Un breve, ma sentito elogio della furbizia, dell’occhiolino che si fa prece e pure dell’assegno in nero che rende lieve la fatica, serena la vita e soprattutto più paffutello il conto in banca. Dobbiamo alla coerenza di Luigi Grillo, politico navigatissimo, già senatore plenipotenziario berlusconiano, con un variegato e interessante curriculum giudiziario, la spigliata lezione tenuta in piazza giovedì 13 luglio a Monterosso, la meraviglia delle Cinque Terre, sede del suo magistero.
L’uomo ha ritrovato il piacere della libertà dopo aver sostato alcuni mesi nel carcere di Opera prima di soggiornare, purtroppo da detenuto, nel suo bellissimo casale di campagna che profuma di limoni e guarda il mare. Grillo infatti, che ha subito una condanna (patteggiata) a due anni e otto mesi per corruzione (tangenti Expo), è intervenuto nella piazza del paese durante la presentazione del libro “Casa di mare, una storia italiana”, edito da Longanesi e firmato dallo scrittore spezzino Marco Buticchi, figlio di quell’Albino Buticchi, petroliere discusso, rifugiato in Africa per evitare procedimenti giudiziari.
Sull’amicizia col papà dello scrittore, e i ricordi della di lui tempra di industriale e dell’atletico approccio nell’affrontare il periglioso guado dei doveri fiscali, l’ex senatore ora non più recluso ha teorizzato la virtù delle “maglie larghe”: “Nel dopoguerra il Veneto era una palude ma grazie a questi grandi uomini che non rispettavano le regole fino in fondo, anzi sfruttando le “maglie larghe” e ricorrendo anche all’evasione fiscale, hanno trasformato il Paese in una delle più grandi potenze…”.
L’oratore ritenendosi ferratissimo sul tema anche in virtù del pagamento di una multa da 56mila euro all’Agenzia delle entrate per trasferimento illecito di capitali all’estero, è entrato nel dettaglio delle bellezze dell’Italia a maglie larghe, illustrando le meraviglie della regola che si trasforma in deroga, contestando il sadismo legislativo che svuota di senso il bisogno millenario dell’uomo di ritrovare in se stesso, nella propria illimitata capacità creativa, le ragioni dell’esistere. Evado, ergo sum.
La piazza ha dapprima ascoltato, poi un po’ mugugnato. Ha alzato la mano il sindaco Emanuele Moggia, ulivista e prodiano per cultura e postura: “Ero incavolatissimo, ma come si fa a dire cose del genere? Manca il senso del limite e io dovevo – per il ruolo che ricopro – difendere non solo il principio che la legge va rispettata ma anche l’idea che i sotterfugi hanno prodotto il disastro. La scomparsa dell’etica è questione centrale della politica. La mia amministrazione patisce anche il peso di vicende giudiziarie che hanno piegato Monterosso, obbligandolo ad essere protagonista di una stagione sfortunata e nerissima”.
Luigi Grillo, che le cronache ce lo fanno ritrovare ora a casa di Berlusconi, ideologo del cosiddetto “patto dello Sciacchetrà” (uno dei vini che Grillo produce in Liguria, ndr) nel quale si discusse delle ambizioni dell’allora governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio; ora a processo insieme ai furbetti del quartierino per la scalata di Antonveneta (fu condannato in primo grado ma assolto in appello) insieme a Fazio, Consorte e Fiorani – il gran trio – ha un amore pazzo per la stampa.
La sua voglia di illuminare i grandi del giornalismo lo hanno portato a fondare il Premio giornalistico delle Cinque Terre che proprio il 15 luglio ha conferito l’onore di una targa a Giuseppe Cruciani, teorizzatore con la sua Zanzara su Radio 24 del giornalismo crudité. Il premio – che ha subìto uno stop di due anni per via della carcerazione del suo ideatore – aveva già riconosciuto a Paolo Del Debbio, performer televisivo berlusconiano, la palma del migliore. Attesissima la scelta che la giuria, composta da rilevanti firme (tra gli altri Belpietro, Sallusti, Mulè e Giordano), proporrà per luglio prossimo. Ancora il sindaco di Monterosso: “Dovremmo avere chiari i limiti della nostra vita, e magari decidere che forse è anche meglio farsi da parte. O no?”.