Da qualche mese Banca Intesa offre ai clienti onlineun servizio utile: il calcolo di quanto esce dal conto ogni mese per il tempo libero, quanto per il mutuo, quanto per il supermercato. È una delle applicazioni delle idee di Richard Thaler, che ieri ha vinto il premio nobel per l’Economia: la nostra contabilità mentale procede per “punti di riferimento”, creiamo conti separati e non comunicanti. Se di solito spendiamo 300 euro al mese per ristoranti e a metà ottobre siamo solo a 150, ci sentiremo liberi di concederci qualche sfizio anche se magari abbiamo appena speso 400 euro per riparare l’auto.
È facile irridere la premessa di molti modelli economici dell’economia neoclassica, con protagonista un individuo egoista, perfettamente informato e con una razionalità che gli permette di scegliere sempre il comportamento che massimizza la sua utilità. Molto più difficile ammettere che l’uomo è irrazionale e trovare le regole di questa irrazionalità, per prevederla (in finanza), sfruttarla (nel marketing) o limitarne i danni (in politica economica).
Richard Thaler, 72 anni, insegna a Chicago, all’università celebre per la sua fede ortodossa nelle virtù del mercato e nel fatto che la razionalità, alla fine, vince sempre. In fondo basta introdurre nei modelli economici la seguente ipotesi: quando un individuo irrazionale incontra un individuo razionale, quello irrazionale è un individuo morto. Chi ha più informazioni e le sa gestire meglio sottrae benessere a chi lo è meno e lo costringe ad adeguarsi o a soccombere. Et voilà: neutralizzato il problema degli individui non razionali.
Thaler rifiuta queste semplificazioni e cerca le regole dell’irrazionalità con esperimenti nel mondo reale, il fondamento su cui si regge l’economia comportamentale. All’inizio del semestre, per esempio, ogni studente di Thaler dichiara di aspettarsi un voto finale più alto di quello mediano. Ovviamente più della metà rimarranno delusi. Perché tendiamo sempre a sovra-stimare la nostra conoscenza e, spesso, anche quella degli altri, visto che pensiamo abbiano letto, studiato e guardato tutto quello che abbiamo letto, studiato e guardato noi. Thaler applica all’economia e alla finanza le scoperte degli psicologi Daniel Kahneman (altro Nobel) e Amos Tversky, per esempio la scoperta che se ci rubano 100 euro, la nostra perdita di felicità è doppia rispetto a quanta felicità guadagniamo se troviamo 100 euro per strada. In un esperimento di Thaler del 1990, alcuni studenti ricevono in regalo una tazza decorata e possono decidere di venderla all’altro gruppo di studenti che invece ne è privo. In teoria, domanda e offerta dovrebbero incrociarsi, persone scelte a caso in media dovrebbero dare lo stesso valore alle tazze. Invece chi se ne deve privare valuta la tazza molto più di chi non ne ha mai avuta una. È “l’effetto possesso” che influenza anche le scelte di investimento (vendere un’azione in perdita può essere difficile, ma ogni ritardo aggrava il danno).
Nel 2008 Thaler elabora con Cass Sunstein la teoria del nudge, la spinta gentile: si possono influenzare i comportamenti di masse di persone con una forma leggera di paternalismo, senza imporre scelte dall’alto ma dosando bene le informazioni e proponendo un ventaglio di scelte accurate. Da presidente Barack Obama ha arruolato Sunstein e creato un team nudge alla Casa Bianca che dava “spinte leggere”, come mandare sms per ricordare le scadenze burocratiche ai diplomati, in modo da aumentare le iscrizioni all’università.
Nel 2000, in un articolo, Thaler ammetteva che il suo approccio era ancora minoritario, ma era pronto a scommettere che nel giro di 20 anni molti più economisti sarebbero stati d’accordo con lui. Dopo 17 anni ha vinto il Nobel.