Il procuratore capo di Catania ha aperto un dibattito che sembra osceno a molti, anche a molti lettori del Fatto: le organizzazioni non governative che salvano migranti dal Mediterraneo sono complici, per scelta o di fatto, degli scafisti? Il loro intervento finisce forse per peggiorare il problema che vorrebbe risolvere, cioè le stragi frutto del traffico di esseri umani? Si può rispondere a queste domande aggirando il problema: ogni vita umana è sacra e non importa chi e perché la salva. Oppure, come fanno i leghisti e una parte del M5S, saltare alle conclusioni e denunciare business internazionali o cospirazioni etniche, senza poi offrire soluzione alcuna.
L’alternativa è prendere sul serio la questione sollevata da Zuccaro, a prescindere dal risvolto penale. Tra le righe delle dichiarazioni di molti politici si intravede questo ragionamento: partono in tanti perché sanno di essere salvati, ergo basta lasciar morire qualche centinaio di migranti in più per arginare il flusso e, alla fine, salvarne migliaia di altri. Questo retropensiero, oltre che moralmente ributtante, è inefficace: a ogni strage l’Italia e l’Ue hanno incrementato i soccorsi in mare, per senso di colpa.
Escluse le scorciatoie, affrontiamo il problema sollevato da Zuccaro in tutta la sua complessità: le missioni militari – Eunavformed, Triton e Mare Sicuro – si fermano a 70 miglia dalla costa libica. Le Ong arrivano al confine delle acque territoriali della Libia (12 miglia) e spesso lo oltrepassano. I trafficanti lo sanno e – con l’indulgenza o la complicità della guardia costiera libica – abbandonano i migranti su zattere di legno o canotti cinesi. Poi avvertono le navi delle Ong che li salvano. Ieri, in Senato, Zuccaro ha rivelato un dettaglio simbolico ma rilevante: quando un barcone viene raggiunto da una nave militare, il migrante a cui i trafficanti hanno lasciato il telefono satellitare per la chiamata di soccorso lo butta in mare. Quando la nave è privata, è capitato che il telefono non solo venga portato a bordo, ma poi anche riutilizzato in seguito, segno che i trafficanti lo hanno recuperato. Poiché le Ong si muovono coordinandosi con la Guardia costiera italiana, la responsabilità ultima dell’intervento non è loro, ma del comando di Roma.
Questo contesto ha determinato una “oggettiva impunità” per i trafficanti, come ha detto Zuccaro. Il loro rischio di impresa si è azzerato. E le conseguenze sono inevitabili: un business perfetto attirerà più investimenti e più “clienti”. Come si interrompe questo circolo vizioso? Zuccaro chiede più strumenti di indagine per capire se si nasconde qualcosa di losco dietro le Ong. Mentre le inchieste si sviluppano (finora non ci sono elementi per ipotizzare una spartizione dei profitti tra attivisti umanitari e trafficanti), bisogna però affrontare il nodo politico. Secondo i dati del ministero del Tesoro, la spesa per le operazioni di soccorso in mare (Sar) si è dimezzata in tre anni: dai 41,7 milioni del 2014 ai 18,8 previsti per il 2017.
La missione europea che doveva sostituire quella italiana di Mare Nostrum, però, ha compiti di pattugliamento e non di ricerca e soccorso. L’Unione europea ha bloccato la “rotta balcanica” come richiesto dalla Germania, con un impegno finanziario da 6 miliardi di euro a favore della Turchia. Il flusso si è spostato verso la sponda sud del Mediterraneo, ma nel frattempo i contributi dell’Ue all’Italia per la gestione dei migranti sono addirittura calati, dai 120 milioni del 2016 ai 91 previsti per il 2017, a fronte di una spesa complessiva che per l’Italia sarà quest’anno intorno ai 4,7 miliardi.
In questo vuoto di politica sono intervenute le Ong, salvando decine di migliaia di vite ma creando anche una sorta di corridoio umanitario non regolato che gli scafisti riescono a sfruttare. La denuncia di Zuccaro ci pone di fronte – come italiani e come europei – a tre opzioni difficili. Primo: riprendere un’iniziativa politica per gestire il flusso, sapendo che può costare molto (soldi e vite). Secondo: frenare le Ong senza rimpiazzare la loro azione, con le stragi che ne conseguiranno. Terzo: lasciare tutto così com’è, per la gioia dei trafficanti. Possiamo ignorare Zuccaro e i politici che usano le sue parole, ma non i problemi concreti che ha indicato.