La lettera che ha obbligato il presidente dell’Inps a sostituire il suo direttore generale nella transazione con il medesimo direttore generale dell’Inps, porta la data del 20 gennaio 2017 e riguarda una piccola vertenza con un grande nome. “Oggetto: dottoressa Gabriella Di Michele c/Inps-conciliazione giudiziale”. Gabriella Di Michele, 57 anni, è stata nominata direttore generale dell’Inps con un decreto firmato dal ministro del lavoro Giuliano Poletti il 13 gennaio del 2017 su proposta del presidente Boeri del 22 dicembre.
In quel decreto il ministro Poletti afferma: “Vista la nota del 9 gennaio 2017 con la quale il presidente dell’Inps ha ritenuto di confermare al ministro del lavoro la proposta di nomina; Viste le dichiarazioni del presidente dell’Inps Boeri che ha ritenuto che non sussistono situazioni, anche potenziali, di conflitto di interessi in capo alla dottoressa Gabriella Di Michele per lo svolgimento dell’incarico di Direttore Generale”.
La nomina di Poletti, quindi, è arrivata solo dopo che Boeri ha garantito che Gabriella di Michele non si trovasse in potenziali situazioni di conflitto di interessi.
Una settimana dopo il decreto arriva a Boeri una lettera che sembra smentire le garanzie offerte dal presidente dell’Inps. Il Coordinatore centrale dell’Inps Elisabetta Lanzetta scrive su una storia nota ai lettori. “La vicenda risale al 2012 quando Di Michele, allora direttore regionale del Lazio, si è firmata – scriveva Luciano Cerasa il 9 gennaio sul Fatto – da sola la concessione di un mutuo agevolato di 300mila euro per ristrutturarsi l’abitazione. In una nota inviata al Fatto, la portavoce dell’Inps parla di una “mera distrazione” della Di Michele, alla quale si sarebbe rimediato con l’apposizione in calce anche della firma della sua vicaria, l’unica legittimata a deliberare. Un comportamento sanzionato dall’Inps con una multa minima di 200 euro”.
Però “Il 27 settembre 2016 – scrive la dottoressa Lanzetta a Boeri – Gabriella di Michele ha impugnato la sanzione disciplinare minima della multa di 200 euro. Con il medesimo ricorso la dott.ssa Di Michele ha altresì chiesto la condanna dell’Istituto al risarcimento di tutti i danni”. Il 28 novembre il giudice Lavinia Bracci ascolta le ragioni della Di Michele. La parte sosteneva che la “condotta sanzionata fosse imputabile a una mera svista” poi il giudice ha “ribadito ai difensori l’opportunità di ridurre la sanzione” e “ha invitato a trovare ‘una soluzione che tenga conto della prosecuzione del rapporto lavorativo in essere tra le parti’ e a tale scopo ha rinviato all’udienza del 19 dicembre 2016”. Poi altro rinvio al 23 gennaio del 2017.
Prima dell’udienza però la dottoressa diventa direttore generale. “Corre l’obbligo di evidenziare – scrive la Lanzetta a Boeri – che trattandosi di sanzione disciplinare irrogata al dirigente di livello generale, compete al Direttore generale il potere di conciliare. Pertanto allo stato essendo sopravvenuta la nomina, la dottoressa Di Michele risulta in concreto impossibilitata a farlo, trattandosi di fattispecie che la riguarda direttamente. Per quanto esposto il potere di conciliare nell’attuale sede giudiziaria non può che configurarsi in capo al presidente dell’Ente”. La lettera si conclude con l’invito ad accettare il “componimento bonario” proposto dal giudice.
Boeri spiega al Fatto come è finita: “Ho delegato una persona della mia struttura a firmare la transazione sulla base di un testo preparato dall’Avvocatura. La sanzione è stata annullata perché per una somma di 200 euro era l’unica soluzione”. E il conflitto di interessi escluso da Boeri a Poletti, non si è verificato? “Non scherziamo. Io dovevo scegliere un direttore generale e la persona da me individuata aveva questa situazione dovuta a una mera svista sulla firma di una pratica. Lei aveva tutte le caratteristiche per avere quel mutuo. Ho scritto al ministro che non ravvisavo alcun conflitto di interesse. C’era solo un problema di qualifica necessaria per autorizzare la transazione. Problema risolto perché la transazione è stata poi autorizzata da me”.