IL FUMETTO

Vita quotidiana di una mamma inquieta, schizzi e pensieri registrati da una Moleskine

Nicoz Balboa sacrifica tutto all’immediatezza del racconto

12 Aprile 2017

Da quando Gipi ha pubblicato uno dei suoi libri migliori con il titolo La mia vita disegnata male, si è diffusa l’idea – quasi la moda – che il disegno nei fumetti sia un inutile orpello, che il racconto abbia una forza inversamente proporzionale all’attenzione dedicata alla parte grafica. L’approccio di Gipi in realtà era completamente diverso, frutto di un tormento interiore e non di approssimazione: alla base della scelta di “disegnare male” c’era una ricerca di autenticità, soltanto disimparando tutto quello che sappiamo si può sfuggire agli automatismi e raccontare per immagini disegnando il mondo per come è davvero e non in base agli schemi sempre uguali che il nostro cervello tende ad applicare per ridurre la complessità degli input che riceve.

Comunque, il danno è fatto e “disegnare male” si è imposto come uno standard (pensiamo ai carnet di Joann Sfar in Francia, per esempio). Coconino Press pubblica ora un volume che si inserisce chiaramente in quel filone, ma con alcune variazioni che lo salvano. Born to Lose è il diario della fumettista – e tatuatrice – Nicoz Balboa, vive in Francia ma è nata a Roma. Ha un blog dove pubblica le sue avventure da mamma espatriata, cosa che su Internet è quasi sempre garanzia di successo (al momento ha addirittura tre blog diversi). Tutto abbastanza nella media: problemi di coppia, allattamenti, vacanze, impegni di lavoro, aperitivi, pic nic, tentazioni vegane (Nicoz Balboa sembra avere una invidiabile quantità di tempo libero).

Sarebbe da classificare nel filone “piccole storie importanti soltanto per l’autore” se non fosse che Nicoz Balboa ha trovato una chiave originale per raccontarle: usare un’agenda Moleskine per tenere un diario grafico, che poi scannerizza e posta online (il risultato è ora il libro della Coconino). Non sappiamo se il tutto è davvero così spontaneo come viene presentato, senza bozze, senza correzioni, senza filtri, ma il risultato è quello dell’equivalente fumettistico di una diretta Facebook: entriamo nella vita di Nicoz senza filtri, senza mediazioni se non quelle della sua sensibilità, dei suoi sentimenti. Il disegno quasi infantile, affogato in grandi quantità di testo scritto a penna o pennarello sulla pagina a righe del Moleskine, riesce a creare nel lettore l’impressione (illusione?) di trovarsi sempre a fianco di Nicoz, alla fine delle sue giornate, per farsi raccontare com’è andata.

 

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