“Per Muraro spunta un nuovo conflitto d’interessi”, “Rifiuti, spuntano altri 30 mila euro per l’assessora”. “Spunta una nuova contesa tra l’assessora e l’Ama” (Repubblica). “L’Ama le pagò incarichi extra” (Corriere). “Per l’assessora caso consulenze” (Messaggero). “Inchieste, emergenze e consulenze: tutte le ombre sulla Muraro”, “Il conflitto d’interessi raddoppia” (l’Unità). Più leggiamo giornaloni e giornalini e meno capiamo dove stia, anzi dove “spunti”, il conflitto d’interessi dell’assessora all’Ambiente Paola Muraro. Il conflitto d’interessi non “spunta”. Non è una categoria dello spirito. O c’è o non c’è. Può Paola Muraro avvantaggiare o arricchire se stessa o i suoi cari nella veste di assessore a Roma? No. Anzi, da quando ha accettato di entrare nella squadra della Raggi, “Lady Milioncino” – come la chiamano gli oppositori che hanno scavato sotto Roma un buco di 15 miliardi – ci ha rimesso un sacco di soldi, avendo doverosamente chiuso ogni rapporto professionale. Ha rubato? Non risulta. Ha coperto gli scandali Ama? Risulta il contrario, vedi le mail in cui segnalava truffe, puntualmente ignorate dai capi che ora fanno gli gnorri.
Il milione per 12 anni di consulenze all’Ama era eccessivo? Lo stabilirà, se del caso, la magistratura penale e contabile, tenendo conto che grazie alla sua consulenza nel contenzioso con Manlio Cerroni detto Er Monnezza, pare che la municipalizzata di milioni ne abbia risparmiati 900. Ed è curioso che le consulenze le vengano contestate oggi e non quando le furono assegnate per 12 anni, regnanti la sinistra e la destra. Quello che i partiti e la stampa al seguito chiamano conflitto d’interessi è tutt’altra cosa: il riverbero di una scelta, secondo noi giusta, fatta dalla Raggi che, anziché infarcire la giunta di attivisti M5S a prescindere dalle competenze, si è messa intorno professionisti ed esperti dei vari settori, quasi nessuno iscritto né vicino ai 5Stelle. Ora, i professionisti e gli esperti non vengono da Marte: sono persone che lavorano e, se di alto livello, vengono ben retribuite. Ciò che conta è che non portino nella PA interessi privati, cosa che finora non risulta aver fatto la Muraro (a patto che rinunci a eventuali contenziosi su vecchie parcelle). Il suo lungo curriculum parla per lei. Laureata a Bologna in Scienze agrarie, docente e membro del comitato scientifico della facoltà di Ingegneria di Tor Vergata, ha lavorato 30 anni per molte imprese private e pubbliche dei rifiuti e prestato consulenze per varie amministrazioni comunali e regionali, quasi sempre di sinistra.
Il comune di Montebelluna retto da Laura Puppato (che il 6 luglio le ha twittato gli auguri definendola “persona capace”). La gestione commissariale dei rifiuti nel Lazio guidata dal governatore Marrazzo. Poi l’Ama (dove non iniziò con Alemanno, ma nel 2004 con Veltroni). E così via. Era una putribonda figura già all’epoca, o lo è diventata d’improvviso il 7 luglio 2016 quand’è entrata nella giunta Raggi? Ora, per dimostrare il suo conflitto d’interessi, si ricorda che fu consulente sia di Ama sia della ditta friulana che vinse un appalto per smaltire parte dei rifiuti romani: ma gli appalti li decidono i dirigenti, non i consulenti. Si insinua che abbia preteso la testa del presidente Ama Daniele Fortini perché le aveva tolto la consulenza, quindi non per il fallimento del carrozzone, ma per vendetta: peccato che Fortini la consulenza gliela volesse rinnovare a marzo.
Il lato più bizzarro della batracomiomachia è che a scatenarla sono la destra e la sinistra, che i conflitti d’interessi – quelli veri – dovrebbero conoscerli bene, avendoci costruito i rispettivi partiti e le rispettive fortune. Conflitto d’interessi è B. che legifera sui suoi processi, i suoi reati e le sue aziende, intascando prescrizioni e milioni a palate. Conflitto d’interessi è infilare politici ai vertici delle banche, creando voragini ai danni dei risparmiatori. Conflitto d’interessi è spartirsi la Rai come il cortile di casa, trasformandola in megafono dei mandanti (e ora del Sì) e sabotandola a vantaggio di Mediaset. Conflitto d’interessi è papà Renzi che fa il piazzista di outlet con le amministrazioni governate dal Pd del figlio. Conflitto d’interessi è la signorina Boschi nel Consiglio dei ministri che delibera sulla banca vicepresieduta dal papà. Conflitto d’interessi è il fratello della Boschi socio di studio legale col tesoriere Pd Bonifazi, col presidente di Toscana Energia e col superassessore di Firenze, studio che offre consulenze a imprese e Pubbliche amministrazioni (notoriamente insensibili al Giglio magico). Conflitto d’interessi è il sindaco di Milano Beppe Sala che nomina assessore un suo socio in affari (a proposito: ne avete trovato traccia su giornaloni e giornalini?). Conflitto d’interessi sono i parlamentari che si salvano da arresti e intercettazioni votando su se stessi. Conflitto d’interessi sono i controllati che fanno anche i controllori di se stessi in quasi tutte le aziende pubbliche e private. Conflitto d’interessi sono le reti Mediaset e il Giornale che parlano di B. e la Rai che parla dei partiti, Stampa e Repubblica che scrivono (quando scrivono) di Fiat o De Benedetti, il Corriere che scrive (quando scrive) di Intesa, Mediobanca, Unicredit, Della Valle e Cairo, il Messaggero che scrive (quando scrive) di Caltagirone e i giornali finanziati o aiutati dal governo che scrivono del governo.
Facciamo così: lorsignori recidano i loro veri conflitti d’interessi. Poi, se resta tempo, torneranno a occuparsi di quelli finti che “spuntano” sulla Muraro. Intanto si vedrà se Roma sarà stata ripulita. Se sì, applausi. Se no, dovrà andarsene non solo la Muraro. Ma anche la Raggi. Non per fantomatici conflitti d’interessi. Ma per manifesta incapacità di governare.