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Woodcock sfida Pignatone: su Consip continuano i Noe

Due Procure - Il pm di Napoli conferma le deleghe al Nucleo del capitano indagato a Roma, dove i magistrati proseguono gli accertamenti sugli appalti e le attività di babbo Renzi
Woodcock sfida Pignatone: su Consip continuano i Noe
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Due valutazioni opposte. La Procura di Roma il 4 marzo ha tolto la delega ad indagare nell’inchiesta Consip al Noe (Nucleo operativo ecologico) dei carabinieri “per una esigenza di chiarezza”: ossia dopo le “ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto”. Napoli invece no, ha continuato a lavorare con quel gruppo. Una scelta che non muta neanche adesso alla luce dell’indagine per falso ideologico sul capitano del Noe Gianpaolo Scafarto.

Negli uffici della Procura partenopea, la spiegazione che si dà è: i magistrati scelgono la polizia giudiziaria, ma non i singoli ufficiali. E da quando ha ricevuto l’avviso di garanzia Scafarto non sta più svolgendo le indagini. Ma non perché sospeso: secondo quando risulta al Fatto, il capitano si sarebbe messo in ferie anche per studiare con il suo legale, l’avvocato Giovanni Annunziata, le carte dell’inchiesta in vista dell’interrogatorio, che potrebbe essere riprogrammato subito dopo Pasqua, davanti ai pm di Roma.

Non è la prima volta che le due Procure, sia pure in un clima di collaborazione e bon ton, fanno scelte diverse.

Già dopo la decisione di inizio marzo dei magistrati capitolini di togliere le indagini al Noe, l’agenzia Ansa batteva: “Nessun contrasto tra la Procura di Roma e Napoli. È quanto si apprende da fondi giudiziarie della Procura capitolina. Anche in ambienti della Procura di Napoli si apprende che ‘si continua a procedere in pieno accordo e coordinamento’”.

In questo clima il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, prima dell’interrogatorio di Scafarto ha telefonato al facente funzione nel capoluogo partenopeo Nunzio Fragliasso per avvisarlo. Una “circostanza che – scrive l’Ansa ieri – è stata particolarmente apprezzata”.

Nella sempre ricordata cordialità, è evidente quanto siano diverse le scelte investigative tra le due Procure, soprattutto dopo i nuovi sviluppi investigativi sul presunto falso nell’informativa agli atti dell’inchiesta Consip. I magistrati romani intanto continuano le indagini: l’intercettazione “Renzi l’ultimo volta che l’ho incontrato”, attribuita nell’informativa all’imprenditore Alfredo Romeo quando in realtà l’aveva pronunciata Italo Bocchino, non è l’unico elemento che hanno in mano. L’iscrizione di Tiziano Renzi nel registro degli indagati per traffico di influenze non è avvenuta per effetto di quella falsa attribuzione, ma per i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi è ora necessario, comunque, verificare anche l’attendibilità dell’informativa del 9 gennaio.

Per capire se si è trattato di un singolo caso gli uomini del Nucleo dei carabinieri di via In Selci a Roma, ai quali la Procura ha delegato le indagini, stanno ricontrollando gli audio e le trascrizioni nei brogliacci delle conversazioni. E si passano al setaccio anche altre conversazioni, comprese quelle captate negli uffici di Luigi Marroni, amministratore delegato della principale stazione appaltante d’Italia, intercettato per circa tre mesi.

Quando i carabinieri del Noe, compreso Scafarto, il 20 dicembre 2016 bussano alla sua porta, Marroni fa accuse pesanti e tira in ballo anche Tiziano Renzi: racconta di averlo incontrato dopo il suo insediamento in Consip. “Mi disse subito – ha messo a verbale Marroni – che mi aveva chiesto quell’incontro perché voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore a nome Russo che voleva partecipare a delle gare indette da Consip; Tiziano Renzi mi chiese di fare il possibile per assecondare le richieste del Russo”.

Marroni dice di aver incontrato l’imprenditore di Scandicci: “Russo mi disse in concreto che tramite una società, di cui non ricordo il nome (…), stava partecipando alla gara d’appalto di Consip (…) (credo potesse trattarsi proprio della gara Fm4…) (…); Carlo Russo per rafforzare la sua richiesta, mi disse in modo esplicito che (…) dietro la società che lui stava rappresentando vi erano gli interessi di Denis Verdini”.

I magistrati capitolini verificheranno parola per parola.

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