l’intervista

Migranti, Decaro: “È assurdo: 5.500 Comuni non ne accolgono. Ma i prefetti creano confusione”

Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci: “I sindaci sono accanto agli ultimi, non i prefetti che creano confusione e spediscono – come in Veneto – 1.500 migranti in una frazione di 200 abitanti. Matteo sbaglia con l’‘aiutiamoli a casa loro’. Ma sono troppi”

17 Luglio 2017

Sindaco Antonio Decaro (Pd), presidente dell’Associazione dei comuni italiani (Anci), sabato una nave militare inglese ha accompagnato al porto di Bari 639 migranti. Lei ha invocato un sostegno su Facebook e un utente l’ha insultata: “Chissà quanti soldi ti farai”. Quest’episodio è un paradigma perfetto e impietoso di una situazione drammatica che da anni viene scambiata per emergenza. Quand’è che l’Italia sfuggirà all’indifferenza europea?

Accetto le critiche, non le ingiurie. Querelo la signora e utilizzerò il denaro per beneficenza. I governi hanno il dovere di assistere i cittadini, mi riferisco anche ai baresi che hanno dimostrato generosità e in duemila hanno donato vestiti, acqua e cibo. Perché se io vedo degli inglesi che trasportano verso la mia città oltre 600 persone disidratate e spaventate, penso alla solidarietà dell’Europea che latita, ma anche all’umanità che meritano le vittime della guerra e dalla povertà. I sindaci sono accanto agli ultimi, non i prefetti che creano confusione e spediscono – come in Veneto – 1.500 migranti in una frazione di 200 abitanti.

Proprio i sindaci, da chi fa le barricate a Messina a chi fa sciopero della fame a Varese, faticano ad accogliere i migranti previsti dal ministero degli Interni e, soprattutto, a rassicurare i concittadini.

I sindaci si sono assunti delle enormi responsabilità. Noi governiamo quello che gli altri non governano. I cittadini, disorientati, vengono sotto le nostre case, chiamano noi, sanno chi siamo, non vanno dai prefetti o dai questori. Tocca a noi. Ancora adesso, su circa 8.000 comuni italiani, più di 5.500 non ospitano migranti. Mi rivolgo ai sindaci: aderite al programma Sprar (sistema per i richiedenti asilo e rifugiati) e il Viminale dovrà rispettare la quota di “tre immigrati per mille cittadini”. Qui c’è un conflitto sociale che può diventare incontrollabile, se qualcuno si sottrae agli impegni o guarda altrove. Non c’è un’invasione, però non possiamo superare i 200mila ingressi all’anno. È un problema di capienza. Ora l’Italia deve svegliare l’Europa.

Cosa propone l’Anci?

Sento spesso il ministro Marco Minniti. Mantiene le promesse. Come per il contributo ai comuni – 500 o 700 euro – per l’accoglienza. Aspetti, ripetiamo sempre che i migranti non ricevono né paghetta né una casa, perché su internet corrono bufale che incentivano il conflitto sociale. E io sono molto preoccupato. Il governo non deve chiudere i porti, mi sembra assurdo: deve bloccare, invece, i finanziamenti all’Europa, miliardi di euro per un’Unione inesistente. È una provocazione? Benissimo. Quel denaro serve ai sindaci, ai comuni, a impedire le tragedie in mare. Ma prima di dettare le condizioni a Bruxelles, dobbiamo svolgere i nostri compiti: distribuire i migranti sul territorio nazionale, in ciascuno dei circa 8.000 comuni.

Allora non condivide la svolta linguistica di Matteo Renzi, il segretario del Pd, il partito che l’ha eletta a Bari: “Aiutiamoli a casa loro”.

No, mi sembra un’espressione infelice. Io ci sono andato a casa loro, in Libia. Ho incontrato 13 sindaci, anzi, meglio dire 13 capi di 13 tribù. Ci hanno fatto due richieste: depuratori e celle frigorifere. Hanno le acque luride e non sanno dove mettere i cadaveri che trovano in spiaggia. Lì non sanno dove mettere i morti, lo capisce? Io perderò dei voti, non la dignità umana.

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