Sul destino del Monte dei Paschi di Siena la banca americana Jp Morgan propone, Palazzo Chigi dispone, tutti gli altri obbediscono. Alla lista già lunga di chi obbedisce si è aggiunta ieri la solitamente severa vigilanza bancaria della Banca centrale europea, con una mossa senza precedenti. Il presidente di Mps, Massimo Tononi, e il presidente del comitato nomine della banca, Alessandro Falciai, saranno oggi a Francoforte per una consultazione informale sul nome dell’amministratore delegato designato (da Jp Morgan e da Palazzo Chigi) Marco Morelli. Si è saputo ieri sera che i due esponenti dell’istituto senese andranno accompagnati dallo stesso Morelli, stabilendo un precedente gravissimo sia dal punto di vista dell’autonomia del banca italiana, sia dal punto di vista del rigore della vigilanza Bce, sia dal punto di vista della stessa dignità personale di Tononi e Falciai.
È ormai evidente che la determinazione con cui Jp Morgan – con l’appoggio di Palazzo Chigi – si sta impadronendo del destino di Mps sta travolgendo ogni ostacolo formale e ogni regola. Basta scorrere il filmato dell’accelerazione impressa alla vicenda negli ultimi sette giorni.
La prima mossa la fa il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, telefonando prima a Tononi, poi all’amministratore delegato Fabrizio Viola, con lo stesso identico messaggio: con rincrescimento, ma dovendo parlare “a nome del presidente del Consiglio”, Padoan chiede a Viola di farsi da parte e comunica a Tononi il nome del nuovo ad, appunto Morelli. A questo punto il consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi, nella seduta di giovedì scorso, è costretto a prendere atto, e copre le vergogne con la consueta foglia di fico, l’incarico al cacciatore di teste Egon Zehnder di trovare un nuovo ad. Durante il fine settimana viene fatta circolare la notizia che Egon Zehnder avrebbe già chiesto informalmente un via libera alla Bce, ottenendolo. La Bce non smentisce.
Su Morelli pesa un’incognita. Nel 2013 è stato pesantemente multato dalla Banca d’Italia per la sua partecipazione al finanziamento cosiddetto ‘Fresh’ attivato dal Monte dei Paschi di Siena sotto la guida di Giuseppe Mussari quando Morelli era vicedirettore generale. In quell’operazione aveva un ruolo da protagonista la Jp Morgan, banca da cui Morelli proveniva. Nella direttiva europea Crd4 su requisiti, onorabilità e adeguatezza dei banchieri – recepita dal Parlamento italiano a maggio 2015 – le sanzioni amministrative della vigilanza bancaria sono indicate tra i principali elementi da valutare per decidere sull’onorabilità e l’adeguatezza del banchiere nominato. Per Morelli si inaugura una procedura nuova, nel silenzio generale. Prima ancora che il comitato nomine e il consiglio d’amministrazione di Mps abbiano avuto il tempo di scegliere il nuovo amministratore delegato (lo faranno domani, ha annunciato ieri Padoan), la Bce, “per guadagnare tempo”, convoca l’ad in pectore insieme ai due esponenti di vertice che lo devono ancora nominare. I casi sono due. O la Bce ha deciso di cambiare la procedura, riservandosi di comunicare informalmente il suo eventuale sgradimento direttamente in faccia all’interessato; oppure l’ha cambiata nel senso di voler indicare il suo gradimento per Morelli, in sua presenza, ai due esponenti di Mps che ancora non hanno deciso di nominarlo.
Un pasticcio inestricabile che rischia di ripercuotersi pesantemente sulle sorti già precarie del Montepaschi, che ieri ha perso in Borsa il 3,43 per cento. La banca senese ha bisogno di 5 miliardi di nuovo capitale. Jp Morgan e Mediobanca, che capeggiano il consorzio di collocamento – di cui fa parte anche Bofa Merrill Lynch, la banca che Morelli guida in Italia, in un intreccio di conflitti d’interessi galattico – sono sicure solo dei 6-700 milioni di provvigioni a cui aspirano. Nel frattempo fanno fuori Viola e mettono un uomo più fidato a capo di Mps. Con lui dovranno chiedere 5 miliardi al mercato nello stesso momento in cui Unicredit ne deve chiedere 7. L’autunno delle banche italiane sarà caldissimo.
di Carlo Di Foggia e Giorgio Meletti