Ci dev’essere qualcosa che non funziona nella legge anticorruzione, la 190 del 2012 varata dal governo Monti, se negli uffici del governo possono verificarsi casi come quello di Mauro Nicastri, fino a pochi giorni fa responsabile anticorruzione dell’Agid, l’Agenzia digitale che fa capo alla Presidenza del consiglio. Nicastri ha fatto banalmente il suo dovere, ciò a cui la legge anticorruzione lo obbliga. Ricevute alcune circostanziate segnalazioni su presunte scorrettezze amministrative all’interno dell’Agenzia, ha provveduto a scrivere una lettera all’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone per metterla a parte del problema. Tre giorni dopo il direttore generale dell’Agid, Antonio Samaritani, lo ha sollevato da ogni incarico dirigenziale, compreso quello di responsabile anticorruzione.
Nicastri ha reagito incaricando l’avvocato Francesco Orsomarso di una lettera di diffida che contiene un’accusa precisa. Samaritani non avrebbe avvertito Cantone, violando la legge 39 del 2013 che, all’articolo 15 comma 3, ordina: “Il provvedimento di revoca dell’incarico amministrativo di vertice o dirigenziale conferito al soggetto cui sono state affidate le funzioni di responsabile, comunque motivato, è comunicato all’Autorità nazionale anticorruzione che, entro trenta giorni, può formulare una richiesta di riesame qualora rilevi che la revoca sia correlata alle attività svolte dal responsabile in materia di prevenzione della corruzione. Decorso tale termine, la revoca diventa efficace”. In questo caso è utile seguire attentamente la lettera della legge, che difende un principio ovvio: se un ministro nomina un responsabile anticorruzione tra i suoi dirigenti, e quello deve svolgere il suo compito rischiando di essere fatto fuori se commette qualcosa di sgradito, la legge anticorruzione si risolve in una presa in giro.
In questo caso Samaritani si è preoccupato della lettera e dello spirito della legge tanto poco da nominare un nuova responsabile anticorruzione, Daniela Intravaia, il 17 maggio, cioè dopo soli 18 giorni dalla delibera di revoca del predecessore, che dunque non era ancora “efficace” .
Samaritani fa sapere che la coincidenza temporale tra la denuncia all’Anac e la giubilazione del suo autore è del tutto casuale se non addirittura dovuta alla malizia di Nicastri che, sapendo che stava per essere fatto fuori, si sarebbe voluto costituire una sorta di alibi a futura memoria. Insinuazione pesante basata sul fatto che, secondo Samaritani, Nicastri faceva da anni il dirigente dell’Agid senza averne i titoli e per questo si è deciso di farlo fuori. Negli atti ufficiali non c’è però traccia alcuna di tali motivazioni. Nicastri è dirigente dell’Agid dalla nascita dell’agenzia (2012) e nella delibera che gli toglie ogni incarico c’è scritto che la sua “posizione verrà regolata con successivo provvedimento”.
Nella segnalazione all’Anac Nicastri riferisce di aver ricevuto “notizie e segnalazioni verbali di potenziali comportamenti che stanno determinando sprechi di risorse pubbliche e irregolarità amministrative a danno dell’interesse pubblico. Tali circostanze, secondo i denuncianti, stanno causando un mal funzionamento dell’Agenzia per l’Italia Digitale a causa dell’uso a fini privati delle responsabilità attribuite, ivi compreso l’inquinamento dell’azione amministrativa dall’esterno”. Si parla anche di “affidamenti diretti di servizi e forniture per aggirare il codice degli appalti”.
Nicastri è stato nominato responsabile anticorruzione due anni fa da Alessandra Poggiani, che l’anno scorso ha lasciato l’Agid per candidarsi alle regionali in Veneto. È stato il sottosegretario Raffaele Tiscar a volere al suo posto Samaritani (sponsorizzato anche dal governatore lombardo Roberto Maroni). Tiscar e Samaritani hanno lavorato insieme per anni alla Regione Lombardia, alla corte di Roberto Formigoni.
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