Sindaco Antonio Decaro (Pd), presidente dell’Associazione dei comuni italiani (Anci), sabato una nave militare inglese ha accompagnato al porto di Bari 639 migranti. Lei ha invocato un sostegno su Facebook e un utente l’ha insultata: “Chissà quanti soldi ti farai”. Quest’episodio è un paradigma perfetto e impietoso di una situazione drammatica che da anni viene scambiata per emergenza. Quand’è che l’Italia sfuggirà all’indifferenza europea?
Accetto le critiche, non le ingiurie. Querelo la signora e utilizzerò il denaro per beneficenza. I governi hanno il dovere di assistere i cittadini, mi riferisco anche ai baresi che hanno dimostrato generosità e in duemila hanno donato vestiti, acqua e cibo. Perché se io vedo degli inglesi che trasportano verso la mia città oltre 600 persone disidratate e spaventate, penso alla solidarietà dell’Europea che latita, ma anche all’umanità che meritano le vittime della guerra e dalla povertà. I sindaci sono accanto agli ultimi, non i prefetti che creano confusione e spediscono – come in Veneto – 1.500 migranti in una frazione di 200 abitanti.
Proprio i sindaci, da chi fa le barricate a Messina a chi fa sciopero della fame a Varese, faticano ad accogliere i migranti previsti dal ministero degli Interni e, soprattutto, a rassicurare i concittadini.
I sindaci si sono assunti delle enormi responsabilità. Noi governiamo quello che gli altri non governano. I cittadini, disorientati, vengono sotto le nostre case, chiamano noi, sanno chi siamo, non vanno dai prefetti o dai questori. Tocca a noi. Ancora adesso, su circa 8.000 comuni italiani, più di 5.500 non ospitano migranti. Mi rivolgo ai sindaci: aderite al programma Sprar (sistema per i richiedenti asilo e rifugiati) e il Viminale dovrà rispettare la quota di “tre immigrati per mille cittadini”. Qui c’è un conflitto sociale che può diventare incontrollabile, se qualcuno si sottrae agli impegni o guarda altrove. Non c’è un’invasione, però non possiamo superare i 200mila ingressi all’anno. È un problema di capienza. Ora l’Italia deve svegliare l’Europa.
Cosa propone l’Anci?
Sento spesso il ministro Marco Minniti. Mantiene le promesse. Come per il contributo ai comuni – 500 o 700 euro – per l’accoglienza. Aspetti, ripetiamo sempre che i migranti non ricevono né paghetta né una casa, perché su internet corrono bufale che incentivano il conflitto sociale. E io sono molto preoccupato. Il governo non deve chiudere i porti, mi sembra assurdo: deve bloccare, invece, i finanziamenti all’Europa, miliardi di euro per un’Unione inesistente. È una provocazione? Benissimo. Quel denaro serve ai sindaci, ai comuni, a impedire le tragedie in mare. Ma prima di dettare le condizioni a Bruxelles, dobbiamo svolgere i nostri compiti: distribuire i migranti sul territorio nazionale, in ciascuno dei circa 8.000 comuni.
Allora non condivide la svolta linguistica di Matteo Renzi, il segretario del Pd, il partito che l’ha eletta a Bari: “Aiutiamoli a casa loro”.
No, mi sembra un’espressione infelice. Io ci sono andato a casa loro, in Libia. Ho incontrato 13 sindaci, anzi, meglio dire 13 capi di 13 tribù. Ci hanno fatto due richieste: depuratori e celle frigorifere. Hanno le acque luride e non sanno dove mettere i cadaveri che trovano in spiaggia. Lì non sanno dove mettere i morti, lo capisce? Io perderò dei voti, non la dignità umana.