“Abbiamo conquistato Trento e ora conquisteremo anche Trentuno”, gridava Totò in uno dei suoi non migliori film. Trentuno (consiglieri) è il numero legale del consiglio comunale di Napoli. E’ la conquista mancata nei giorni scorsi dal sindaco Pd Rosa Russo Iervolino al momento di affrontare il bilancio consuntivo. Un ostacolo che rischia di diventare insormontabile e di decretare la fine anticipata della consiliatura. Domani sapremo. Domani c’è una nuova seduta di consiglio con il bilancio all’ordine del giorno, con una maggioranza che pare esistere solo sulla carta e con un primo cittadino costretto a mediare i voti del gruppo misto e di alcuni ribelli del Pd se vuole assicurare un futuro alla propria giunta. L’appuntamento si avvicina in un clima da ultimo appello, arroventato dalle dichiarazioni della Iervolino: “Se salta anche la prossima seduta, se non si approva il consuntivo, mi dimetto e andiamo tutti a casa”. Il 24 luglio, mentre si iniziava a discutere il bilancio, Donna Rosetta ha visto al suo fianco solo 29 consiglieri e c’è voluta la santa pazienza di alcuni assessori, e in particolare dei bassoliniani, per convincerla a non dimettersi all’istante. Dopodiché le cronache riferiscono dell’avvio di una verifica chiesta dalla Iervolino. Colloqui che ”stanno andando bene, speriamo che arrivino in porto”, ha commentato il sindaco ieri. La prima verifica da quando è stata rieletta con il 57% dei consensi nella primavera del 2006. Un modo elegante per definire il mercato che si è aperto tra la Iervolino, i suoi fedelissimi, il commissario provinciale del Pd Enrico Morando da un lato, e tre consiglieri comunali del Pd dall’altro. Si chiamano Giovanni Palladino, Diego Venanzoni ed Emilio Montemarano (il figlio dell’ ex assessore regionale alla Sanità), sono i tre ‘assenti ingiustificati’ dell’ultima seduta che da tempo reclamano maggiore visibilità. Traduzione: voce in capitolo nelle nomine all’interno delle società partecipate e il superamento della ‘giunta dei professori’ varata a gennaio, dopo l’esplodere dell’inchiesta Romeo e gli arresti agli assessori “sfrantummati”.

Ed è proprio da qui che bisogna partire per spiegare come si sono formati i nodi sui quali potrebbe impiccarsi il centrosinistra napoletano. Quando la Procura di Napoli fece a pezzi la giunta, la Iervolino si trovò circondata da due fuochi: il segretario provinciale del Pd Luigi Nicolais che chiedeva un radicale rinnovamento e un inequivocabile taglio con il passato (ovvero: via i bassoliniani); e pezzi di maggioranza che invece intravedevano nelle praterie lasciate libere dagli arresti, la possibilità di conquistare un insperato potere.

Il sindaco ne uscì con un miscuglio di innesti di docenti universitari e di conferme di assessori vicini a Bassolino. Un cocktail che scontentò tutti. Scontentò Nicolais, che bollò l’esecutivo come scarsamente innovativo e per protesta si dimise da segretario (con l’antipatica coda delle polemiche sulle registrazioni dei suoi colloqui con la Iervolino) gettando le basi della sua catastrofica sconfitta alle elezioni provinciali. Scontentò pezzi della maggioranza, che non trovarono carne da spolpare. Italia dei Valori ne ha approfittato per prendere le distanze e uscire dalla coalizione. E due consiglieri del Pd, Franco Moxedano e Roberto De Masi, sono passati in altri partiti, rispettivamente Idv e Udc. E fanno opposizione.

Da allora, è un calvario. Non che prima le cose andassero meglio: numero legale saltato 24 volte nelle ultime 92 sedute. Ma ora strappare una maggioranza in aula è una scommessa coi numeri. La Iervolino può contare su 28 voti certi e 3-4 quasi certi su sessantuno. Insomma, è appesa a un filo. Basta una malattia come quella di Salvatore Galiero, assente giustificato per motivi di salute il 24 scorso, sicuramente assente anche domani, per mandare all’aria delibere, progetti, bilanci. Se il filo si spezza, sarà la fine di un’amministrazione agonizzante.

Postilla: ma davvero il sindaco si dimetterà? Il pensiero corre all’inverno del 2005, quando arrivata quasi al termine del primo mandato convocò d’urgenza una conferenza stampa per dichiarare al mondo che non si sarebbe ripresentata, stufa degli eccessi di “fuoco amico”. Ciriaco De Mita già festeggiava per l’opportunità di sostituirla con un suo uomo. La Iervolino ci mise poche settimane a cambiare idea, a ricandidarsi, a rivincere. Ma se ora dovesse dimettersi sul serio, riuscirà a farsi rimpiangere?

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