Come si sa, 57 senatori democratici su 99, di tutte le correnti, giovedì hanno partecipato a vario titolo (votanti a favore, astenuti, assenti) al salvataggio della poltrona di Augusto Minzolini in Senato rifiutandosi di applicare una legge dello Stato, la “Severino”, che prevede la decadenza per chi venga condannato definitivamente per alcuni reati a pene superiori ai due anni (e il “Direttorissimo” è in questa condizione, avendo avuto due anni e sei mesi per peculato con tanto di interdizione dai pubblici uffici). Al momento del voto, e all’indomani sui giornali, abbiamo scoperto i mille dubbi sulla legge Severino che attanagliano il Pd. E dire che nel novembre 2013 di dubbi non ce ne furono molti quando si trattò di votare la decadenza di Silvio Berlusconi dopo la condanna per frode fiscale: la legge era chiara e andava solo applicata. Breve elenco di testi dell’epoca:
“Il voto sulle decadenza è un nostro dovere nei confronti della legalità. È la prima volta che sento definire ‘colpo di Stato’ la rigorosa applicazione delle legge. Per il Pd non bisogna far altro che prendere atto della sentenza della Cassazione” (il capogruppo Luigi Zanda, che giovedì ha lasciato libertà di coscienza ai senatori)
“Il giudizio sulle procedure seguite dalla Giunta che hanno determinato la decadenza di Berlusconi lo potrei condensare in un aggettivo: ineccepibile” (Anna Finocchiaro, assente)
“La legalità deve prevalere sulle ragioni della politica politicante. Una volta riconosciuto a Berlusconi il diritto alla difesa, cioè a manifestare il proprio punto di vista, si voterà. Non bisogna usare il diritto politico alla difesa come il quarto grado di giudizio” (Massimo Mucchetti, ha votato contro la decadenza di Minzolini)
“La decadenza è un atto scontato, determinato dalla condanna in terzo grado e dall’applicazione della Severino” (Andrea Marcucci, astenuto)
“Tutte le evidenze spingono nella direzione del sì alla decadenza, ma il Pd esaminerà il caso in punto di diritto, con attenzione e serietà. L’unica cosa che possono chiederci è un giudizio attento e scrupoloso” (Giorgio Tonini, salvatore di Minzolini)
“La decadenza di Silvio Berlusconi è la normale conseguenza dell’applicazione della legge Severino, voluta e votata dallo stesso centrodestra. Si riconosce che la legge è uguale per tutti. Dopo tre gradi di giudizio correttezza avrebbe voluto che fosse lo stesso Berlusconi a fare un passo indietro” (Rosa Maria Di Giorgi, salvatrice di Minzolini)
“L’applicazione della legge Severino contro la corruzione negli organi legislativi e amministrativi contribuisce a ridare al nostro Paese almeno in parte, agli occhi della comunità internazionale, una credibilità come Stato di diritto” (Pietro Ichino, salvatore di Minzolini)
“La decadenza dalla carica non è una sanzione penale né amministrativa, ma una semplice conseguenza del verificarsi di un fatto da cui la legge fa dipendere la preclusione a mantenere cariche elettive: la condanna definitiva per alcuni reati. Votare la decadenza è un atto dovuto” (Francesco Scalia, salvatore di Minzolini)
“Credo che Berlusconi stia facendo una battaglia tecnica e giuridica riuscendo a trasformare con un’abile mossa semplice una presa d’atto da parte del Senato in una battaglia politica, dove sembra che sia il Senato a dare la sentenza. Ricordo che la sentenza è già stata emessa da un tribunale, non dal Parlamento” (Matteo Renzi)
“Nella Giunta delle elezioni del Senato c’è un pezzo di Friuli Venezia Giulia con la senatrice Isabella De Monte, la quale ha le idee chiare ed ha già detto che non si contratta il rispetto della legge con la stabilità. La legalità è un principio fondante, siamo qui anche per questo” (Debora Serracchiani)
“Nessun baratto è possibile tra principi dello Stato di diritto e un governo” (Dario Franceschini)
Forse hanno cambiato tutti idea. Ma quando? E perché?