Niente imitazioni, niente personaggi, niente satira politica, tanto meno su Matteo Renzi. A Mamma Non Mamma avrebbero finito per occuparsi della “piaga degli spremiagrumi”, uno dei pochi argomenti rimasti liberi dal veto della direzione di Radio2. E ogni weekend di agosto avreste potuto assistere all’irripetibile miracolo on air di una trasmissione satirica che di satira non ne fa. Per questo, dopo un pomeriggio di passione, Francesca Fornario scrive la parola fine: “Non ci sono le condizioni per continuare a lavorare serenamente, lascio il programma”.
Succede nel servizio pubblico radio televisivo, appena uscito (ammaccato) dalle polemiche sulle nomine ai tg e sulla “normalizzazione” in vista del referendum costituzionale. Per la terza stagione consecutiva Francesca Fornario e Federica Cifola avrebbero dovuto raccontare il Paese anche attraverso le (finte) voci delle mamme dei potenti: nel 2014, anno di esordio della trasmissione, in radio vanno le parodie di mamma Renzi e mamma Alfano. Poi ci sono Paola Taverna, Micaela Biancofiore, la leghista a capo di una pro loco. Insomma, tutto l’arco parlamentare, interpretato dalla Cifola che, in contemporanea su Raidue, a Quelli che il calcio imita pure Agnese Landini, la moglie di Matteo.
L’estate passa liscia e al luglio successivo (2015) alle due autrici viene proposto il primo cambio. Basta imitazioni politiche. Passano il vaglio solo due, politiche comunque, ma lontane dalle beghe di casa nostra: la cancelliera tedesca Angela Merkel e Cristine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale. Fornario e Cifola accettano, consapevoli che potranno continuare a sbeffeggiare la politica italiana attraverso le due signore dell’economia. Ma adesso non va più bene neanche quello. Nel 2016, così ha deciso la direzione, devono sparire tutte le imitazioni, compresa quella dell’ufficio del personale Rai che ogni giorno chiama per raccomandare qualcuno.
Lo scorso weekend vanno in onda le prime due puntate. La Fornario, prima di accendere il microfono, avverte su Facebook: “Ricapitolando: niente battute su Matteo Renzi, niente politica, niente satira, niente personaggi, niente imitazioni, niente copioni, niente ‘scenette’ qualunque cosa siano, niente comicità…”. Il post scatena la reazione dei vertici, “l’imbarazzo” lascia il posto alla convinzione che i margini per proseguire la collaborazione non ci siano più. Al telefono conferma: “È legittimo che un direttore cambi le linee guida di un programma. Ma è legittimo che io dica che il programma viene snaturato. Gli ascoltatori ci chiedono che fine hanno fatto le imitazioni: è giusto che sappiano perché”.
Pur arrivando da lontano, le pressioni su Mamma non Mamma si sono fatte più insistenti con l’arrivo di Carlo Conti alla direzione artistica di Radio Rai. Conti ha teorizzato un nuovo corso per Radio2, con meno “parlato” e più musica. Ma a farne le spese è stata soprattutto la satira: Un giorno da pecora ha traslocato su Radio1, Max Giusti non c’è più e Lillo e Greg avranno una nuova collocazione oraria. Conti tira indietro le mani, dice che lui non “comanda” né “ordina”, semmai “suggerisce”: la responsabilità editoriale resta dei “singoli direttori di rete” (in questo caso, Paola Marchesini). Bisognava dare retta alla mamma di Matteo Renzi, nello sketch radiofonico di due anni fa: era trafelata perché a marzo le si era rotto il fornello della cucina, il su’ figliolo le aveva detto che entro aprile l’avrebbe rimesso a posto. Poi le ha detto che c’era uno “slittamento” perché “i grillini fanno ostruzionismo…”. Ma la mamma di Matteo, non s’era lamentata: “Col clima che c’è non m’azzardo più a rimproverarlo: se te lo metti contro oggi sei finita. Sta attenta anche te…”.