A prima vista non si direbbe ma dietro la lista delle penne ostili che Luigi Di Maio ha consegnato all’Ordine dei giornalisti, affinché vengano severamente sanzionate per avere “infangato” il M5S, ci deve essere sicuramente una sottile strategia: forse così geniale che una mente elementare come la nostra non è in grado di comprendere. Sì, sotto sotto si nasconde qualcosa di sommamente ingegnoso, se per denunciare le presunte menzogne dei pennivendoli il M5S tra le tante ha scelto la strada apparentemente più inutile e dannosa, in una parola insensata.
Poiché in attesa che l’Ordine proceda con i suoi tempi in un’indagine che si preannuncia sicuramente complessa e laboriosa (e non necessariamente con un verdetto finale di colpevolezza), intanto sul controverso rapporto tra MoVimento e libertà di stampa grandinano giudizi solo un filino meno pesanti rispetto a ciò che si diceva del dottor Goebbels. Farsi accusare di volere intimidire l’informazione con liste di proscrizione e bavagli vari era il minimo che il giovane vicepresidente della Camera potesse attendersi.
Forse soltanto Beppe Grillo con la folgorante proposta di istituire speciali tribunali del popolo per processare gli articolisti nemici aveva fatto meglio (o peggio). Ecco perché siamo costretti a pensare che l’attitudine dei 5Stelle a spararsi sui piedi sia solo un brillante diversivo, un astuto modo per confondere le acque per finalità che per ora non ci è dato conoscere. Così come, per esempio, l’assessore Berdini (quello contrario allo stadio della Roma) che esprime giudizi impietosi sulla sindaca e il giorno dopo se li ritrova sui giornali, chissà quale disegno machiavellico aveva in mente. Lungi da noi l’idea che nel movimento possibile vincitore (stando ai sondaggi) delle prossime elezioni, agiscano entità “depensanti” (definizione che Vittorio Sgarbi malignamente attribuisce a Grillo a proposito di Virginia Raggi). O forse sì?