La richiesta di archiviazione è stata scritta. I magistrati romani hanno deciso di chiudere così la vicenda del pm napoletano Henry John Woodcock indagato a Roma per concorso in falso e rivelazione di segreto d’ufficio. Nei prossimi giorni la richiesta sarà inoltrata al gip.
Erano due le accuse mosse al magistrato napoletano. Il primo reato contestato era la rivelazione di segreto d’ufficio per la fuga di notizie realizzata con l’articolo del Fatto che svelava l’inchiesta Consip il 21 dicembre 2016 a firma Marco Lillo. Seguono altri due scoop, sempre di Lillo: il 22 dicembre, Il Fatto scrive del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Tullio Del Sette, indagato per rivelazione di segreto in un filone dell’indagine e il giorno successivo viene rivelata anche l’iscrizione per lo stesso reato del ministro dello Sport, Luca Lotti. Secondo l’iniziale impostazione della Procura, il pm napoletano avrebbe passato, attraverso la conduttrice di Chi l’ha visto?, Federica Sciarelli, notizie a Lillo. Il vicedirettore del Fatto ha sempre negato questa circostanza. Anche Federica Sciarelli è stata indagata per rivelazione di segreto e anche per lei è stata scritta una richiesta di archiviazione.
Woodcock, quando è stato interrogato a Roma il 7 luglio, ha spiegato che non poteva essere lui l’informatore del Fatto. Secondo quanto riportava ieri La Stampa, il pm avrebbe detto che quando il 20 dicembre Lillo scriveva l’articolo, lui si trovava a Napoli: è arrivato a Roma solo alle nove di sera. Nella capitale avrebbe incontrato Giampaolo Scafarto (il maggiore indagato per falso e rivelazione di segreto) in un bar in piazza Irnerio. Qui gli fu raccontato che l’ex amministratore delegato di Consip Luigi Marroni aveva iniziato a parlare. A questo punto andarono nella sede del Noe e continuarono l’interrogatorio. “Se il giornalista – avrebbe detto Woodcock ai pm – sa tutto in tempo reale, la fonte non sono io”.
Il magistrato partenopeo è stato indagato anche per concorso in falso con Scafarto in relazione alla parte dell’informativa depositata il 9 gennaio scorso che riguardava la presenza di Servizi segreti durante alcune attività di indagine. Sempre il 7 luglio, ai pm di Roma, il magistrato partenopeo ha spiegato che suggerire alla polizia giudiziaria di riportare in un apposito capitolo delle loro informative fatti e vicende specifiche connesse all’indagine madre è una normale prassi investigativa. In sostanza ha detto che fu lui a consigliare a Scafarto di fare un capitolo dell’informativa apposito sui Servizi segreti ma non poteva sapere che gli accertamenti fatti avevano escluso la presenza di 007 mentre i carabinieri del Noe recuperavano la spazzatura nella sede della Romeo Gestioni.
Insomma, per il pm era impossibile controllare migliaia di pagine di intercettazioni e accertamenti degli investigatori. La versione del magistrato, insieme agli ulteriori accertamenti della Procura, hanno convinto i pm romani, decisi a chiedere l’archiviazione.