Sono soddisfatti i pm dopo l’interrogatorio di Luigi Marroni. Secondo l’Ansa, l’amministratore delegato della Consip “non ha cambiato versione su quanto detto nel dicembre scorso a Napoli”. Al Fatto in realtà alcune fonti dicono che Marroni avrebbe smussato alcuni passaggi delle sue accuse sulla soffiata del ministro Luca Lotti. Fino a quando il verbale non sarà depositato proseguirà il gioco di chi vuole tirare di qua o di là per fini politici le dichiarazioni segrete del teste chiave.
L’Ansa scrive: “Il manager, secondo quanto si è appreso, non avrebbe modificato la versione fornita nel dicembre scorso ai pm di Napoli circa le modalità con cui apprese di una inchiesta della magistratura su centrale di acquisti della pubblica amministrazione”. Subito il senatore Michele Giarrusso del M5s scatta: “Renzi non ha nulla da dire sulle accuse confermate davanti ai pm dall’ad Consip Luigi Marroni e che tirano in ballo Tiziano Renzi, Luca Lotti, Carlo Russo e tutti gli altri compagni di merende?”.
Marroni dichiarò ai carabinieri a dicembre: “A luglio 2016 durante un incontro Luca Lotti mi informò che si trattava di un’indagine che riguardava anche l’imprenditore campano Romeo. Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l’ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore, Nicola Centrone”. Se le accuse fossero state confermate testualmente giovedì sera da Luigi Marroni sarebbe ancora più imbarazzante la permanenza al rispettivo posto sia dell’accusatore sia dell’accusato. Uno tra i due, o il manager della principale società pubblica controllata dal ministero dell’Economia, Marroni, o il ministro dello sport Lotti, dovrebbe dimettersi.
Ieri Il Fatto ha posto a Lotti la domanda: “Visto che l’Ansa scrive che Marroni ha confermato le accuse sulle soffiate del 20 dicembre perché il governo non chiede al ministro dell’Economia Padoan le sue dimissioni?”. La risposta di Lotti, prima di infilarsi in macchina, è stato un laconico “buonasera”.
Intanto si apprende che è stata sentita dai carabinieri su delega dei pm di Roma come persona informata dei fatti anche la segretaria di Marroni. Rosanna Galileo ha dovuto spiegare perché il 18 novembre scorso in una conversazione intercettata in Consip dice alle colleghe di non passare più telefonate di Carlo Russo al capo. Motivo? Marroni aveva detto: “Il piccoletto no, no no”. Russo, il “piccoletto”, è l’amico di Tiziano Renzi.
Dalle chat del telefonino sequestrato a maggio al capitano Scafarto emergono invece nuovi elementi per capire quello che accadde il 20 dicembre scorso. Marroni viene sentito come testimone a Roma nel suo ufficio dal capitano Scafarto e poi in serata al comando del Noe sulla via Aurelia con i pm napoletani.
Lungo la strada, Scafarto non può parlare ma scrive via whatsapp al vicecomandante del Noe Alessandro Sessa. Con una mano sul volante e l’altra alla tastiera attento a non farsi scorgere da Marroni, alle 19 e 20 scrive: “Non posso rispondere. Sono in auto con Marroni. Sta collaborando. Sono arrivati i pm Carrano e Woodcock per sentirlo a Roma. Ha detto di Luigi Ferrara che lo ha notiziato delle intercettazioni a suo carico”. Ferrara è il presidente della Consip. Marroni in mattinata lo indica a Scafarto come la fonte della notizia sulle intercettazioni in Consip. Ferrara sarebbe stato informato dal comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette.
Dopo un’ora, alle 20 e 30, quando riprende la chat, Scafarto informa Sessa su quanto ha detto ai pm poco prima Ferrara: “Tutto ok Ferrara. Ha confermato Comandante Generale così senza colpo ferire. Che pezzo di m…”. Sessa esulta: “Fichissimo, proprio vero, uno schiaffo per farli parla’ e due per farli sta’ zitti”.