche di queste settimane.

Però si parla di pressioni su di lei per mandare ispezioni a Napoli e punire i pm.

Nessuno si è mai permesso di chiedermelo di persona. Ho letto però di esplicite prese di posizione di vari renziani.

L’ultimo è Franco Vazio, vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera: “Orlando non ha saputo fermare gli attacchi dei magistrati contro Renzi”.

Sono parole che mi addolorano e mi feriscono profondamente. Da ministro ho cercato sempre di muovermi con grande equilibrio quando c’erano elementi di anomalia. L’ho fatto per il sindaco Raggi a Roma, per la fuga di notizie durante il suo interrogatorio sul caso Marra, e l’ho fatto per tanti poveri cristi, cittadini normali, senza alcun blasone di partito. L’ho fatto per esponenti politici di tutti gli schieramenti senza guardare a partiti o correnti.

Renzi, meglio, qualche renziano pretendeva un’attenzione maggiore.

Precisiamo: qualche renziano. Io non ho girato la testa dall’altra parte, ho scritto al procuratore generale per eventuali anomalie nell’attività della polizia giudiziaria: non ho azionato l’attività ispettiva perché non emergevano profili disciplinari. Tutto questo, come sempre, l’ho fatto senza alcun carattere intimidatorio. Se i renziani che mi hanno criticato pensavano che utilizzassi i poteri ispettivi come una clava contro l’autonomia della magistratura hanno sbagliato persona. Dovevano chiedere che facesse il ministro della Giustizia qualcun altro.

La clava rimanda a una certa concezione della giustizia dell’ultimo ventennio.

Che oggi non corrisponde a quella della maggioranza.

In che senso?

Oggi non si discute più di autonomia dei magistrati a rischio né di aggressione o di complotti. E io rivendico questo merito. In Italia, al netto delle estremizzazioni corporative, c’è un dibattito in linea con l’Europa: parliamo di pensionamenti e ferie. Sono passi in avanti rispetto agli ultimi vent’anni.

Domenica si vota per le primarie del Pd. Tre candidati: lei, Renzi ed Emiliano. “Primarie clandestine” oppure “morte”, per Enrico Letta.

Se si limitano a essere una conta per rilegittimare il leader è questo il pericolo. Se si vincono le primarie senza garantire una competitività elettorale si fa la fine di Hamon in Francia.

Ma Renzi si erge a Macron.

Macron non ha fatto le primarie ed è un uomo nuovo non assimilato con la conduzione del potere, come Renzi tre o quattro anni fa. E mi risulta che Macron non abbia mai tolto la bandiera europea alle sue spalle mentre parlava.

Tra i “padri” ex Pci, le analisi sul voto francese sono divergenti: per Napolitano i populismi sono stati fermati; Veltroni, invece, è più cauto e ritorna sulla crisi tra sinistra e popolo; D’Alema, infine, predilige l’anti-establishment di Mélenchon e non demonizza il populismo.

Non per fare l’ecumenico ma ci sono elementi condivisibili in tutti e tre. E Mélenchon dimostra che se la sinistra radicale è competitiva può svolgere una funzione di tenuta del sistema. Meglio Mélenchon di Grillo.

Impossibile dialogare con il M5s?

Io non demonizzo i grillini, ma loro non sono Podemos. Certo, non mi sfugge che attraggono voti in quei settori popolari che votavano a sinistra ma hanno un forte elemento di ambiguità. Le loro posizioni sull’Europa oppure le parole di Di Maio sui migranti li rendono incompatibili con il Pd.

Domenica teme brogli, truppe cammellate?

Non credo che ci saranno questi rischi. Comunque i rappresentanti della mia candidatura saranno presenti in ogni seggio.

La fatidica asticella è fissata oltre il milione?

L’asticella la decidete voi giornalisti, per quanto mi riguarda ho fatto il massimo per garantire più partecipazione.

Renzi scarica sugli altri la “colpa” di aver voluto votare in fretta il 30 aprile. Ma era stato lui a imporla. O no?

La stragrande maggioranza dei componenti della commissione per il congresso sono renziani, faccia un po’ lei.

In questa campagna qual è, a suo giudizio, il problema del Pd emerso con maggiore nettezza?

Quello di rompere il nostro isolamento sociale e politico. C’è un tema di cui non scrivete nemmeno voi del Fatto, che pure vi occupate di scandali quotidianamente.

Quale?

La diseguaglianza sociale: il 25 per cento della ricchezza concentrato nelle mani dell’un per cento. Se non capiamo questo, non capiamo la fortuna dei populisti. A furia di parlare dell’Italia dell’eccellenza non abbiamo saputo raccontare l’Italia che non ce la fa.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.