Chi è Antonio Tajani secondo Antonio Tajani, eletto alla presidenza del Parlamento europeo per il centrodestra? Dal profilo pubblicato sul portale dell’Unione europea: ufficiale dell’Aeronautica militare italiana, inviato speciale in Libano, Somalia, Unione Sovietica; componente del comitato di gestione di Forza Italia; vicepresidente del Partito popolare europeo; vicepresidente della Commissione europea con delega ai Trasporti; ancora vicepresidente della Commissione europea però con delega all’industria; vicepresidente del Parlamento europeo; Gran croce dell’Ordine di Bernardo O’ Higgins in Cile; Cavaliere di Gran croce dell’Ordine del Fedele Servizio in Romania; ufficiale dell’Ordine della Legione d’Onore in Francia; Gran croce dell’ordine al Merito Civile in Spagna; socio onorario del circolo dei giornalisti bulgari contro la corruzione.
Per aggiungere un tocco di letteratura a una carriera politica senza sussulti e di un grigiore che adesso pare tornato di moda, Tajani ha distribuito un foglietto in inglese ai colleghi che devono nominare il successore di Martin Schulz. Per l’occasione, il militare Tajani – che in gioventù fu monarchico – s’è ricordato di un corso al centro Nato di Borgo Piave, frazione di Latina. E poi non ce l’ha fatta: è caduto nel revisionismo storico. Ha scritto che Indro Montanelli gli chiese di lavorare al Giornale. Falso. Più che le bugie, colpiscono le omissioni. Il pluridecorato Tajani ha dimenticato un passaggio essenziale nel percorso onusto di encomi e di successi e nelle multiple agiografie non ha citato – ingrato – l’uomo che ha trasformato un semplice cronista in un presunto statista di caratura europea: Silvio Berlusconi. Questa è la realtà che sfugge alla memoria di Tajani. Ha servito il padrone che ha dilapidato la credibilità del Giornale di Montanelli – subito scappato assieme ai giornalisti più fidati per sottrarsi all’ex Cavaliere – in una macchina di propaganda elettorale.
Ha partecipato alla fondazione di Forza Italia e curato la “discesa in campo” del ‘94. Ha ricoperto l’incarico di portavoce di Berlusconi per un biennio e di certo non ha aiutato la stampa, che il capo non ha mai tollerato. Ha accumulato legislature in Europa e poltrone di rilievo sempre con Forza Italia. Ha gestito un grumo di potere locale nel Lazio che non corrisponde a un possente consenso popolare: è sufficiente rammentare i fallimenti contro Walter Veltroni per il Campidoglio e contro un esponente dell’Ulivo nel collegio di Alatri (Frosinone) per Montecitorio.
Ha sostenuto le campagne di Berlusconi per delegittimare la magistratura, la sinistra (o i comunisti), le televisioni, i giornalisti. Ha firmato centinaia di comunicati stampa, di rettifiche, di proteste su mandato di Berlusconi. Ai parlamentari europei, lo stesso Tajani dovrebbe consegnare un campionario di dichiarazioni d’affetto – con un po’ di nostalgia per i bei tempi andati – nei confronti di Silvio. Per cominciare: “Berlusconi lo conoscevo perché l’avevo intervistato qualche volta. Fatto sta che io mi misi a sua disposizione e successivamente lui mi convocò. E il 2 gennaio 1994 mi trasferii ad Arcore”.
Ancora: “Ho ammirato il fatto che ci fosse qualcuno che finalmente faceva il portabandiera di valori che si rifanno alla nostra storia. Ad esempio, quando mi ha annunciato che il governo mi aveva scelto come vicepresidente della Ue non mi ha detto di difendere le aziende italiane, questo o quel settore. Mi ha detto ‘dai il meglio di te e rendi onore all’Italia’. Per me è un messaggio importante, che spiega tutto quello che ha fatto fino a oggi. Berlusconi è stato un anticipatore, si è sempre battuto per difendere l’importanza del nostro Paese in Europa, ha capito per primo che a problemi globali servivano risposte globali”. Per finire, una riflessione più recente: “Il capitano della nave è Berlusconi, i marinai dove vogliono andare? Noi dobbiamo riscoprire la nostra identità”. Perfetto. Corretto. Sacrosanto. Tajani deve iniziare a riscoprire la propria identità.