Sarebbe un’eterogenesi dei fini farsesca, se l’esito non fosse voluto. Dietro la finta abolizione di Equitalia, si nasconde un potenziamento della riscossione senza precedenti: a breve, infatti, si potrà pignorare più velocemente i conti correnti, grazie a un accesso diretto alle enormi banche dati dell’amministrazione finanziaria. “Non cambia solo il nome ma anche l’approccio tra cittadini e fisco”, spiegava Matteo Renzi a fine novembre scorso scagliandosi contro “il fisco vampiro”. L’abolizione di Equitalia è stato l’ultimo asso nella manica giocato dal fiorentino in chiave referendaria. Il decreto è di ottobre 2016. In sintesi: la spa della riscossione va in liquidazione, diventa un ente pubblico economico e strumentale dell’Agenzia delle Entrate. Il nome, senza grande fantasia, sarà “Agenzia delle Entrate-riscossione”. La data di inizio di questa “rivoluzione” è il primo luglio prossimo.
Palazzo Chigi sta scrivendo lo statuto del nuovo ente. Al momento restano l’aggio, le sanzioni e gli interessi di mora sulle cartelle esattoriali. Da questo lato, per il contribuente cambierà poco. La vera novità è che si troverà di fronte un ente più forte. Il decreto di ottobre, infatti, amplia i poteri a disposizione della riscossione. A chi non paga la cartella esattoriale, infatti, la nuova Equitalia potrà pignorare il conto senza passare dal giudice ma – ed è la vera novità – potrà farlo molto più velocemente di prima. Per pignorare gli importi, infatti, finora Equitalia doveva fare diversi passaggi con l’Agenzia delle Entrate, che ha accesso diretto all’anagrafe tributaria, dove sono registrati tutti i rapporti finanziari dei soggetti fiscali, conti correnti compresi (l’“archivio dei rapporti”). Una procedura lenta, in cui le somme non finivano subito a disposizione della società.
Dal primo luglio, invece, essendo un ente strumentale dell’Agenzia delle Entrate, potrà farlo direttamente facendosi girare subito dalla banca le somme richieste. Per impedirlo si può solo, entro 60 giorni dalla notifica della cartella, chiedere una dilazione e, se accettata, pagare la prima rata. Non è l’unica novità. Il nuovo ente potrà consultare le banche dati dell’Inps per acquisire ogni informazione utile, come il rapporto di lavoro, per poter pignorare stipendi, indennità, pensioni etc. Restano i limiti fissati dalla legge. Per le pensioni, se l’assegno è versato prima del pignoramento è intoccabile l’importo pari al triplo dell’assegno sociale (1.345 euro per il 2017). Se la pensione è accreditata sul conto dopo il pignoramento, è al sicuro solo l’importo pari all’assegno minimo aumentato della metà (672 euro). Per gli stipendi si pignora un quinto dell’importo se il debito col fisco è superiore a 5mila euro. I conti correnti restano l’ultima spiaggia del fisco dopo il fermo amministrativo dell’auto e il pignoramento degli immobili (eccetto la prima casa). Anche per questi ultimi, con la manovra, il governo ha ampliato le possibilità per Equitalia (si possono pignorare se il valore di tutti quelli detenuti è superiore a 120mila euro. Prima valeva per ogni singolo immobile).
L’ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, destinato da Renzi a guidare il fisco italiano, ha spiegato a novembre alla Camera che gli effetti di questi super poteri “si vedranno in particolare sul pignoramento del conto corrente o del quinto dello stipendio” visto che adesso “le informazioni disponibili sono infatti limitate all’identificazione dell’operatore finanziario e alla tipologia di rapporto”. Per questo motivo, “le procedure di pignoramento sui rapporti finanziari (conti correnti) attualmente attivate hanno, per circa l’80%, un esito negativo. Ma stimiamo che con queste novità gli esiti negativi tornino alla percentuale fisiologica del 20%”. Suona molto diverso da “Equitalia era simbolo di approccio vessatorio. La chiudiamo”, (Renzi, ottobre 2016).