Non solo tesi di dottorato: anche nelle pubblicazioni su riviste scientifiche del ministro Marianna Madia risultano parti copiate da altri. All’inchiesta del Fatto sulla tesi di dottorato della Madia conseguita all’Imt di Lucca che dirige, Pietro Pietrini ha risposto dal Corriere della Sera: “Le accuse sono infondate e nulla tolgono alla grande qualità di un lavoro finito su due riviste internazionali, in particolare sul Cambridge Journal of Economics”. Ma sentito dal Fatto precisa che “le citazioni che mancano sono un errore, andavano messe, all’epoca non c’erano i software anti-plagio usati oggi”. Ben 4000 battute – interi blocchi di testo – risultano attribuibili ad altri e la citazione non è esplicita. “Sembra un serio caso di plagio che interessa tutte le parti della tesi,” spiega al Fatto Gerhard Dannemann, esperto di plagio accademico all’Istituto di Studi britannici di Berlino che nel 2011 ha analizzato la tesi di dottorato dell’ex ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg, costretto alle dimissioni dopo la scoperta delle parti copiate.
Anche nelle pubblicazioni di cui parla il direttore dell’Imt Pietrini c’è qualcosa che non torna. Idem per chi quelle pubblicazioni le ha firmate insieme al ministro: Caterina Giannetti, dottorata all’Imt insieme alla Madia nel 2008. Per ragioni che non ha voluto spiegare al Fatto, è lei ad aver creato il pdf della tesi della Madia disponibile sul sito Imt. Il supervisore della Giannetti era Giampiero M. Gallo, economista all’Università di Firenze, nominato nel 2014 consigliere economico di Matteo Renzi. Il tutor della Giannetti era l’ex rettore Fabio Pammolli, tutor anche della Madia, che ha negato però ogni responsabilità sul contenuto della tesi del ministro.
La Giannetti firma da sola nel 2012 Relationship Lendings and Firm Innovativeness, pubblicato dal Journal of Empirical Finance. Con la Madia firma invece, nel 2013, Work arrangements and firm innovation: is there any relationship? su Cambridge Journal of Economics. L’analisi del Fatto, sottoposta anche a esperti internazionali, ha riscontrato che le due pubblicazioni presentano una serie di passaggi identici, e altri molto simili. Le analisi del Fatto, basata anche su software anti-plagio, trovano riscontri in quella di Ben Martin, direttore di Research Policy, rivista di riferimento internazionale per l’integrità della ricerca e gli standard accademici in materia di plagio. Martin conferma che “ci sono circa 1250 parole che si sovrappongono nelle due pubblicazioni, pari a circa il 12 per cento di ciascuna, e 2000 parole identiche tra le due tesi”. Nello studio del 2013 di Giannetti e Madia, però, non si cita né tra parentesi all’interno del testo, né in bibliografia, l’articolo della Giannetti apparso l’anno precedente.
Sia nella pubblicazione della Giannetti del 2012 che in quella Giannetti-Madia del 2013 ci sono anche passaggi identici a parti dell’articolo Innovativity: A comparison across seven European countries, a firma Mohnen, Mairesse e Dagenais, pubblicato nel 2006 da Economics of Innovation and New Technology. Lo stesso articolo a cui la Madia aveva attinto, senza esplicitare le citazioni, nella tesi di dottorato. Altri blocchi di testo saccheggiati da lavori altrui nella tesi della Madia vengono riportati nella pubblicazione del 2013.
L’inizio della collaborazione tra Giannetti e Madia risale al 2007, quando scrivono insieme un working paper per l’Imt. Il secondo capitolo della tesi del ministro risulta per circa un terzo pressoché identico a parti di quell’articolo del 2007. Ma quel paper non è citato nella tesi della Madia neanche in bibliografia. La Giannetti viene nominata solo nei ringraziamenti.
Il codice etico di Imt vieta espressamente collaborazioni tra studenti per le tesi di dottorato, se non previa autorizzazione. Pammolli non ha voluto rispondere al Fatto se in questo caso ci fosse stata. E il supervisore della Giannetti, Giampiero M. Gallo, si limita a dire: “Il lavoro è pregevole, lo dimostrano le pubblicazioni internazionali che ne sono seguite”. Non è d’accordo Ben Martin, che ha svolto una seconda analisi autonoma sul materiale esaminato dal Fatto (le due tesi e le pubblicazioni in questione). “In molti casi, nella tesi della Madia le frasi sono copiate da altri autori. Anche se la fonte è in bibliografia, e anche quando è presente nel testo tra parentesi, il materiale copiato non è virgolettato. Nel mondo accademico questo è considerato plagio”. E aggiunge: “Se uno qualunque dei tre capitoli della tesi della Madia fosse stato sottoposto alla rivista che dirigo, Research Policy, l’avrei rigettato per il livello di plagio contenuto.”
Vista la gravità di quanto ha riscontrato, il professor Martin raccomanda che l’istituzione dove il ministro ha conseguito il dottorato apra subito un’indagine sul caso. “Non ritengo sia necessario – replica Pietrini, direttore dell’Imt – la maggior parte dei passaggi ripresi da altri autori sono citati anche all’interno del testo”. E pensare che l’istituto Imt è risultato il migliore in Italia secondo le graduatorie dell’Anvur, l’Agenzia nazionale per la valutazione della ricerca.