L’ultima puntata dello show di Maurizio Crozza su La7, venerdì scorso, merita di essere ricordata perché segna un punto di svolta: il comico ha dedicato un blocco della puntata al Ttip. Il trattato commerciale che Usa e Ue stanno discutendo dal 2013: “Col Ttip, arriva il pollo smacchia-tutto al cloro, maiali imbottiti di steroidi, mucche allevate a ormoni, vitelli bombati di antibiotici. Sei vegetariano? Niente paura tanta verdura Ogm… pomodoro, fuori bello come un San Marzano… dentro tossico come un San Patrignano! Già… se passa il Ttip rischiamo che tutte le norme anti-sofisticazione europee… siano uniformate a quelle americane”.
Tutte queste informazioni sono completamente false (tranne l’ultima che è, però, appunto un rischio visto che si tratta per rendere alcune norme europee simili a quelle americane e alcune americane simili a quelle europee). Ma è comunque interessante che un argomento così tecnico come il Ttip sia arrivato in uno show popolare da prima serata: la manifestazione romana del 5 maggio aveva mobilitato soltanto gli irriducibili delle piazze di sinistra (con anche Fiom e Cgil, dato rilevante). Il Ttip probabilmente è già morto: la Germania è da sempre scettica, la Francia si è schierata ormai contro, gli Usa troppo presi dalla campagna presidenziale e dal Tpp (accordo analogo con l’Asia).
Sul Ttip la Commissione ha tenuto a lungo una riservatezza eccessiva sui negoziati che ha alimentato paure poi impossibili da sradicare (alcune fondate, ma gli Ogm non sono nel trattato, la carne agli ormoni neppure), le stime sui miracolosi effetti sul Pil erano a spanne. In Italia si è sommato protezionismo e anti-americanismo, rendendo impossibile un’analisi costi-benefici razionale. Su qualche tavolo perderemo, su altri possiamo guadagnare molto o almeno assicurarci la protezione di nostri prodotti strategici (il made in Italy) nel mercato Usa. Invece le divertenti ma false osservazioni di Crozza sono la discussione più approfondita che abbiamo visto in tv.