Ci sono voluti quattro giorni per scoprire che tra Alessandro Profumo, gran capo di Unicredit, e Salvatore Mancuso, consulente di Luigi Zunino, non corre buon sangue. Ci sono voluti cinque giorni per scoprire che Unicredit non avrebbe accettato una cura inferiore ai 500 milioni di euro. C’è voluta una settimana per rendersi conto che nominare lo stesso Mancuso amministratore delegato di Risanamento, solo perché sponsorizzato da Intesa Sanpaolo, sarebbe stata una pericolosa sfida al Tribunale che deve decidere se far fallire o meno Zunino.
Questo è lo stato dell’informazione economica in Italia, sulla carta stampata.
Per sapere dei rapporti Mancuso-Profumo bastava una banale ricerca d’archivio (2007, braccio di ferro sul banco di Sicilia). Per immaginare che una pillolina da 150 milioni di liquidità per affrontare un febbrone da 3 miliardi di debiti fosse un po’ poco non ci volevano dei geni del private banking. Per capire che nominare amministratore di diritto l’uomo che la Procura ha additato come “amministratore di fatto” (e quindi potenzialmente dannoso per i creditori non bancari) sarebbe stata una stupida provocazione, confinante con l’autorete, non servivano i migliori legali milanesi. Bastavano un po’ di memoria, un minimo di buon senso e un pizzico di fiuto.
Io non so se noi de Il Fatto Quotidiano avremo sufficienti memoria, buon senso e fiuto per fare meglio. Però tra i nostri padroni non avremo né banche né costruttori. E neppure grandi debitori o grandi creditori, concessionari pubblici o “concedenti”. Insomma, non è detto che certe battaglie di soldi e potere le capiremo davvero per primi. Ma purtroppo – nel paese degli editori impuri – sapere non equivale a poter scrivere.
Ecco, magari, gli snodi di alcune vicende li capiremo per secondi o perfino per ultimi. Ma speriamo, almeno ogni tanto, di raccontarveli per primi senza troppi giri di parole e messaggi in codice. Perché? Perché non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno. Insomma, la palude è tale che oggi si potrebbe benissimo capire per ultimi e scrivere per primi. E’ pazzesco ma è così.
Ma avere la possibilità di arrivare per primi pur essendo un po’ tonti, è il bello di avere i lettori come padroni. Sia detto senza retorica e con tutta la paura di deludervi. E contrariamente al cinismo imperante, credo anche che per un cronista sia meglio prendersi del “pirla” che del “servo”. Ecco, spero solo non proprio tutti i giorni.